Il risultato del referendum era scontato e di questo ne abbiamo parlato molte volte. Si sono sprecati milioni di euro che potevano essere investiti altrove per avere un responso scontato, in entrambe le regioni. In Veneto la richiesta di una maggiore autonomia è fortemente sentita da tempo anche perché la Regione è stretta a Nord e ad Est dalle due Regioni Autonome a statuto speciale Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Il governatore Zaia è da sempre stato molto attento all’ascolto delle esigenze dei cittadini che lo appoggiano e lo seguono in maniera significativa. In Lombardia, il Referendum è forse stato usato più come traino elettorale in vista delle regionali.
Ma se vogliamo analizzare quanto emerso, è evidente che dal risultato emerge una Lombardia a due velocità.
Una Milano che, come in tutte le ultime tornate elettorali e referendarie, si allinea ai contesti delle grandi capitali europee, sente meno le difficoltà economiche e i problemi di occupazione, che ha uno dei maggiori livelli di reddito pro-capite, è cosmopolita ed è proiettata verso il futuro. Una città che ora è anche accogliente verso il turista; una città smart, come si dice adesso, con diffusione del coworking, della banda larga, con una varietà di offerta nel servizio pubblico di mobilità. In questo contesto una percentuale bassa di affluenza si può interpretare con un minor sentire quello che è già, che si sta già realizzando. Milano è già autonoma a prescindere.
Poi se vogliamo pensare alle prossime elezioni regionali ci dobbiamo ricordare di quanto siano importanti l’ascolto e le istanze di tutta la Lombardia, dove vivono circa 10 milioni di persone. La Lombardia non è solo Milano e abbiamo visto nei risultati del referendum che c’è una forte richiesta di autonomia nelle zone meno prospere e messe in difficoltà dal cambiamento dei meccanismi economici in atto. Come pure nelle zone montuose e di confine dove la diffidenza verso il governo centrale resta sempre alta. Solo per fare un esempio, chi ha avuto modo di parlare con le persone delle valli della Bergamasca e della Valtellina si è accorto come sia difficile per loro immaginare che da Roma possano essere sensibili ai temi dell’innevamento, dei pascoli alpini o della produzione del latte.
Su questo il nostro partito deve imparare ad ASCOLTARE, ed è soprattutto NOSTRO dovere, più che di altre forze politiche, essere capaci di dare risposte differenziate a esigenze differenziate, pur con una visione coerente a livello nazionale. Ci sono tematiche che possono essere trattate con maggiore efficienza dalle singole Regioni e dobbiamo ora, insieme ai cittadini, individuare quanto è più urgente e sentito e impegnarci per portare avanti le istanze di autonomia sui temi definiti, con un orizzonte temporale adeguato e con la massima serenità. D’altronde è proprio stato un governo di centro sinistra nel 2001 a varare la riforma per una maggiore autonomia delle Regioni.
I nostri consiglieri regionali hanno già lavorato a lungo sugli argomenti che possono essere proposti in senso di maggiore autonomia e il percorso di ascolto verso le Regionali del 2018 già avviato da tempo dal PD Lombardo e da Giorgio Gori tramite i comitati xGori si collocano perfettamente in questo contesto. Fare politica significa anche cogliere i segni del tempo in cui si sta vivendo cercando di governare le aspettative delle persone.
Il segretario PD Monza
Alberto Pilotto
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