A volte si lavora, ci si affanna, si investe tempo e intelligenza per niente. Spesso si ha questa sensazione quando si ha a che fare con le trasformazioni delle Istituzioni. A volte invece si può essere capaci di non cedere per trent’anni e, quando ormai niente fa pensare che le cose siano possibili, si ottiene il risultato.
Monzesi e Brianzoli sono stati capaci di non cedere, resistere e convincere. Ci sono voluti 35 anni (non 30…) per fare capire al Ministero dell’Istruzione che Monza e la Brianza - uno dei territori italiani con le più alte percentuali nel rapporto scuole/popolazione - meritavano, avevano bisogno, dovevano essere tutelate con una rappresentanza adeguata dei vertici dell’organizzazione scolastica sul loro territorio.
L’inizio risale infatti a 35 anni fa, quando il presidente del Distretto Scolastico di allora, Ennio Muraro (30.000 firme raccolte in pochi giorni), e l’Assessore Gigi Caregnato avevano formalizzato la prima richiesta. Col tempo, in forme diverse, era stato insediato a Monza un ufficio di rappresentanza della scuola a livello brianzolo, ma mai con le funzioni che l’allora Provveditorato aveva.
Si chiamava “Provveditorato agli Studi”, poi Ufficio Scolastico Territoriale, poi Ambito Territoriale: i cambiamenti in trentacinque anni sono stati molti, ma la sostanza non cambia. La Scuola Italiana ha una struttura organizzativa semplice: Ministero, Direzioni Regionali, Ambiti Territoriali (di solito uno per Provincia), le singole Scuole con la loro Autonomia e le loro responsabilità quotidiane. Gli Ambiti Territoriali hanno una importanza notevole nella gestione e nella assegnazione degli insegnanti, nel sostenere le necessità delle scuole, nel garantire i corretti rapporti fra le diverse parti che compongono la scuola.
In piena crisi economica e in una fase di incognita sul presente e sul futuro delle Province poteva essere gioco facile per Roma e anche per le Regioni sottovalutare o sottostimare le necessità organizzative di un importante servizio pubblico come la scuola.
E così, non più tardi di Settembre 2014, qualcuno correva fra Milano e Roma cercando di spiegare che, in nome del risparmio, fondere l’organizzazione scolastica di Milano e Monza sarebbe stato un passo obbligatorio. Peccato che così facendo circa 500.000 studenti dei più di 1.400.000 studenti di tutta la Lombardia sarebbero stati gestiti da un unicoUfficio milanese.
Traducendo: più di un terzo degli alunni di tutta la Lombardia assegnati a un unico Ufficio, meno di due terzi dei restanti alunni assegnati a 8-9 Uffici. Non poteva reggere.
C’è voluto molto: la caparbia costanza di due sindacati (CGIL e CISL), la tenacia delle amministrazioni locali (in particolare la Provincia di Monza e Brianza e il Comune di Monza, che hanno sempre garantito il supporto organizzativo, a partire dalla sede necessaria agli uffici), la disponibilità di alcuni parlamentari, una nuova capacità di ascolto offerta dal Ministero, la disponibilità della nuova Dirigente regionale della scuola, che ha dimostrato capacità di visione organizzativa e conoscenza delle esigenze funzionali della scuola, una seria e ponderata lettera dei Dirigenti scolastici di tutta la Brianza, il paziente lavoro di tessitura di persone che non amano le prime pagine dei giornali ma il lavoro quotidiano di documentazione e riflessione.
E così ciò che a settembre 2014 sembrava irrimediabilmente perso a dicembre è stato finalmente ottenuto.
Ora si tratta di completare alcuni passaggi burocratici e informatici: ma la certezza di un presidio ufficiale nel territorio è una garanzia in più per il buon funzionamento di un sistema scolastico che a Monza e in tutta la Brianza ha una grande diffusione e un grande spessore.
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