Il Forum Provinciale Economia, Lavoro, Innovazionedel Partito Democratico, ha organizzato un interessante dibattito su quale politica per il rilancio della Brianza.
Ha fornito l’occasione la situazione della Candy che ha da poco inaugurato uno stabilimento in Cina per produrre 2 milioni di lavatrici l’anno, mentre a Brugherio ha gente in cassa integrazione.
Ma il problema è generalizzato, tanto che sono ben 5349 i lavoratori che nel 2012 hanno perso il posto di lavoro in provincia di Monza e Brianza.
La Coordinatrice del FORUM Annamaria Di Ruscio ha introdotto l’argomento sottolineando come l’esempio Candy ponga il problema di come invertire la tendenza e smettere di delocalizzare.
IL settore manifatturiero è fondamentale per un’economia. Visto che nell’ultimo anno i salari in Cina sono cresciuti del 18% e quintuplicati dal 2000, occorre riesaminare le convenienze ad andare all’estero, sfruttando invece il vantaggio di avere la produzione vicino alla domanda del mercato e con le nuove tecnologie che generano nuovi prodotti.
Una indicazione importante viene dagli USA .La General Electric Appliances aveva de-localizzato la produzione in Cina, dismettendo uno stabilimento nel Kentuky che occupava 23000 lavoratori. Ora ha riportato in patria tutta la produzione. Altre aziende, come Apple, Wirpool, Otis, ecc ne stanno seguendo l’esempio.
Tutto può accadere però se c’è una politica industriale, se si sviluppa la ricerca e l’innovazione, se si premìano le competenze, se c’è la collaborazione dei sindacati.
Significativo l’intervento di Paolo Mancini, della RSU della Candy direttamente coinvolto in questa fase della crisi.
La Candy infatti sta sviluppando una politica di outsourcing da molto tempo: la produzione dei frigoriferi è stata portata nella Repubblica Ceca, quella dei forni in Turchia, ed ora la Cina per le lavatrici.
Impensierisce la constatazione che, stando alle prime evidenze sembra che quanto prodotto in Cina non venga venduto solo su quel mercato, ma anche in Europa ed in Italia, allo stesso prezzo del prodotto italiano.
I nostri lavoratori sono migliori di quelli cinesi, ma in Italia, ci sono molte tasse, l’energia e trasporti più cari, e non ci si sta più con i costi.
Gigi Ponti, ha letto il contributo scritto di Dell’Aringa (Docente di Economia all’Università Cattolica e capolista PD in Lombardia ).
Oggi il PD ha tra i suoi sostenitori una classe politica che sa parlare di Economia. Vi è un diritto-dovere al cambiamento. Occorre subito rimediare al macelli che ha fatto la Destra al potere.
Il Paese è fermo; la produttività è al palo, nonostante che l’Euro abbia consentito anni di interessi bassi. L’illegalità e la corruzione sono dilaganti.
Occorre abbandonare l’austerità ( se ne sta accorgendo anche la Germania).
Conclude anche lui dicendo che serve maggior rigore e l’aumento della competitività; meno tasse sul lavoro; ridurre il cuneo fiscale.
Alessia Mosca Parlamentare uscente del PD e nuovamente candidata raccomanda:
impariamo ad ascoltare di più la gente, e meno gli slogan; esercitarci con la lista delle cose da fare non serve se poi non si interviene nello specifico.
Fra le cose cui dare la priorità c’è l’Agenda Digitale e la normativa sullo Start-Up.
L’Expò è un’occasione da non perdere. Non serve il pessimismo, ma sfruttare le occasioni di sviluppo che questa porterà.
La crisi è anche un’occasione per progettare il futuro, mettendo tra le cose importanti la solidarietà
Enrico Brambilla Consigliere regionale uscente e capolista per le prossime elezioni,
proietta una serie di slides ( v. www.enricobrambilla.it )espone quello che ha fatto di significativo il Consiglio Regionale nella legislatura che si è conclusa, in tema di Ricerca, Innovazione, Riqualificazione.
La legge del 2/2/2007, é buona ma è stata declinata male
La cifra pianificata di 1.431.000.000 di € è utilizzata male. Vi sono troppi interventi a pioggia, e contributi destinati ad attività che con la ricerca hanno poco a che fare ( vedi somme a favore della Alloterapia - cura in grotte di sale. C’entra con il benessere, ma poco con l’innovazione.) .
Oggi le opportunità sono nell’Agenda Digitale, nelle Reti e Distretti,
Ma per la struttura pubblica manca una politica di valutazione.
Occorre puntare di più sullo sviluppo della Formazione e del Capitale umano – sull’aiuto alla Ricollocazione di chi ha perso il posto di lavoro.
E’ anche intervenuto un amministratore nella persona di Carlo Abbà Assessore allo Sviluppo Economico al Comune di Monza.
L’azione dell’Assessorato si sta sviluppando in diverse direzioni: l’attenzione si è rivolta ad es. verso l’industria del mobile. Si è notata una ritrosia verso la politica delle alleanze di categoria (individualismo), ed allo stesso tempo la mancanza di una politica di difesa dalle imitazioni. La storia di Monza, con la crisi del cappello dovrebbe insegnare qualcosa.
Indica 3 punti e una considerazione per una strategia di rilancio della Brianza:
1) Accelerare il processo della Banda Larga ( c’ è un progetto che riguarda Monza e Concorezzo) Riguarda anche i privati. E’ un primo passo
Lo start –up: il time to market ( cioè il tempo che trascorre tra la percezione di una richiesta da parte del mercato, ed il momento in cui si rende disponibile il prodotto sul mercato stesso).
2) Il turismo e la tutela e valorizzazione del territorio. Le potenzialità sono molte ma poco utilizzate.
- L’Autodromo, che pubblicizza il nome di Monza del mondo;
- La Villa Reale, anche in vista dell’Expò
- Il centro di Monza come esempio di centro commerciale nel tessuto urbano
- La storia longobarda
Ma occorre un progetto di medio-lungo termine.
Ruolo dell’Amministrazione è quello di stimolare e garantire le attività che possono nascere.. Ma
soldi ce ne sono pochi, e non si può distribuirli a pioggia.
3) Start-Up: facilitare con la Camera di Commercio
- La raccolta dei progetti
- La selezione
- La valorizzazione delle idee interessanti
4) Da ultimo va ricordato che Monza è città della qualità. Non servono a Monza ed alla Brianza
progetti di bassa qualità. Questi lasciamoli fare ad altri che li sanno realizzare meglio.
Dobbiamo renderci conto che, da un lato dalla crisi non si esce da soli, e dall’altro che comunque se ne vien fuori trasformati. Nulla sarà più com’era prima.
Importante anche il punto di vista di Renato Mattioni in quanto Direttore della Camera di Commercio di Monza e Brianza
C’è una vita privata che vorrebbe scorrere tranquilla, ma è disturbata da una scia prolungata di malessere.
Alcune riflessioni:
ricordato che la media delle imprese brianzole ha 2,5 dipendenti,
le politiche di start-up in Brianza:
__MCE_ITEM__- al 20% sono vere;
__MCE_ITEM__- al 30% sono fasulle
__MCE_ITEM__- e per il 50% sono di extra comunitari
__MCE_ITEM__-
Però sta anche crescendo l’imprenditoria giovanile.
E’ in corso un passaggio generazionale più veloce, legato all’avvento delle nuove tecnologie. Una volta c’era il capostipite che avviava un’ impresa; la generazione successiva la consolidava; e la terza ……….. spesso mandava tutto a catafascio.
Ora la generazione in prima linea entra in campo più velocemente, perché sa gestire le nuove tecnologie Ma c’è ancora molto da fare. Si stima che:
__MCE_ITEM__- il 20% delle imprese abbia il Fax,
__MCE_ITEM__- il 29% l’e-mail
__MCE_ITEM__- ma per il 51% ….occorre ancora tempo.
C’è un malessere diffuso: verso lo Stato fiscale, verso le banche , e anch’io sento un malessere.I clienti che sentono questo malessere spendono meno.
Ma ci sono giovani che scoprono nicchie di mercato, e ci si infilano, come quei due che producono i cappelli particolari indossati dagli ebrei ortodossi.
Più sussidiarietà ( se il privato fa bene, lascialo fare). Il pubblico non deve pretendere di fare tutto.. No tutto pubblico, ma no tutto privato.
Non si uscirà dalla crisi se non si valorizzerà le donne, se non si darà loro una piena cittadinanza.
Il contributo sindacale è venuto da Marco Viganò, Segretario Generale CISL Brianza,
Compito del sindacato: né contro le imprese, né contro le innovazioni,né contro la globalizzazione, ma a due condizioni. Lo scambio? Deve prevedere competitività e più crescita; il costo delle trasformazioni non deve ricadere maggiormente sui più deboli.
Occorre innovare anche le culture. I rapporti di lavoro potrebbero essere diversi.
La precarietà non è indispensabile per il mondo del lavoro
La questione di genere ha bisogno di una risposta; i nostri modelli fordiani non sono adatti. Va sviluppata una visione positiva del lavoro e dell’uomo, valorizzandone la relazionalità.
Priorità:
- dare lavoro ai giovani ( scuola – lavoro; tirocinii), a quelli che l’hanno perso ( non sbarazzarsi dei cinquantenni = formazione continua efficiente – non quella che serve solo agli istruttori )
- conciliabilità tra lavoro e vita ( donne)
Tema: negli anni 50 – 60 il sindacato era innovatore. Deve tornare ad esserlo.
Sono cambiati i rapporti tra capitale e lavoro. Contratti collettivi diversificati, aziendali
Partecipazione: oggi c’è l’orgoglio vero di partecipare all’evoluzione del processo produttivo.
Capitale + lavoro = futuro
Una serata certamente impegnativa per l’uditorio rispetto alla quantità degli interventi e nel contempo però molto positiva per la qualità dei contributi portati riguardo ad una tematica così complessa come quella della relazione economia-crisi-lavoro-cambiamenti.