In questo mese il Pd della Lombardia ha attivato un percorso di discussione riguardo all’idea di partito e quali saranno le modalità democratiche e organizzative necessarie per il futuro. Il Pd monzese ha convocato due Assembleee cittadine con un lavoro di gruppi per permettere il massimo dei contributi sia sulle questioni generali che locali. Di questo importante lavoro riporteremo una sintesi nei prossimi articoli del sito.
Questa volta ospitiamo due contributi di componenti del Circolo 2 (Ennio Muraro e Maurizio Montanari) che, pur partendo da una analisi comune, individuano una diversa prospettiva sul ruolo degli iscritti e degli elettori delle primarie. Ecco di seguito i due contributi
Ennio Muraro
Un documento così importante, che a partire dalla Lombardia dovrebbe influenzare la politica nazionale del nostro partito, va anzitutto elogiato perché si tratta di un’ iniziativa notevole e coraggiosa. Nulla di meglio che, in un momento come questo, di successi elettorali da un lato, e di tensioni interne dall'altro , che affrontare a cuore aperto il tema della struttura , ma anche dell'anima del nostro partito
Impegno forte e pesante. Meritevole anche perché si vuole coinvolgere la base.
Purtroppo i tempi a disposizione sono ristretti, ed il documento spazia su tutto lo scibile, mettendo in discussione addirittura la missione del partito.
La revisione dello statuto a tutti i livelli, troppo verticistico e più adatto ad un partito di tre milioni di iscritti, e dei relativi regolamenti, non può essere che la conseguenza delle discussioni sugli elementi fondanti.
Osservazioni
Anzitutto va detto che non ci sono noti dati importanti come: il n° di iscritti a livello nazionale, regionale, provinciale; la composizione per età; quanti nuovi iscritti e quanti abbandoni, ecc..
In mancanza utilizzo i dati di Monza, con la sensazione che non siano di molto dissimili, per composizione, da quelli di altri livelli.
Detto questo osservo che:
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seguendo un approccio pragmatico, il numero degli iscritti è diventato così esiguo rispetto alle altre forme di partecipazione che riguardano il partito, da porre subito, prima di altre, la domanda sulla forma di partito stesso. Prendiamo il caso di Monza: abbiamo poco più di 300 iscritti; alle ultime primarie del Pd hanno votato oltre 6000 simpatizzanti; alle ultime elezioni il PD a Monza ha raccolto 20000 voti.
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Dunque gli iscritti rappresentano circa l’ 1,5% dei votanti e circa il 5% di chi è venuto alle primarie. I dati nazionali ( siamo a quota 250.000 ? ) non stanno molto meglio. Quindi, l’1,5% a Monza, e poco più agli altri livelli, fino al nazionale, è la base che nomina, con i congressi ecc. i rappresentanti a tutti i livelli ( assemblee, esecutivi,segretari cittadini, provinciali, regionali ecc. ) Solo da un po’ di tempo nominiamo il segretario nazionale con le primarie Se poi analizziamo la composizione degli iscritti ( a Monza) notiamo che quasi il 60% ha più di 60 anni, e il 30% più di 70 anni. Senza voler introdurre riferimenti personali, sono nell’insieme quelli che provengono dai vecchi partiti di origine. Molti, data l’età, non partecipano neanche alle assemblee degli iscritti, o ai circoli. Non credo che altrove sia molto meglio.
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Risultato: tutta o quasi la struttura del partito – ad eccezione da poco del segretario nazionale – si fonda su queste basi. E’ vero che, sempre prendendo l’esperienza monzese, poi ci sono quegli 80 – 100 che mandano avanti la baracca. Ma come si forma questo gruppo?
E che garanzia abbiamo che questi rappresentino il partito, così come viene concepito
dall’elettorato, in base ai suoi programmi, alla sua visione politica, nella quale
riconoscersi e dargli la fiducia?
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esiste poi un problema: grazie anche alla propaganda berlusconiana ( i politici che sono faniguttoni ) ed al comportamento censurabile di alcuni ( purtroppo anche nel nostro partito), la figura del politico gode di cattiva fama. E quelli che, come noi, fanno politica solo per passione, non vengono creduti. Questo contribuisce a tenere lontana la gente dal prendere la tessera di un partito. Così, mentre da un lato siamo diventati il primo partito italiano, e l’unico degno di questo nome, dall’altro, anno dopo anno, perdiamo iscritti.
Come uscirne ?
- Occorre anzitutto rivalutare la figura di quelli che vengono alle primarie. Occorre instaurare un registro in modo serio. Come negli USA. Le strutture regionali e nazionali dovrebbero avere già gli elenchi dei nomi di chi ha votato alle primarie fin’ora. Occorre una campagna, magari in prossimità di una prossima consultazione, per chiedere a quelle persone di confermare la loro volontà di essere nel registro, o meno.
- Dopodiché, anche usando nei seggi gli strumenti informatici, ormai molto diffusi, consultare l’elenco prima di concedere la scheda per votare. A Monza siamo già avanti con questa organizzazione.
- Il terzo passaggio è quello di convincere una parte di questi a partecipare alla vita del partito, e per alcuni di tesserarsi. Non vedo altra possibilità per aumentare i tesserati che questa.
- Per un impegno di solo affiancamento, possono esser utili incarichi su problemi locali.
- Non possiamo certo buttare a mare il nucleo ( gli 80 – 100 ) che sono il nocciolo operante, ma se non riusciamo ad arricchirci di almeno altrettanti nuovi, preferibilmente giovani, rischiamo, anno dopo anno, di andare in esaurimento.
Per le altre domande del documento –peraltro ben redatto – mi limito ad alcune considerazioni, con l’intento di tornarci sopra nei nostri incontri.
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è chiaro che io sono per estendere le primarie alle decisioni più importanti. Pensiamo ad es. se viene votato l’Italicum. L’unico modo perché i candidati dei collegi non vengano scelti a tavolino dalle segreteria dei partiti sono le primarie. Certo la cosa va regolamentata seriamente. Un registro degli iscritti alle primarie, ben gestito ai vari livelli, è la premessa necessaria. Questo ci protegge da eventuali inclusioni indesiderate, e “lega“ in qualche modo l’elettore. E’ un vincolo al partito meno stringente della tessera, ma tutto sommato accettabile, vista una certa “fedelta” di chi si presenta a votare.
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Quanto alla prima domanda del testo di Virtuani, la mia idea di partito è che abbia una forte idea di paese e di società. Per far questo si deve partire dal presupposto che governare un Paese, e conseguentemente tendere a realizzare quell’idea, significa dialogare e comunque interloquire con tutte le forze economiche e sociali che lo compongono. Non potrebbe sussistere un governo che tenga conto solo degli interessi di una categoria di persone – ad es. dei lavoratori dipendenti – e non degli artigiani, industriali, commercianti, ecc. ecc.. In questo senso va tenuta nettamente distinta l’azione dei sindacati da quella del partito. Certo il PD, partito di centro-sinistra, avrà particolarmente cura dei più deboli, ma per governare, l’orizzonte deve essere più vasto.
Maurizio Montanari
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Visto il poco tempo a disposizione, propongo di non preparare un documento organico ma di concentrarci su pochi punti fondamentali.
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Lo Statuto nazionale appare ancora valido nei principi ma con ampi margini di miglioramento nella sua attuazione
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Io mi limiterò al punto del "rapporto iscritti / elettori"
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L'attuale rapporto monzese tra iscritti (circa 350) / partecipanti alle primarie (circa 6.000) / elettori (dai 20.000 ai 27.000) non deve, a mio avviso, trarre in inganno. Non dobbiamo, cioè, pensare che il partito potrebbe sopravvivere nel medio periodo se il numero degli iscritti scendesse sotto una certa soglia. E' infatti tra gli iscritti che troviamo quei "militanti attivi" che consentono di animare la vita interna del partito e di svolgere le funzioni vitali di supporto alla propaganda elettorale e di organizzazione delle iniziative pubbliche. Occorre, quindi, a mio avviso, valorizzare il ruolo degli iscritti e provare di aumentarne il numero.
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Nei diritti degli iscritti (Capo I Articolo 2 punto 5) lo Statuto nazionale recita: "partecipare alla formazione della proposta politica del partito e alla sua attuazione". Per conciliare la valorizzazione degli iscritti con la necessità di mantenere e aumentare il livello di apertura del partito verso l'esterno, penso che un ruolo importante potrebbero averlo le nuove tecnologie informatiche . Nel Capo I Articolo 1 punto 9 lo Statuto nazionale recita " Il Partito Democratico assicura un Sistema informativo per la partecipazione basato sulle tecnologie telematiche adeguato a favorire il dibattito interno e a far circolare rapidamente tutte le informazioni necessarie a tale scopo. Il Sistema informativo per la partecipazione consente ad elettori ed iscritti, tramite l’accesso alla rete internet, di essere informati, di partecipare al dibattito interno e di fare proposte."
Propongo la creazione di 1 Circolo on-line in cui inserire, come iscritti a tutti gli effetti, tutti coloro che non frequenterebbero mai un circolo territoriale.
Inoltre propongo l'adozione di una piattaforma informatica come quella adottata dal PD di Bologna, denominata "Instant PD".
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