Lo scorso 1° marzo il Congresso del Partito dei Socialisti Europei (Pes) ha eletto Martin Schulz (attuale presidente del Parlamento europeo) candidato alla presidenza della commissione Ue per il Pes, dando così il calcio d’inizio alla campagna elettorale per le imminenti elezioni europee. È la prima volta che viene indicato un candidato comune da parte delle forze progressiste europee e che queste elaborano un programma condiviso.
L’obiettivo: mettere al centro della politica europea il lavoro, ma anche ridare vita al sogno degli Stati Uniti d’Europa come luogo dove sviluppo, diritti, pace e giustizia sociale abbiano finalmente cittadinanza.
È anche la prima volta che il Partito democratico entra a pieno titolo nel Partito socialista europeo. Il 27 febbraio scorso, infatti, la Direzione nazionale del Pd ha deciso a larga maggioranza l’adesione al Pes e il Pd vi è stato ufficialmente accolto proprio in occasione del Congresso del Pes appena concluso. Con una conseguenza immediata: il Pes d’ora in poi si chiamerà Pes-Socialists&Democrats, a rappresentare in modo più esteso la grande famiglia dei partiti socialisti, socialdemocratici, laburisti e progressisti dei paesi europei.
L’ingresso del Pd nel Pes chiude una stagione anomala durata parecchi anni nel corso della quale al Parlamento europeo il Pd faceva parte del gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). Questione di nomi? No: vi è una differenza sostanziale. Mentre il Pes è un “partito europeo”, composto dai partiti nazionali appartenenti alla stessa famiglia politica, l’S&D è il gruppo politico cui si “iscrivono” gli eurodeputati eletti da questi partiti nazionali al Parlamento europeo e ne favorisce l’attività in modo strutturato.
Fino alla scorsa settimana l’unico partito italiano a far parte del Pes era il Partito socialista italiano (Psi). Il Pd aveva scelto di non aderirvi poiché, all’atto della sua fondazione, la componente di matrice cattolico-democratica aveva osteggiato l’adesione a una forza politica di matrice socialista. Infatti, prima della nascita del Pd, gli eurodeputati della Margherita appartenevano al gruppo dei liberali Adle.
Dobbiamo riconoscere che la decisione di entrare nel Pes è stata complessa ed è per questo che è stato necessario aggiungere la parola “democratici” anche al Pes, che ora si chiama appunto Pes-Socialists&Democrats (il simbolo resta lo stesso: un quadrato rosso con una virgola in basso). Ma questa adesione ha una forte valenza politica: come si diceva all’inizio, rappresenta il tentativo di spostare la politica dell’Unione su di un livello davvero “europeo”, dove le forze politiche non siano la brutta copia di quelle delle diverse realtà nazionali ma possano rappresentare davvero a livello sovranazionale le istanze, gli interessi e le aspirazioni dei cittadini che si riconoscono in un determinato orientamento.
Vale a dire: la definizione di un’agenda comune.
Senza dimenticare l’importanza di dare una sterzata non solo alla politica economica, ma anche alla politica estera europea, che dopo la caduta del muro di Berlino deve trovare nuovi equilibri geopolitici.
Non è un caso che l’incipit del Manifesto del Pes per le prossime elezioni europee, approvato dal Congresso all'unanimità, sia: “Crediamo fermamente che la Ue debba cambiare”.
Vediamo dunque più da vicino le caratteristiche del Pes.
Il Partito dei Socialisti Europei (PES - Party of European Socialists) è stato fondato nel 1992 e raggruppa i partiti Socialisti, Socialdemocratici e Laburisti che fanno parte dell’Unione europea.
Al suo interno vi sono 32 partiti membri, appartenenti ai 28 stati membri dell’Unione e alla Norvegia.
Gli obiettivi del Pes:
- Rafforzare il movimento socialista e socialdemocratico nell’Unione e nell’Europa più in generale;
- Contribuire alla formazione di una coscienza europea e all’espressione della volontà politica dei cittadini dell’Unione;
- Definire politiche comuni nell’Unione Europea e influenzare le decisioni delle istituzioni europee;
- Condurre la campagna elettorale europea con una strategia e una visibilità comuni, un comune manifesto e un comune candidato alla Presidenza della Commissione Europea, eletto mediante un processo competitivo aperto, trasparente e democratico.
La struttura del Pes
- Il Congresso: si riunisce due volte nell’arco di cinque anni, decide l’orientamento politico del Pes ed elegge il Presidente e il vice-presidente.
- La Direzione (Council): ogni anno, senza un Congresso, contribuisce alla definizione della politica del Pes.
- Il Presidente: guida e rappresenta il partito in tutte le attività quotidiane.
- La Conferenza dei Leader: riunisce da tre a quattro volte l’anno i Primi ministri e il Segretari dei partiti che fanno parte del Pes allo scopo di definire la strategia e di adottare decisioni comuni.
- Il Gruppo di coordinamento: discute pianificazione, preparazione, verifica e finanziamento delle attività del Pes.
- Il Segretariato: assicura il regolare funzionamento del Pes. Ha sede a Brussels.
- I Giovani Socialisti Europei (Young European Socialists – Yes) e le Donne del Pes (Pes Women) sono rispettivamente l’organizzazione dei Giovani e delle Donne all’interno del partito.
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