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Però Palombella aveva detto: “Ci aspettiamo impegni precisi per Fabbrica Italia”. Ma dopo l’incontro, FIAT sottolinea: “Fabbrica Italia non parte senza impegno formale sindacati”. E Palombella ribadisce: ''Non siamo soddisfatti perchè la Fiat non ha presentato il programma di investimenti.” Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella si dice deluso dall'incontro svolto stamane con i rappresentanti della Fiat che - spiega – “non ha ancora scoperto le carte perché vuole verificare la nostra disponibilità.” Lasciando la sede di Confindustria dove si è tenuto l'incontro Palombella illustra i contenuti dei colloqui. “L'azienda - dice - ha fatto un passaggio cioè quello di verificare se tutte le delegazioni erano pronte per affrontare la sfida di Fabbrica Italia.

Tutti hanno dato la propria disponibilità a patto però di vedere i piani.” Da parte dei sindacati - conclude – “è venuta la conferma che su Fabbrica Italia c'è determinazione, anche se prima di andare avanti vogliamo conoscere nel dettaglio il progetto della Fiat. In tal senso abbiamo chiesto un altro appuntamento.” E via, un altro pomeriggio a tartine e fumo di sigaretta che invade la sala.

In pratica, FIAT aspetta di vedere cosa faranno i sindacati, ma i sindacati, prima di dire cosa faranno, chiedono a FIAT quali sono i piani. Fantastico! Caro Palombella, ma l’idea che ti stiano pigliando per il culo non ti ha ancora sfiorato?

Di Maulo della FISMIC è addirittura entusiasta: ''E' stato fatto un ulteriore passo avanti per consolidare l'accordo di Pomigliano che deve trovare la sua applicazione e per estendere lo spirito dell'accordo negli altri stabilimenti del gruppo mettendo in pratica il progetto Fabbrica Italia.” Il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo si dice soddisfatto dell'incontro di oggi con la Fiat spiegando che probabilmente “si partirà dallo stabilimento di Cassino e dopo di Mirafiori.” Per Di Maulo “oggi è stato fatto un passo avanti fondamentale. Il modello Pomigliano è per noi la stella polare per il ragionamento per il futuro e sarà la strada che percorreremo per il futuro. C'è dalla Fiat la conferma degli investimenti del piano.” Forse Marchionne ha trovato il Punto G di Di Maulo,perché altri motivi per un simile entusiasmo non se ne vedono.

Ma veniamo alla FIM: “Non ci sarà una Pomigliano d'appertutto [NdR: l’errore è in originale, non si sa da parte di chi], in ogni stabilimento, perchè ogni sito avrà delle sue particolarità.” Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina chiarisce che per ogni stabilimento Fiat in Italia ci sarà un'intesa diversa. Al termine dell'accordo con i rappresentanti del Lingotto, Farina spiega che “ci saranno accordi diversi perchè ci saranno prodotti diversi e diverse condizioni in ogni stabilimento.”

Per il leader della Fim quello di oggi, in ogni caso, è stato un ''incontro importante perchè ha confermato che la Fiat è dentro Confindustria e Federmeccanica e quindi i problemi li vuole risolvere all'interno del sistema contrattuale.” L'azienda - riferisce Farina – “ha chiesto di verificarese su tutto il progetto Fabbrica Italia c'è la disponibilità dei sindacati sulle condizioni poste. Noi abbiamo confermato questa disponibilità che si fonda su tre elementi: disponibilità sulla flessibilità, utilizzo pieno degli impianti, esigibilità degli accordi.” Da questo quadro - aggiunge - si conferma che “c'è un sindacato maggioritario in termini di rappresentanza che conferma disponibilità a procedere come fatto su Pomigliano.” Il numero uno della Fim spiega poi che nel corso dell'incontro sono state “definito due cose: si andrà negli stabilimenti e la discussione sarà successiva agli investimenti e all'illustrazione dei modelli da produrre. La seconda è che c'è la disponibilità della Fiat a procedere e quindi ci aspettiamo un appuntamento a breve e lì saremo in presenza della concretizzazione definitiva di Fabbrica Italia, del più grande piano industriale degli ultimi 20 anni.” Ai tempi di mio padre, un sindacalista che dicesse cose simili non tornava a casa sano, le Hazet 36 avrebbero cominciato a roteare molto velocemente...

Sarei curioso di capire quali saranno le differenze da stabilimento a stabilimento; ci hanno spiegato che quegli spietati wolverine degli operai di Pomigliano si mangiano i dirigenti in sala mensa: poveretti, si vede che i loro stipendi di giada non sono sufficienti a proteggerli da quei mostri divoratori. L’ineffabile Sacconi chiederà certamente al collega Maroni (nomen omen) di scaricare qualche camionetta di celerini, pardon, accalappiacani, per ristabilire l’ordine. La cosa strana è che queste cose non accadono ad esempio a Cassino, che, pur distando (secondo Yahoo mappe) meno di 100Km da Pomigliano, sembra invece essere su Saturno. Come non accadono, a quanto pare, a Mirafiori. Non si comprende perciò il salto logico secondo il quale l’”accordo” (il ricatto, il diktat, l’ukase, l’estorsione, il golpe, il blitz ….) di Pomigliano, in una lucente giornata d’estate, dopo solenni giuramenti di esclusività (vi risparmio le centinaia di link a dichiarazioni assolute di Sacconi, Marchionne, Bonanni – Angeletti no, lui sta solo zitto e fa quello che gli dice Bonanni, come Bondi con Berlusconi – secondo le quali Pomigliano era un caso a parte, un unicum irripetibile), sia d’un tratto diventato indispensabile in tutti gli altri stabilimenti, e, da lì, ovviamente, si sia esteso come necessità assoluta a tutta Federmeccanica, da cui, con procedimento osmotico, sicuramente gocciolerà a tutta Confindustria, e finirà perciò col riguardare in realtà TUTTI i lavoratori italiani, con uno spettro sul fondo: l’impoverimento progressivo della categoria, e la diminuzione dei diritti individuali e collettivi.

Sarei ovviamente anche curioso di sapere quali sono gli impegni precisi che la FIAT chiede ai sindacati: l’abolizione della domenica (temo avrebbe problemi col Vaticano)? Le partite di calcio di 15 minuti in corrispondenza con la pausa caffé? Ah, no, scusate, è stata abolita. Allora forse di notte? Ah, no, scusate, di notte si lavora. Cari amici napoletani, mettetevi il cuore in pace: il Napoli e Maradona da qui in avanti solo per chi non lavora alla FIAT. Vuole meno ferie? Del resto il Grande Capo non va in ferie da più di tre anni (forse è meglio, visto che nel poco tempo libero sfascia macchine che costano quanto 40 anni di stipendio di un operaio – sarà che dorme poco la notte?). Oppure, visto lo stato dei polmoni di Marchionne, dopo 90 sigarette al giorno, ha pensato di abolire la pausa anche per quello, per impedire ai propri operai di ammalarsi di tumore ai polmoni: tranquilli, dirigenti FIAT, un operaio FIAT semplicemente NON PUò comperare 90 sigarette al giorno, nemmeno di contrabbando. Turni di 10 ore? Un’ora di lavoro gratis al mese?Mogli e figlie di operai che fanno le pulizie? Insomma, non so più cosa pensare: che la FIAT ci dica una volta per tutte quali sono le sue richieste; noi, sandali ai piedi e cilicio in vita, come la Binetti, ci prostreremo davanti alle Esigenze Produttive Capitaliste.

Mi chiedo perché in Olanda, in un’azienda il cui titolare ha appena investito 8 milioni di € per ammodernare gli impianti, i magazzinieri continuino a tornare a casa dalle famiglie alle 17.00 in punto, cascasse il mondo. Mi chiedo perché nella stessa azienda ci sia una cisterna con milioni di litri d’acqua, obbligatoria per legge (serve in caso di incendio) e perché gli “imprenditori” nostrani e il nostro augusto ministro dell’economia si lamentino della 626 (o testo unico che dir si voglia): comincio a pensare che quella della difficoltà di fare impresa in Italia sia una leggenda metropolitana; le regole esistono ovunque, forse la differenza è che altrove sono rispettate, in Italia non si vuole rispettarle, e allora si accampano scuse.

Dal 1994 ad oggi Confindustria, FIAT, Sacconi, Tremonti, Brunetta etc etc ci hanno ripetutamente spiegato che è colpa nostra, intendo di noi lavoratori dipendenti. Colpa di cosa, scusi? Io mi faccio la  mia coda in macchina tutte le mattine, lavoro più di 9 ore al giorno, sono trattato di merda dal mio capo (che è capo perché è “bravo”), e adesso anche dal figlio del mio capo (che ovviamente anche lui è “bravo”, ed è lì per meriti, non perché è il figlio del mio capo), torno a casa stanco la sera, quando posso mi intruppo in una palestra da 4 soldi (oppure, se sono un magazziniere bergamasco, mi ubriaco in una discoteca da 4 soldi, poi faccio a pugni con un albanese clandestino, e il venerdì sera è passato), torno a casa e vorrei trombarmi mia moglie, ma lei è più frustrata e stanca di me, perciò il più delle volte si finisce sul divano a guardare il solito polpettone di Natale prodotto da Medusa Film. Il tutto per uno stipendio costantemente eroso dall’inflazione (“bassa” non vuol dire “0”, e la scala mobile - ORRORE - non c’è più da un pezzo) e dal fiscal drag, e mio figlio, per la prima volta dal dopoguerra, ha prospettive peggiori di suo padre. Perciò, scusi, Sig. “Bravo” (sono tutti bravi, politici, industriali, dirigenti, figli di politici, figli di industriali, figli di dirigenti, tutti bravi!), cosa sarebbe esattamente colpa mia?

Dice lui che guadagno troppo, lavoro troppo poco, non sono efficiente, non sono produttivo, non sono competitivo. A me mi viene da rispondere: ma non è che invece sei tu che sei un pirla, messo lì per caso, e non sai fare il TUO di lavoro, che sarebbe quello di pianificare, organizzare, investire etc etc. Hai mai pensato che il solo fatto di essere un “capo” alla FIAT non sia sufficiente per essere automaticamente escluso dalla categoria dei coglioni? E’ colpa mia, non degli evasori fiscali, dei politici corrotti, dei manager ingordi, degli azionisti privi di qualunque etica, dei finanzieri che investono male il mio denaro, degli speculatori delle materie prime, dei giuslavoristi che non hanno mai lavorato un’ora in vitaloro, …. Tutta colpa mia! Allora forse sono molto più importante di quello che pensassi. E allora forse sarebbe ora che mi riappropriassi della mia vita, che scegliessi più coscientemente chi mi deve rappresentare quando si discute dei miei diritti, che ricominciassi a pensare che la mia vita e quella dei miei cari hanno un valore in sé, non solo in funzione di quello che produco, forse, forse …..

Eh, già, ma se tutti questi forse diventassero reali, mi sa che Marchionne, Bonanni, Sacconi etc etc sarebbero disoccupati: oddio, dovremo mica dargli un sussidio da 400.000 € al mese? 
Una chiosa: ieri ascoltavo su RDS (ebbene sì, non sono sempre sintonizzato su Radio Popolare); Carlo Rossella (sic), dopo la bestemmia in diretta del Cattolicissimo Re di Arcore, si affannava a spiegarci che, ma sì, in fondo lui è come l’italiano medio, tutti raccontiamo barzellette, e chi non racconta barzellette razziste, fasciste, sessiste e condite con bestemmia (se qualcuno pensa che Rossella, autore di indimenticabili reportage su fashion e gossip, si stesse arrampicando sui muri per difendere il suo datore di lavoro, in quanto Presidente di Medusa Film, ha assolutamente ragione)? Tutti gli italiani sono un misto tra Evola e Pound, cioè rincoglioniti e misogini (del resto, la cattolicissima Roccella ha chiuso il caso con una bella confessione, 3 pater e un ave maria – e la solenne promessa di altre leggi, e altri soldi, molto graditi in ambienti vaticani). Sono d’accordo con Rossella, ho sempre sostenuto che l’italiano medio voti per Berlusconi perché lo vede simile a se stesso: volgare, appicicaticcio, approssimativo, sbruffone, ruffiano, leccaculo, ignorante, un po’ fascista, razzista, anarcoide, puttaniere, evasore fiscale …. E amante delle barzellette. Evidentemente un solo gene italiano è sufficiente per amare questa particolare forma di comicità.

Marchionne, che ci dicono italo-svizzero-canadese, non fa eccezione, e racconta gustosissime barzellette, come questa: “Fabbrica Italia ''non e' un progetto che nasce da un calcolo di convenienza.” Lo ha detto Sergio Marchionne, Ad di Fiat, intervenendo a un convegno promosso a Firenze dalla Federazione dei cavalieri del lavoro. ''Le logiche economiche e finanziarie ci spingerebbero verso altre scelte e verso altri Paesi, che offrono condizioni più vantaggiose e maggiori certezze,” ha aggiunto Marchionne 'confessando' che ''spiegare agli analisti finanziari il senso di 'Fabbrica Italia' e' stata una delle cose più difficili che ho dovuto fare negli ultimi tempi.” Però, ha aggiunto, ''credo che la Fiat abbia il dovere di guardare prima di tutto all'Italia, per quello che ha sempre rappresentato e per quello che significa ancora oggi per il Paese.” Stiamo ancora ridendo.