Uno sguardo diverso su quanto sta succedendo. Il tema dei migranti è talmente grave, talmente difficile da risolvere, se non cediamo alle proposte farneticanti di Maroni e Salvini, che occorre uno sforzo in più per farsi una ragione di questo “esodo biblico”.
Nel contingente non c’è altro che insistere sulla UE perché gli altri Paesi ci aiutino nell’accoglienza, o pensare ad un parziale rimpatrio dei migranti, difficile comunque da attuare, oltre che pesante sul piano umano.
Tanto per cominciare è vero che, rispetto alla popolazione, Francia, Germania e altri stati, abbiano percentuali ben maggiori delle nostre, ma a noi stanno arrivando tutti assieme, a decine di migliaia al mese, mentre per gli altri è stato un processo più graduale.
Ma chiediamoci perché questo avviene. Chi si imbarca in queste avventure scappa dalle guerre. Ma molti scappano semplicemente dalla fame, dall’indigenza.
Vorrei cominciare da un articolo apparso su “Avvenire” nel maggio di quest’anno.
Il titolo “Coltivazioni che fanno scappare”, e più oltre “ rapina delle terre”, “land grabbing” fa già capire quale sia il problema.
Molte sono le zone colpite, ma è l’Africa che paga il prezzo più caro.
Oltre 50 milioni di ettari (le dimensioni della Francia) sono stati sottratti alle popolazioni di Camerun, Congo, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Niger,
Senegal, Togo, Benin, Burkina Faso, Liberia, Uganda. Intere popolazioni “colpevoli” di abitare in terre acquistate da investitori stranieri, e che poi cercano la fortuna sui barconi nel Mediterraneo.
IL MOTIVO: produzione di olio di palma, biocarburanti, e altri prodotti per l’industria. L’olio di palma è presente in molti prodotti alimentari, merendine ed altro, che anche noi mangiamo giornalmente. Oltretutto i dietologi dicono che non faccia granché bene. Vedi in allegato un'immagine significativa, tabelle ed un articolo di Massimo Iondini.
Anche l’Italia non è immune da questo fenomeno; siamo secondi in Europa, dopo il Regno Unito, nella politica di “land grabbing”.
Questi argomenti cominciano a farsi sentire da più parti anche attraverso i mass media.
Alcune settimane fa l’on Alessia Mosca, parlamentare europea del PD ha mandato un messaggio.
Sai cosa c’è dentro il tuo cellulare? Con cosa è prodotto e da dove vengono i suoi componenti? Per esempio il ColTan, elemento essenziale per tutti i prodotti tecnologici di grande consumo, che però, insieme a oro, tungsteno e stagno, è uno dei cosiddetti “minerali insanguinati”. Specialmente in Africa - e in Congo, in modo particolare - l’estrazione di questi minerali è alla base di guerre e conflitti che dal 1998 stanno devastando alcune aree del continente e che sono una delle cause dei flussi migratori verso l'Europa.
Questa settimana abbiamo votato una proposta di regolamento, avanzata dalla Commissione, riguardo il commercio di minerali provenienti da zone di conflitto. Questo argomento ha acceso un forte dibattito nell’opinione pubblica di molti Stati europei.
Magari occorrerebbe intervenire su queste politiche per renderle meno penalizzanti per le popolazioni locali.
In una intervista immaginaria, ma non troppo, pubblicata qualche anno fa dal quotidiano Il Riformista, l’Osservatrice dell’Unione Africana, in visita a Lampedusa, ci ha apostrofato così: voi italiani siete al tempo stesso ipocritamente compassionevoli e irrazionalmente spietati.
Compassionevoli perché salviamo i naufraghi dei gommoni, ma poi spietati perché li rinchiudiamo in centri di accoglienza inumani, o non diamo loro il minimo per un’esistenza decente.
Secondo questa esponente, un po’ di lungimiranza dovrebbe impegnarci di più per aiutare lo sviluppo economico e sociale dei Paesi dai quali i migranti provengono.
Continua poi osservando che in Africa non tutti i Paesi sono come il Darfour, la Somalia o l’Eritrea, dilaniati da guerre. Ve ne sono altri nei quali si potrebbe investire per creare iniziative di sviluppo. Non solo ospedali e scuole che pure sono molto importanti, ma anche altre attività produttive.
I migranti che arrivano da noi sono i migliori del loro paese di origine, i più colti, i più intraprendenti. Potrebbero essere le colonne per uno sviluppo economico dell’Africa.
Naturalmente sono politiche che, anche se accettate, richiederanno molto tempo. Ma, anche accantonando il lato umanitario, sarebbe il caso di domandarci se costa di meno agli europei l’accoglienza , o comunque la gestione di questo Flusso Biblico, o investire in attività in Africa che porterebbe gli africani a vivere un po’ meglio nelle loro terre , ed a non riversarsi su di noi, per una vita che, a loro sembra migliore, ma che in realtà è fatta di cattiva accoglienza e di marginalizzazione.
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