Lo dice Gaber in una vecchia canzone ed è del tutto condivisibile, specialmente in questi tempi in cui gli spazi di partecipazione dei cittadini alle scelte politiche del nostro Paese, che si manifestano anche attraverso le elezioni di nostri rappresentanti, si vanno man mano riducendo. Sono del tutto condivisibili quindi da parte mia, due importanti interventi in tema di riforme elettorali dei due costituzionalisti Michele Ainis e Alessandro Pace, comparsi in questi giorni rispettivamente sul "Corriere della Sera" e sul "Fatto Quotidiano".
Non sono una rosicona, né una "gufa", non voglio (e anche se lo volessi non potrei) rallentare alcuna riforma, (anzi da tempo mi batto perché le cose cambino, e in meglio), non ci guadagno niente e non ho nulla da perdere non essendo parlamentare, ma questa nuova legge elettorale denominata Italicum e questa riforma del Senato, più le conosco e meno mi piacciono.
Non mi piacciono le liste bloccate (lo avevamo detto un secolo fa, ve lo ricordate, e allora eravamo tutti d'accordo: "mai più liste bloccate"), non mi piacciono le candidature plurime, né un premio di maggioranza del 15% a fronte di un risultato elettorale del 37%, né le soglie di ingresso diverse e troppo elevate che non consentono una reale rappresentanza delle forze politiche in campo, e se a questo aggiungiamo una riforma del Senato che prevede la non elezione diretta dei suoi componenti da parte dei cittadini, e una sorta di dopolavoro per consiglieri regionali e sindaci, credo che tutto ciò sia davvero troppo.
Alla luce di questo "combinato disposto" tra Camera e Senato (come lo chiamano ora, un po' in ritardo, diversi nostri rappresentanti del PD finora troppo silenti e consenzienti), è stato rilevato che un partito del 25%, con l'aggiunta di qualche altro partitino (che non sarebbe comunque rappresentato in Parlamento a causa delle soglie troppo alte, ma ai quali bisognerà pur dare qualche contentino in termini di posti), potrà aggiudicarsi la Maggioranza della Camera.
Non solo, basterebbero solo 26 senatori perché la Maggioranza della Camera si aggiudichi, a Camere congiunte (366 voti), anche l'elezione del Presidentedella Repubblica e, dulcis in fundo, anche i giudici della Corte Costituzionale. Ma poiché al peggio sembra non esserci fine, ecco arrivare dalla Commissione Affari Costituzionali "lo scippo del Referendum" (come sostiene Ainis), perché d'ora in poi le firme per poter indire un Referendum vengono innalzate da 500.000 a 800.000 e quelle per presentare un "disegno di legge di iniziativa popolare", vengono quintuplicate (da 50.000 a 250.000).
Un bel colpetto, con buona pace del PD, dei nostri rappresentanti nazionali e del detto di Gaber.
Infine è di ieri la notizia che il ministro Boschi avrebbe aperto la strada al Presidenzialismo, del quale si dovrebbe discutere dopo la legge elettorale e la riforma del Senato. Ma siamo proprio sicuri che quella sia la strada giusta, ma soprattutto siamo proprio sicuri che il Governo e il PD siano autorizzati a portare avanti la trasformazione della nostra Repubblica da Parlamentare a Presidenziale, e chi li avrebbe autorizzati ? Spero che un moto di dignità e di orgoglio scuota chi dovrà decidere per noi tutti e, sia l'Italicum sia la riforma del Senato, possano essere migliorati.
Forse non è troppo tardi, ma la condizione è che si abbia il coraggio di uscire da questa "palude", una palude di consensi troppo miopi e troppo acritici per essere tutti veri e disinteressati.
Per quanto riguarda poi le “anticipazioni” del ministro Boschi, spero si senta in obbligo di chiarire la sua posizione e quella del Governo. Se così non fosse, forse sarebbe il caso che tutto il PD glielo chiedesse, e non soltanto Chiti e i soliti “rosiconi”.
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