A sua insaputa, ed è un peccato perché lui è uno stimato sondaggista, mai sopra le righe, Nando Pagnoncelli ha dichiarato al Corriere che le primarie si sono usurate. Il peccato è duplice.
Il primo è terminologico: l’elezione del Segretario di un partito non è mai una primaria. E’ un’elezione, allargata quanto si vuole e quanto si spera, ovvero molto, ma di per sé non conduce affatto ad un’altra carica, meno che mai nelle istituzioni. Sarebbe anche ora di finirla di manipolare il linguaggio. Si rischia che il segretario neo-eletto pensi di essere automaticamente il candidato del PD a Palazzo Chigi oppure di un’eventuale coalizione costruita dal PD. Invece, no, anche perché non è stato così la volta scorsa e i precedenti contano. Il secondo peccato di Pagnoncelli è di travolgere, a fronte di un esito numerico che lui ritiene annunciato, ovvero meno votanti dell’anno scorso (che furono, invece, primarie vere), tutte le primarie prossime venture per sindaci, presidenti di provincia, presidenti di Regioni (se saranno ancora in vita dopo la valanga non più episodica di clamorosi scandali) e, last, ma nient’affatto least, per i parlamentari.
Se Pagnoncelli e con lui molti altri commentatori e giornalisti cominciassero a riflettere su tutti i compiti possibili che le primarie svolgono, allora il loro malposto e fuorviante giudizio negativo verrebbe rapidamente ridimensionato. Potrei anche rimandare tutti a leggersi alcuni dei molti libri che sono stati pubblicati, ad esempio, in materia delle più di cinquecento (sì, avete letto bene: 500) primarie comunali fin qui svoltesi. Mi limiterò, invece, a mettere in rilievo quelli che mi paiono gli effetti positivi delle primarie, di tutte le primarie. Primo, dimostrano che dentro e intorno al Partito Democratico esistono davvero persone che, per dirla in politichese, sono “risorse”, disponibili a mettersi in campo, ciascuna con la sua biografia politica e la sua professionalità. Secondo, consentono di valutare che moltissimi elettori (quand’anche fossero “soltanto”un milione e mezzo quelli dell’8 dicembre, sarebbero circa quattro volte gli iscritti, più o meno consapevoli e volontari …) sono interessati a partecipare e desiderano contare, incidere sulla scelta. Terzo, le primarie sono, non un esercizio (ginnico) di democrazia. Sono un evento democratico nel quale il popolo (demos) esprime il suo potere (kratos).
Si possono criticare le modalità, certamente tutte ancora perfezionabili, con le quali si tengono le elezioni primarie. E’ semplicemente sbagliato denigrare le primarie in sé. Le primarie fatte bene, lo abbiamo già variamente scritto, sulla base delle nostre ricerche e di un costante monitoraggio, Luciano Fasano, Marco Valbruzzi, Fulvio Venturino ed io stesso, fanno bene al Partito Democratico, alla politica, alla democrazia. Chi non andrà a votare non si comporta da adulto, ma da fanciullino furbetto (e, forse, vendicativo).
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