Dopo la conclusione del Congresso e con l’avvento di Matteo Renzi a Segretario prima e Presidente del Consiglio poi, non c’è giorno che non si rilevi “disagi trasversali” nel partito e nei circoli.
Ha ragione Renzi, quando rivendica che le scelte che sta realizzando con il suo Governo (legge elettorale, riforma senato, legge sul lavoro) facevano parte del suo programma delle primarie che ha avuto quasi il 70% del consenso degli elettori del Pd e che sulle singole questioni il Direttivo nazionale ha deciso a stragrande maggioranza il mandato di procedere.
Ha ragione Cuperlo, quando pone il problema di quale partito intendiamo realizzare e con quale ruolo, partecipazione reale e democrazia, se non si vuole che il partito diventi meramente un comitato elettorale e che la concentrazione nella stessa persona di essere Segretario e capo di governo (cosa voluta tra l’altro da Bersani) annullerebbe la funzione autonoma e complementare del partito rispetto alle funzioni istituzionali.
Quello che sta andando in corto circuito: è l’incompatibilità tra una nuova “democrazia diretta” e una più tradizionale “democrazia rappresentativa”.
Una democrazia diretta, che con le primarie, legittima e da mandato agli eletti di procedere e rispondere al mandato della maggioranza degli elettori del partito, con il serio rischio che davvero partito e circoli diventino solo comitati elettorali (come in buona parte già avviene oggi) chiamati ad organizzare campagne elettorali e primarie ai diversi livelli.
Una democrazia rappresentativa, che affida al partito ed ai suoi organismi a tutti i livelli il compito dell’elaborazione e delle decisioni, con il serio rischio di perpetuare la delegittimazione di chi vince le primarie (già avvenuto prima con Veltroni poi con Bersani) e la mancanza di rispetto degli elettori e con la ricostituzione di un partito organizzato per correnti, che nessuno a parole vuole ma che anche oggi pratica e organizza.
Questo “cortocircuito” è evidente a tutti i livelli, faccio due esempi opposti.
Sulle riforme elettorali e istituzionali: il mandato degli elettori che hanno votato Renzi era chiaro! Possibile che assistiamo ancor’oggi a gruppi di senatori e deputati o a singole persone (perdenti alle primarie) che organizzano controproposte e presentano disegni di legge tendenti a sbarrare le scelte fatte dal Congresso nazionale?. Nel contempo Matteo Renzi può pensare di continuare a fare dei Direttivi nazionali un contenitore sbrigativo, chiamato più che a discutere la complessità dei problemi posti a farlo diventare un mero luogo di ratifica delle proposte e decisioni?
A livello locale (ma questo non solo a Monza) quando siamo al governo delle città, nel migliore dei casi (come a Monza) c’è una interlocuzione tra politica e amministratori “tutta interna” nelle “stanze” con criticità e proposte che non sono rese trasparenti e pubbliche rispetto agli elettori che ci hanno votato. Un partito che si chiude in sé stesso e come nel caso della chiusura dei cantieri dell’idee abbandona l’idea di aprirsi a interlocutori “scomodi” ma competenti presenti nella società monzese. Il rischio in definitiva è che quando governiamo noi la sinistra (politica) smetta di esistere! Non è solo un problema di comunicazione o di aver remora di regalare all’opposizione margini di strumentalità ma è il frutto di un vecchio modo di fare politica.
In realtà questi problemi non si pongono da oggi, il congresso non lo ha voluto affrontare e il processo di rimozione e la mancanza di dibattito interno rischiano prima o poi di fare implodere queste contraddizioni e alla lunga di frantumare il partito stesso.
Sono incompatibili i due modelli di democrazia oppure c’è lo spazio e la possibilità di trovare punti di equilibrio tra americanizzazione e burocratizzazione del partito?
Nell’ultimo Direttivo nazionale, Matteo Renzi ha proposto prima dell’estate una Assemblea-Conferenza nazionale su questi temi.
E’ bene che si colga questa occasione per un dibattito esteso e plurale nel partito. Undibattito che eviti però la logica delle tifoserie e delle correnti contrapposte ma che sia invece capace di prendere in mano la complessità dei problemi e ricerchi punti di incontro tra i due modelli, cosa che personalmente ritengo indispensabile.
Lo scopo di questo contributo è appunto quello di voler sollevare il problema e di stimolare un dibattito tra iscritti e simpatizzanti intorno a queste questioni.
Al proposito, ho personalmente qualche idea chiara e molte perplessità che mi piacerebbe e avremo modo (mi auguro) di mettere in comune con voi, se ci sarà lo spazio e la volontà di farlo con le opportunità offerte dal sito, dai circoli, dal partito.
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