La Sias, concessionaria dell'Autodromo, sta elaborando un progetto di restauro delle fatiscenticurve sopraelevate del rudere denominato “catino di alta velocità” che, abbandonato da oltre 50 anni, deturpa 60 ettari del Parco
Secondo la convenzione firmata dall'ex Sindaco Mariani, la Sias dovrebbe realizzare questo restauro entro il mese di luglio del 2014. Se non riuscirà a rispettare la scadenza dovrà pagare mille euro per ogni giorno di ritardo.
Nessun problema: una volta presentato il progetto, magari con la prospettiva allettante di inserirlo tra le “realizzazioni“ dell'Expo 2015, potrà agevolmente ottenere dalla Regione un finanziamento adeguato anche a compensare l'eventuale mora.
Naturalmente il tutto sarà accompagnato da una massiccia campagna di disinformazione, Chi oserà obiettare qualcosa, verrà additato come appartenente alla categoria di quelli che sanno dire solo “no”, e soprattutto dei nemici dell'Autodromo.
In questa prospettiva credo sia opportuno, soprattutto da parte della coalizione che regge il Comune di Monza (su quella del Comune di Milano, storicamente assenteista ed esposto alla lobby dell'Automobile Club di Milano, c'è poco da contare) giocare d'anticipo. Ma sulla base di una informazione corretta, che cerco di riassumere qui di seguito.
- Le curve sopraelevate fanno parte del cosiddetto “catino di alta velocità”, abbandonato da decenni, che non interferisce in alcun modo con la pista storica su cui da sempre si svolge, e si svolgerà, il Gran Premio di Formula1.
- Questo rudere separa dal resto del Parco circa 60 ettari, senza alcuna giustificazione accettabile, con un danno ambientale e paesaggistico incalcolabile.
- La storia di questo catino (è stato costruito nel 1922 e, presto abbandonato, rifatto nel 1955) è una storia di fallimenti, che hanno causato gravi danni al prestigio dell’Autodromo di Monza, oltre che ingenti sprechi di risorse economiche. Come recita il proverbio, errare è umano, perseverare diabolico. Un terzo tentativo di rilancio sarebbe davvero arcidiabolico!
- In particolare, le curve sopraelevate si sono subito rivelate mal progettate (arretrate rispetto all’evoluzione delle tecnologie delle auto da corsa), e peggio realizzate. Al punto che i piloti si rifiutarono di percorrerle, dando il colpo di grazia definitivo all'intero impianto.
- Da sempre studiosi del complesso storico Villa e Parco di Monza, architetti del paesaggio, urbanisti hanno raccomandato la demolizione del catino e prima di tutto delle sopraelevate, perché spezzano l’asse portante del disegno del Parco, il Viale Mirabello. Lo prevedeva il Piano Intercomunale milanese, il piano regolatore proposto da Leonardo Benevolo, lo studio di restauro del Parco di Annalisa Calcagno. Lo prevede ancora il vigente Piano del Consorzio della Valle del Lambro. Anche la precedente convenzione con la Sias ne prevedeva la demolizione.
- Con un classico colpo di mano l'ex sindaco Marco Mariani, appena insediato, contro ogni precedente orientamento, firmò una convenzione, quella vigente, che prevede il restauro delle curve sopraelevate, con una penalità per il concessionario, in caso di mancata esecuzione entro 5 anni dalla firma (a quanto pare, a luglio del 2014), di 1000 euro per ogni giorno di ritardo.
- Sembra quindi doveroso, da parte della presente amministrazione, “rimettere le cose al loro giusto posto”, in primo luogo esigendo (o concedendo?) la cancellazione di quell’obbligo. Cosa che potrebbe essere fatta con un semplice tratto di penna, senza danno per il concessionario, che verrebbe anzi alleviato dall’obbligo del restauro e dalle relative penali.
- Si dovrebbe quindi programmare, anche in sede della revisione in corso del Piano di Governo del Territorio di Monza, la totale demolizione del catino. Sul piano operativo, si dovrebbe iniziare con l'eliminazione, entro i termini dell'Expo 2015, della curva sopraelevata sud, che consentirebbe il recupero al Parco della maggior parte del Viale Mirabello e delle aree circostanti. Questa sì che sarebbe un grande restauro da inaugurare nel quadro dell'esposizione internazionale!
Credo che tutto ciò vada deciso e fatto quanto prima, con una corretta, ampia e tempestiva informazione della cittadinanza, senza aspettare che il problema esploda in un’orgia di disinformazione che punterà a confondere l’opinione pubblica, presentando il problema come un attacco alle sorti dell’Autodromo e del Gran Premio di F1.
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