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italia vendesiCari democratici di Monza e Brianza, stiamo vivendo questo governo targato PD come un governo che vuole cambiare il Paese e mi permetto di dire che è il momento di farlo davvero in tutti gli ambiti possibili. Altrimenti, rischia di essere solo il soggetto che accompagna il processo di definitiva deindustrializzazione in Italia.

Qui non si tratta di limitare i danni, si tratta di cambiare verso sul serio, assumere un ruolo di orientamento, definizione delle priorità e di trovare risorse per gli investimenti. Esattamente come accade in molti altri Paesi.

Partiamo dalla vendita di Indesit agli americani di Whirlpool solo perché è l’ultimo atto di cessione in ordine temporale, ma il discorso vale anche per Fiat e, in un immediato futuro, per ILVA. Possiamo tranquillamente (si fa per dire) constatare che l’intero tessuto manifatturiero italiano è stato sì investito dalla crisi globale, ma non possiamo fare sconti a nessuno dicendo che a potenziarne dli effetti è anche una cronica assenza della politica da un lato, e, dall’altro, di una classe imprenditoriale che ha rinunciato al proprio ruolo.

Credo che molti di noi si sono chiesti se Indesit dovesse essere ceduta obbligatoriamente ad un concorrente straniero; se non sbaglio solamente lo scorso anno il ministero per lo sviluppo economico smentì qualsiasi ipotesi di vendita ma, leggendo ieri il “Corriere della sera” apprendo che l’idea di vendita, in realtà, maturò tra i Merloni già dallo scorso anno.

Emerge chiaramente che oggi nel Paese è presente (senza generalizzare) una classe imprenditoriale che cessa di esserlo, che non investe, non rischia, ma passa solo alla cassa. Chiaramente questi imprenditori non hanno solo torti, ma il confronto serio e programmatico tra governo e imprenditoria doveva essere fatto e oggi a maggior ragione lo riteniamo il punto di partenza per non ritrovarci con altre aziende dal nome italiano ma con passaporto straniero !

Marchio italiano in mano straniera significa meno radicamento al territorio, meno certezze per la nostra gente: nel caso Indesit bisogna capire se Whirlpool confermerà gli impegni presi sul mantenimento di siti produttivi e occupazione. Non è scontato, visto che Whirlpool ha già chiuso di recente un proprio stabilimento di Trento

Come federazione di Monza e Brianza sollecitiamo Il governo a convocare le parti al più presto, in modo da chiarire tutte le questioni in campo. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo sulla pelle dei lavoratori dei nostri territori cosa significa aver dimenticato per anni e anni politiche industriali condivise e programmatiche. Non possiamo accettare che anche questo governo a chiara marca PD si limiti, come i precedenti esecutivi, ad essere spettatore inerme e accompagnatore della desertificazione industriale.

Cosa ci sentiamo di chiedere ai nostri ministri? Innanzitutto che cambi radicalmente l’approccio al problema rispetto agli esecutivi precedenti. Abbiamo sentito più volte da Matteo Renzi, ma anche nel recente passato Pierluigi Bersani, che Lavoro e Occupazione sono al primo posto dell’agenda politica!

Abbiamo visto che nel caso Electrolux è stato fatto un buon lavoro, ma i problemi aperti sono purtroppo moltissimi, con complessità differenti che richiedono una forte competenza nell’affrontarli.

Credo non sia un sacrilegio ritenere che l’intervento pubblico in alcuni casi sia necessario e opportuno! Ciò accade negli Usa di Obama, in Corea, in Giappone, com’è accaduto solo poche settimane fa in Francia: nell’accordo tra Alstom e General Electric lo Stato è diventato azionista al 20%, e ha chiesto di aumentare di mille unità i posti di lavoro, con tanto di sanzioni pecuniarie in caso contrario. Anche da noi, il governo dovrebbe chiedere ai gruppi industriali impegni precisi, vincolanti.

 Nella Germania neo campione del mondo di calcio (vittoria progettuale e non casuale) si sta discutendo la produzione di auto elettriche! Da noi per caso esiste una politica della mobilità, dei trasporti?