Due settimane fa ho partecipato all’Assemblea cittadina che ha discusso delle recenti scelte del partito democratico riguardo al cambio del premier e il nuovo governo.
Ad un comprensibile e diffuso disagio presente, aggiungo che per me la cosa più amara che ho dovuto constatare è stato “il clima” che si è respirato negli interventi.
Un Assemblea tra “tifosi” di ”fazioni” contrapposte. Dopo anni ho ri-sentito recuperare “il voi e il noi”, “i traditori e i coerenti”; interventi con linguaggi e toni aggressivi più interessati a giudicare e “imporre” la propria verità piuttosto che rispettare e confrontarsi con le ragioni altrui.
Si è, secondo me, persa l’ occasione di riflettere e di porsi domande per cercare insieme di dare risposte. Il senso di questo mio contributo è proprio questo.
Insediato il Governo Renzi e in parte (spero) superato il comprensibile “malpancismo”, personalmente sono interessato ad inquadrare una discussione che parta da alcuni punti fermi (giusti o sbagliati che siano) e riflettere assieme su alcune domande che non possono essere rimosse e che richiederanno in futuro un serio approfondimento nel partito.
I punti fermi
Primo: al di là delle legittime ragioni passate, oggi che piaccia o no il Governo Renzi c’è. E’ un governo “politico”, di legislatura a guida del nostro Segretario nazionale, che vede il nostro partito come “azionista di maggioranza” della squadra governativa.
L’alternativa alla formazione di questo governo erano solo le elezioni. Elezioni, che con l’attuale sistema elettorale proporzionale ci avrebbe riportato ad una nuova situazione di paralisi e ingovernabilità, non essendoci infatti una maggioranza nel paese e lasciando così aperti tutti i drammatici problemi economici e sociali del nostro paese.
Secondo: non sappiamo se Renzi e il suo Governo sarà in grado di rispondere alle radicali promesse di cambiamento istituzionale e programmatico (lavoro,fisco,giustizia) fatte nel momento dell’insediamento, quello del quale non dovremmo avere dubbi è che il Pd è chiamato a sostenerlo (non acriticamente), con forza e determinazione in Parlamento e nei territori, perché il suo fallimento diventerebbe il fallimento di tutto il partito democratico.
Terzo : c’è nel Pd la necessità di rispettare le regole democratiche che ci siamo dati: più di 1 milione e 800 mila elettori hanno eletto Renzi al Congresso – il Direttivo e i Gruppi parlamentari all’80% hanno deciso di formare un nuovo Governo e di sostenere il nostro leader.
Tutti e tutti livelli si è chiamati ad esserne conseguenti, lasciando da parte “posizione di rendita” date dalle primarie, contrapposizioni correntizie che mirano a logorare Governo e partito sin dall’inizio del suo operato. Dietro l’angolo c’è il rischio altrimenti di un altro “suicidio politico” del Pd che può restituire alla destra e ai populismo il governo del paese per altri venti anni.
Alcune domande
In questo quadro è innegabile che la nuova situazione è complessa, che i rischi che corriamo sono molti e che esistono tra di noi posizioni legittimamente diverse che invito a confrontarsi tra loro La prima cosa da fare mi sembra quella di porsi delle domande, qui ne indicano alcune che riguardano Renzi, il Governo e il partito.
Domande sul nuovo governo
Il passaggio e la differenza da un Governo Letta (governo di larghe intese e di servizio al paese) a l Governo Renzi (governo politico e “costitutivo” a forte responsabilità Pd) è evidente ma tuttavia c’è in comune lo stesso schieramento (dopo la diaspora di Berlusconi)
Per quali motivi, la sostituzione di Letta con Renzi, dovrebbe di per sé permettere la realizzazione di parte degli obiettivi prioritari che il Pd si è dato?
Come sarà possibile mantenere le grandi promesse fatte da Renzi riguardo in particolare: le riforme elettorali e istituzionali, i tagli fiscali e al costo del lavoro, il sostegno alle imprese, il rilancio della scuola…in una situazione nella quale permane una fase di crisi e debole ripresa, i vincoli di bilancio el patto di stabilità da rispettare, mancanza di risorse adeguate.
Sarà possibile o no decidere e realizzare mediazioni positive per il Pd, in uno schieramento disomogeneo, su questioni che in passato ci hanno visto su posizioni diverse, come immigrazione, scuola,diritti,giustizia sociale?
Domande sul partito e la democrazia
Le primarie.
Milioni di elettori hanno nel tempo individuato per il Pd i propri leader: Prodi,Veltroni,Bersani, Renzi… salvo poi “puntualmente”: svuotare e logorare il mandato e il potere dato dagli elettori dall’interno del partito e vanificando le primarie e l’esercizio di democrazia esercitato. La stessa cosa potrebbe verificarsi con Renzi? E se sì, che senso avrebbe continuare a svolgerle le primarie? E ancora (vedi primarie regionali) ha senso fare le primarie per ogni livello territoriale, sempre e comunque?
Il nostro statuto prevede la possibilità del doppio ruolo (segretario-premier) e per la prima volta con Renzi questo sta accadendo: sono conciliabili le due funzioni nella relazione di autonomia partito-governo? E se sì come si riuscirà a conciliare le due necessità: far funzionare il governo e il partito a tutti livelli rispettando il risultato delle primarie?
Primarie e democrazia rappresentativa
Nel Pd, in questi anni, coesistono due modelli di democrazia: una “diretta, con l’elezione da parte degli elettori con le primarie, che dovrebbero dare legittimità e ampie deleghe e poteri per essere esercitati soprattutto in una stagione che richiede grande velocità e autonomia di decisioni quotidiane. Una democrazia “rappresentativa” con organismi territoriali eletti (circoli,assemblee) e nazionali (direttivo,assemblea) che chiedono giustamente di contare e partecipare nei processi decisionali.
Questi due modelli (democrazia diretta e rappresentativa) possono stare insieme e come? oppure vanno in “corto circuito tra di loro” e questo nodo va sciolto?
Infine, da anni e in particolare dopo la vicenda dei “101”, tutti nel Pd hanno sostenuto che le correnti e le sottocorrenti sono uno dei più grossi mali della politica , salvo poi dopo le primarie, trovarsi con i “renziani”, i “cuperliani”, i ”civatiani”.
E’ giusto che sia così? perché è legittimo affermare e organizzare le cosidette diverse “sensibilità” oppure un partito di “correnti” risponde ad un vecchio modello politico e operativo da “prima repubblica” destinato a mantenere “cordate” , contrapposizioni e lottizzazioni interne ed esterne?
Pur avendo mie convinzioni e alcuni pensieri riguardo alle domande poste ho volutamente scelto di non entrare su singoli e attuali avvenimenti particolari ma ho cercato di indicare quadri di riferimento e domande che meritano una riflessione approfondita e un confronto argomentato e ampio, così come mi auguro avvenga nei lettori e nel Pd anche attraverso questo contributo.
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