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schlein2Il bell'articolo di Fabrizio Annaro del Dialogo di Monza, primarie-pd-il-cambiamento-e-donna, merita certamente un commento da parte del Partito Democratico di Monza.

Alla prima frase di Fabrizio “un nuovo giorno per il PD, un nuovo giorno per l'Italia. Finalmente!” rispondo con la riflessione di Andrea Campora scritta a caldo il giorno dopo le primarie del 26 febbraio:


Il Partito Democratico.... ieri ci ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di essere una organizzazione senza padroni.
Come tutte le organizzazioni complesse, si declina per gruppi di interesse …ma il Partito Democratico è l'unica organizzazione politica che ha saputo dotarsi, fin dalla sua nascita, degli anticorpi necessari atti a correggere le distorsioni che si possono generare quando il correntismo prevale sulla politica.
Questi anticorpi sono definiti nel suo statuto: sono i suoi elettori.
E ogni volta che li chiamiamo ad aiutarci, io resto stupito di quanto vogliano bene a questo partito.


Naturalmente non sono solo rose, ci sono anche le spine! Rappresentate, per esempio, dal rapporto tra iscritti al partito e i suoi elettori. E’ evidente che una scelta degli elettori che ribalta quella degli iscritti pone il problema del ruolo che gli iscritti hanno all'interno della vita del partito.

D'altra parte il tema del rapporto tra dentro e fuori il partito è un tema presente da sempre, che riguarda potremmo dire la “porosità” del partito, cioè la sua capacità di essere costantemente in contatto con quanto succede nella società.

Da questo punto di vista Fabrizio Annaro pone la seguente domanda “si apriranno le porte del PD ad un serio confronto anzitutto con la scienza, la cultura, la società, il terzo settore?”

Per quanto riguarda la ricerca della identità del Partito Democratico io non credo che il problema sia la famosa fusione a freddo o la dinamica asfittica delle correnti ma l'interpretazione di una realtà che è cambiata alla velocità della luce da quel 2007 che ha visto la nascita del PD.

Rispetto ad allora ci sono due sfide che si sono imposte: quella ambientale e quella tecnologico/digitale. Un'altra sfida era invece già ampiamente in corso ed è quella di una ridefinizione dei rapporti sociali basati su un’effettiva parità di genere. Un'altra ancora è appena agli inizi ma se ne vedono già gli effetti devastanti ed è la crisi demografica con un invecchiamento rilevante della popolazione italiana.

Una forza politica di sinistra “moderna” deve affrontare queste sfide sapendo che non può più contare su un cemento ideologico di classe: chi oggi mai, anche l'estremista più radicale, rinuncerebbe alla sua individualità nel nome di un’appartenenza di classe?

Certo ci sono dei valori fondanti a cui il Partito Democratico non è mai venuto meno e che sono stati recentemente ripresi nel nuovo Manifesto dei valori elaborato nel Congresso Costituente.

Al centro io metterei la giustizia sociale, con la difesa della progressività fiscale, del diritto di ogni cittadino italiano di avere pari diritti a prescindere da dove vive e da chi è nato e il conseguente impegno per la difesa dell'istruzione e della sanità pubbliche.

E poi la pace che è stata il vero elemento di rottura tra il Partito Democratico di Enrico Letta e il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Non perché il Partito Democratico sia “guerrafondaio” ma perché un pacifismo non basato sulla giustizia ma sull'accettazione del sopruso del più forte contraddice tutta la nostra storia, a cominciare dalla Guerra di Liberazione partigiana.

In conclusione il congresso e la scelta di Elly Schlein rappresentano una tappa di un processo mai interrotto. Il lavoro da fare è tanto e, come dice Fabrizio Annaro, “rimbocchiamoci le maniche e diamo una mano” !