Martedì 6 maggio 2014 il Consiglio Regionale ha approvato la Mozione n.120 dal titolo “Museo e sopraelevate Autodromo di Monza”, presentata dalla Lega Nord, che impegna il Presidente e la Giunta Regionale “a intraprendere adeguate iniziative allo scopo di attivare gli enti competenti per dotare l’Autodromo di un luogo museale collegato alle sopraelevate dell’Autodromo di Monza”.
Avendo saputo un paio di giorni prima del testo della mozione, e disponendo di materiali che illustrano la storia delle famigerate curve, ho fatto pervenire tempestivamente questa documentazione in primo luogo al gruppo consiliare PD in Regione, quindi ai consiglieri del Patto Civico per Ambrosoli e, in via indiretta, al Movimento 5 Stelle.
Mi risulta che questa piccola iniziativa all’insegna della deliberative democracy ha contribuito alla decisione dei consiglieri del Patto Civico Ambrosoli e del Movimento 5 Stelle di votare contro la Mozione della Lega. Il PD ha invece deciso di astenersi. Al di là delle spiegazioni del capogruppo PD circa le ragioni dell’astensione, il dato di fatto è che il PD ha contribuito all’approvazione della mozione. E, a mio parere, sono proprio questi comportamenti sostanzialmente passivi, ambigui e alla fine perdenti, che occorrerebbe “rottamare” nel PD, indipendentemente dalle persone, magari benintenzionate.
La documentazione inviata dimostra infatti chiaramente quanto la pista di alta velocità, di cui le curve sopraelevate fanno parte, abbandonata da oltre 50 anni, sia devastante per il Parco, inutile per l’Autodromo (il Gran Premio di F1 si svolge da sempre sulla pista “storica”), e storicamente negativa per l’immagine stessa dell’Autodromo e dell’Italia, in quanto mal progettata, mal costruita e fallimentare dal punto di vista sportivo ed economico. La sua demolizione consentirebbe il recupero al Parco e al suo uso pubblico quotidiano di ben 60 ettari, senza alcun danno per l’Autodromo e per il Gran premio di F1.
Quanto al Museo dell’Automobile, ben venga: chi potrebbe essere contrario? Ma chi lo propone si rende conto di che cosa dovrebbe essere, e quanto costerebbe partendo da zero, un museo dell’automobile capace di competere con analoghe realtà storicamente affermate in diverse parti del mondo? E che c’entra con le sopraelevate?
Il fatto è che esso fa parte dello stillicidio di proposte casuali che ogni tanto arrivano dall’Autodromo o dai viscerali suoi sostenitori, senza una visione d’insieme lungimirante e sempre regolarmente in sfregio del Parco che lo ospita.
A questi non viene in mente che se l’Autodromo di Monza sopravvive e sopravviverà, sarà anche dovuto al fatto di essere inserito in un ambiente straordinario qual è l’ “Imperial Regio” Parco di Monza. Come potrebbe continuare a vivere il circuito di Montecarlo, se non fosse a Montecarlo?
Da sempre manca per il futuro dell’Autodromo una visione strategica che, al contrario di continuare a violentare il Parco, punti a un proprio sviluppo qualitativo e non quantitativo, e a una sua compatibilità con il capolavoro paesaggistico in cui è inserito.
Eppure le prospettive per una strategia di questo tipo non mancano. Ad esempio, le nuove regole dettate per la Formula 1 sono orientate a minori consumi e rumorosità. Di fronte a questo encomiabile orientamento, non è mancato chi ha sostenuto che senza il rumore, la Formula Uno perde un elemento del suo fascino! Ma a questi conservatori l’attuale leader della gara, Nico Rosberg, oltre a ricordare che le gare sportive servono per migliorare le prestazioni delle auto comuni, ha fatto notare che campioni venerati come Ayton Senna sono ricordati per le loro eccezionali doti professionali e umane, e non per il rumore delle auto che guidavano!
Altro esempio: ha preso il via recentemente il Gran Premio di Formula E, cioè delle auto elettriche, la cui velocità si avvicina sempre più a quella delle“vecchie” auto con motore a scoppio. Sono già una decina le piste coinvolte in questa gara del futuro. Tra queste, Montecarlo, Londra, Pechino, Berlino, Buenos Aires, Los Angeles.
Dov’è l’Autodromo di Monza rispetto a questo futuro? C’è stata solo qualche avvisaglia di possibili iniziative sui carburanti alternativi, naufragata con un progetto misero e casuale, e tanto per cambiare devastante, di un distributore commerciale nel Parco.
Per farla breve: o l’Autodromo e tutto ciò che ruota intorno ad esso saranno capaci di progettare qualcosa in grande, o il declino sarà inarrestabile. La cultura ambiente e la gestione passata e attuale dell’impianto non fanno bene sperare.
Il rischio sta in una agonia prolungata con una sorta di accanimento terapeutico, fatto di iniezioni di denaro pubblico, cioè nostro.
Una prassi, ovviamente, da rottamare.
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