Lunedì 12 marzo si è svolta la direzione del Partito Democratico. Come noto, non c'era il segretario dimissionario Matteo Renzi, che in una lettera ha esplicitato le proprie dimissioni. Relazione introduttiva affidata al vicesegretario Maurizio Martina, che ha analizzato la sconfitta “netta e inequivocabile” alle recenti elezioni politiche.
“La segreteria si presenta dimissionaria a questo appuntamento. Ma io credo sia importante che continui a lavorare insieme a me in queste settimane che ci separano dall’Assemblea. Con il vostro contributo cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò – ha aggiunto Martina – con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso. Chiedo unità. Consapevoli che fuori di qui c’è un’intera comunità che ci guarda, ci ascolta e ci chiede di essere all’altezza della situazione”.
Continuando nell’analisi delle elezioni il vicesegretario ha voluto ringraziare per il risultato Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni, ma anche Giorgio Gori che si è candidato in Lombardia.
Per quanto riguarda la presidenza delle Camere Martina è chiaro: “Quanto alle presidenze delle Camere – ha aggiunto – invitiamo chi ha vinto a far sì che siano affidate a persone all’altezza che rispettino il senso delle istituzioni”, mentre chiude su un possibile accordo di governo: “Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi. Ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità e smettetela di giocare a mosca cieca. Noi misureremo la coerenza di quanto promesso con quanto fatto. Il Pd continuerà a servire i cittadini dall’opposizione, dal ruolo di minoranza parlamentare”.
Anche Andrea Orlando ha voluto lanciare un messaggio chiaro sull’eventualità di un sostegno per un futuro governo: “Siamo all’opposizione non per il risultato elettorale, nella Prima Repubblica c’erano partiti al governo con il 3%, ma perché non si può realizzare in una alleanza il nostro programma e se facessimo un governo con il M5s o con la destra tradiremmo le promesse fatte agli elettori. Dopodiché attenti a evitare un Aventino istituzionale”.
Sarà l'Assemblea, alla metà di aprile, che dovrà decidere se indire le primarie e la fase congressuale – opzione che però non sembra avere grosso seguito – o nominare un nuovo segretario per traghettare il partito fino al 2019, quando si terranno le elezioni europee, o fino alla fine del naturale mandato, nel 2021. I nomi che circolano sono diversi, ma quello di Graziano Delrio appare in pole position.