La proposta del Governo Renzi di togliere la TASI, la tassa sulla prima casa, “a tutti” a partire dall’anno prossimo, mi ha sorpreso molto. L’intero PD infatti ha sempre privilegiato l’esenzione della tassa per le fasce più deboli, mantenendola invece per chi questa tassa può tranquillamente pagarla senza intaccare il proprio tenore di vita.
Le ragioni sono da sempre le stesse: è una tassa difficile da evadere e quindi non agevola gli evasori una tassazione sulla casa esiste in tutta Europa è una tassa che privilegia il sistema federale e della sussidiarietà, visto che fa capo ai Comuni consente ai Comuni di far fronte ai servizi essenziali per i suoi cittadini e infine il PD ha sempre ritenuto ingiusto e sbagliato che un attico in Centro fosse esentato nello stesso modo in cui è esentato un monolocale in periferia.
La proposta avanzata da più parti, e anche dalla cosiddetta Minoranza del PD, è la stessa proposta a suo tempo dall’intero PD a Berlusconi, e cioè l’esenzione della tassa per le fasce più deboli e il suo mantenimento per quelle più benestanti.
Così facendo si verrebbero a risparmiare circa 2,5 miliardi (a fronte dei 4,5 miliardi di spesa previsti per la totale abolizione) che potrebbero essere aggiunti per far fronte all’emergenza della povertà che il Governo dovrebbe affrontare al più presto con un consistente pacchetto di contributi e non, spero, con le briciole.
Si raggiungerebbero così almeno due obiettivi:
- la diminuzione della disuguaglianze e di quella forbice tra poveri e ricchi che in questi anni si è allargata anche per effetto della crisi
- un indubbio contributo per la rimessa in moto dei consumi, poiché i 2,5 miliardi sulla povertà verrebbero spesi immediatamente, mentre i 2,5 miliardi che rimarrebbero nell’ipotesi governativa nelle tasche di chi non ha problemi di reddito, non necessariamente verrebbero spesi.
Anzi le tesi economiche stimano che diventerebbero molto più probabilmente risparmio e quindi rendita perché, come dice spesso Floris per semplificare, chi mangia già abbondantemente mezzogiorno e sera non sente il bisogno di mangiare anche di pomeriggio.
Ecco, è per queste ragioni che io che posso pagare la tassa sulla prima casa, sono abbastanza “in carne” e quindi sarebbe meglio che non mangiassi anche il pomeriggio, vorrei continuare a pagarla questa tassa.
E lo farei anche volentieri, se sapessi di poter contribuire a dare un minimo di beneficio a coloro che hanno difficoltà a mettere in tavola un pranzo e una cena decenti, specialmente bambini e anziani.
Se poi questa decisione fosse condivisa e portata avanti anche da tutto il PD (Direzione Nazionale, Assemblea Nazionale e magari tutti noi, chiamati almeno una volta a decidere nel merito delle questioni mai previste da nessun programma), la cosa mi farebbe ancora più piacere, perché significherebbe che i valori non possono e devono essere rottamati mai.
Report