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enrico-letta-repubblicaFIRENZE -«Non c`è qualcuno che ci detta la linea». Quasi due ore di colloquio, sala dei cinquecento di Palazzo Vecchio, la comunità dei lettori di Repubblica ad ascoltarlo, in prima fila anche Matteo Renzi.
Ed Enrico Letta, intervistato dal direttore Ezio Mauro, lo assicura più volte: non è Berlusconi il motore della maggioranza, il compito del governo non è la «pacificazione», ma salvare l`Italia e far cambiare corso all`Europa.

Prima di sedersi qui lei ha incontrato per due ore Renzi, di cosa avete parlato?
«Si è parlato di governo, del partito, ma è normale, con lui ci sentiamo spesso. Sono uscito praticamente in mutande: mi ha chiesto 20 milioni per gli Uffizi. La prossima toccherà vedersi a Pisa».
Almeno tra voi due c`è una rivalità di campanile.
«Siamo persone che collaborano da tanti anni, chi pensa che stiamo li a rinverdire antiche storie di galli nel pollaio, ha sbagliato film».
Lei era vicesegretario nazionale del Pd e ha fatto tutta la campagna elettorale in contrapposizione a Berlusconi e alla destra. Oggi guida un governo con ministri del Pdl, come vive questa contraddizione?
«La vivo consapevole che il mio governo è frutto di una mezza rivoluzione che ha attraversato la politica italiana degli ultimi quattro mesi. Dopo le elezioni ci siamo trovati di fronte a una situazione eccezionale
e io sto facendo del mio meglio, consapevole di lavorare in una situazione di eccezionalità».
Ma lei sa che questa contraddizione pesa sulla vostra gente. Cosa direbbe oggi a un elettore del Pd non convinto da questa scelta?
«Che non credo ci fossero alternative. Perché tornare immediatamente al voto avrebbe creato un caos istituzionale ancora maggiore, con il rischio di trovarsi in Parlamento un equilibrio politico peggiore. Quello che abbiamo di fronte è un percorso difficile e si deve spiegare bene tutto, senza dare nulla per scontato. Deve essere tutto trasparente. Dobbiamo passare questo pertugio facendo bene il nostro lavoro, sapendo che è l`unico possibile. In ogni caso, pensando alle amministrative, i nostri elettori un segnale l`hanno dato: di fronte a chi ipotizzava un tracollo del Pd, ío ho notato un gesto di fiducia».
Lei stesso ha detto che questo non è il governo per cui ha lavorato: come lo definirebbe, governo di scopo, di necessità, di emergenza?
«Il mio, come ho detto in Parlamento, è un governo di servizio al Paese. E lo presiedo con lo stato d`animo di chi si trova molte aspettative addosso, in una situazione complicata, ma con la convinzione che questo che stiamo percorrendo sia l`unico sentiero. Provarci è un dovere e servire il proprio paese per me è anche un onore straordinario. Una cosa comunque ce l`ho chiara in testa: io sto qui a lavorare solo su questi obiettivi. Se pensassi a cosa devo fare dopo, al mio futuro personale, verrebbe giù tutto».
L`obiettivo del suo governo non è la pacificazione nazionale?
«Non c`è da fare nessuna pacificazione. Comunque non mi sento né Togliatti alla fine della guerra, né Aldo Moro o Enrico Berlinguer. Siamo in uno schema molto diverso e c`è bisogno che questo tentativo
abbia successo, che si sciolgano alcuni nodi istituzionali, sapendo bene cosa accadrà dal giorno dopo».
E cosa accadrà?
«Dopo che avremo portato a termine queste "politiche" per uscire dallo stallo, potremo ricominciare a dividerci sulla "Politica". E tornare a una democrazia matura, europea, con un confronto tra un centrosinistra e un centrodestra».
L`impressione è che Berlusconi scriva l`agenda del governo, o almeno faccia la voce più grossa del Pd. E` il Cavaliere il "driver" della maggioranza?
«Il risultato delle amministrative dimostra che le cose non stanno così. Azzardo una previsione: lunedì, a urne dei ballottaggi chiuse, ci renderemo conto che non è così. Lo ripeto: io sono qui in una situazione eccezionale, al termine di questa fase riprenderà il confronto bipolare. Ci metto la faccia e chiedo a tutti coloro che hanno a cuore la buona politica di avere fiducia. Non ci sono sotterfugi dietro questo nostro tentativo».
Intanto si può fare un primo bilancio di quanto avete fatto finora: mi sembra che abbiate molti propositi ma avete portato a casa poche cose concrete.
«Abbiamo cominciato solo da 38 giorni a lavorare. E da ieri l`altro è operativa una misura che sono sicuro possa servire molto: un maxi-bonus del 65% per le ristrutturazioni ecologiche e per l`arredamento. Darà un forte impulso a tutta una filiera in difficoltà del made in Italy. Potrei citare anche le nuove risorse che abbiamo messo sulla Cassa integrazione, la ripartenza dei contratti di solidarietà, la proroga per i precari della Pubblica amministrazione, ma soprattutto la lotta alla disoccupazione giovanile. Grazie al nostro impegno questo tema è entrato finalmente al primo punto nell`agenda europea. La Merkel ha
convocato a Berlino i13 luglio un incontro dedicato proprio alla disoccupazione giovanile a cui parteciperò insieme a Hollande. Mi batterò con tutte le mie forze perché vengano prese decisioni concrete».
Ha visto Berlusconi sulla Merkel? Lei è allenato al braccio di ferro?
«Sono solo battute. Il mio primo incontro con Angela Merkel è stato molto interessante: ho trovato una persona assolutamente consapevole delle difficoltà dell`Italia e dell`Europa e attenta agli argomenti».
Ma lei non se lo toglie mai qualche sassolino dalle scarpe?
«Sono tarato sull`obiettivo che mi sono dato e non sul mio consenso personale. Se togliersi i sassolini pregiudica il raggiungimento dei risultati mi trattengo».
Il Cavaliere minaccia ancora l`uscita dall`euro.
«Uscire dall`euro sarebbe un errore drammatico, un disastro per l`Italia. Noi invece vogliamo più Europa, ma un`Europa che abbia la capacità di rispondere alle crisi con nuove regole. Una grande occasione può essere il semestre europeo che l`Italia avrà l`onore dì presiedere il prossimo anno: possiamo svolgere il ruolo di paese rompighiaccio per arrivare all`Unione politica, come accadde ne11990 alla vigilia di Maastricht. Presiedere un governo che lavora all`idea di Altiero Spinelli, all`idea degli Stati Uniti d`Europa, per me è la realizzazione del sogno di una vita».
L`Europa ci ha chiesto anche di intervenire contro la corruzione, dopo la falsa riforma Severino-Monti, che ha procurato la prescrizione a Penati e rischia di procurarla anche a Berlusconi. Ora sappiamo che il Pdl ha voluto questa falsa riforma: lei che farà?
«Ne ho già parlato con Barroso e ne discuteremo ancora sabato prossimo nel nostro incontro. Ho chiesto poi a un gruppo di giuristi - tra cui Cantone, Gratteri, Spangher e Rosi - che hanno cominciato a lavorare, perché le nuove norme di contrasto alla criminalità abbiano delle priorità, tra cui l`autoriciclaggio e il voto di scambio. Questo lavoro verrà portato in Parlamento».
Un altro punto su cui non si trova l`intesa è la legge elettorale. Napolitano insiste da mesi, tutti dicono che vogliono cambiarla, ma Berlusconi è contrario e dice che gli italiani non mangiano legge elettorale. Non teme di rimanere imprigionato dai veti?
«La legge elettorale è uno di quei punti su cui è maggiore la distanza fra i partiti. Ma l`intesa va trovata e senza fughe in avanti. Perché ognuno vorrebbe fare bella figura, ma l`importante è arrivare in fondo. ll problema è che appena ci si muove scattano i veti. Il punto basilare è che non si può tornare a votare con il Porcellum. Il governo deve intervenire in questa materia solo in ultima istanza, se i partiti non si metteranno d` accordo. Al momento opportuno su questo bisognerà fare una riflessione».
Presidenzialismo , se ne può discutere. Ma le pare che esista uno spirito costituente, un sentimento dello Stato condiviso, in questi vent`anni? Dov`è il "Veni, Creator Spiritus" invocato da Croce alla Costituente?
«Il sistema può ancora continuare così? Con un numero di parlamentari doppio di quello degli Stati Uniti? La conservazione dell`esistente non è la soluzione. Il nostro paese deve essere rimesso nelle condizioni di poter decidere e per far questo è necessaria la fine del bicameralismo paritario. Ma questo obiettivo è di fatto incompatibile con il meccanismo dell`articolo 138, perché una delle due Camere, da sola, non accetterà mai di cambiare il suo ruolo. Per questo serve una spinta esterna: il comitato di 20 deputati e 20 senatori avrà il compito di fare una proposta al Parlamento. Poi ci sarà anche il referendum finale, una novità e una garanzia ulteriore che ho voluto fortemente. Non ho affatto paura che possa uscirne un mostro».
Le reazioni di Berlusconi alle sentenze che lo aspettano possono minacciare la vita del governo?
«Penso che non ci sarà alcuna influenza e confido nel senso di responsabilità di tutti i partiti della maggioranza».
Per la riforma dell`Imu la scadenza è il 31 agosto. Cancellerà la tassa?
«Riformeremo l`Imu entro il 31 agosto, le modalità saranno rese note a tempo debito. Una cosa però la voglio dire: io adempirò agli impegni che ho preso senza sfasciare i conti pubblici come hanno fatto le
generazioni di politici precedenti alla mia».
E l`aumento dell`Iva dal 21 al 22 per cento? Che farà il governo?
«Ci proveremo ad evitare l`aumento, che non abbiamo deciso noi. Ma tra i poteri del governo non c`è quello di stampare moneta».
Alla fine, la leadership cos`è? Una dote dei tecnici? Una prerogativa dei politici?
«Quando Ciampi, un tecnico, solo contro il parere di tutti, impose la decisione di tenere il G8 a Napoli diede prova di leadership. Diciamo che è una questione di coraggio e anche di palle, che ogni tanto bisogna avere».