Incontro pubblico importante al Pirellone ad inizio ottobre, organizzata dal Gruppo consiliare PD in Regione. Qualcuno parla di rivoluzione copernicana nel campo delle politiche del lavoro.
Si tratta dell’aiuto a chi ha perso il lavoro nel trovare un altro impiego. E’ l’orientamento giusto. Infatti, nonostante la crisi di questi tempi, c’è ancora difficoltà nel far incontrare la domanda di lavoro con l’offerta.
Stanno collaborando, ma ancora in modo insufficiente Stato e Regioni, come introduce il Consigliere Regionale Stefano Tosi.
Concordano con l’opportunità di procedere per questa strada, sia P. Albini della Confindustria, che Cesare Damiano, Capogruppo PD comm. Lavoro alla Camera.
Entrambi però criticano l’attuale governo, ed in particolare il Ministro Fornero, per aver tenuto poco conto dei pareri delle parti sociali.
La legge Fornero fatica a decollare perché le parti sociali sono state poco ascoltate.
La ricollocazione costituisce un cambio di modello apprezzabile. Si cambia modello di ammortizzatori sociali. Ma lo Stato deve decidere cosa fa il pubblico e cosa le agenzie private. (l’impressione è che le aziende gradirebbero un aiuto statale per quelli che vengono percepiti comunque come nuovi costi. N.d.r.)
La legge Fornero inoltre, innalzando l’età della pensione ha bloccato il turnover nelle aziende, a danno dell’inserimento dei giovani.
Ci sono lavori che i giovani non vogliono più fare. Occorre rivalutare il lavoro manuale di qualità. La scuola professionale può fare molto, proponendo agli studenti momenti di alternanza tra scuola e lavoro. Bene infine ciò che il governo ha fatto per l’apprendistato.
Difende invece il Governo il Senatore PD Ichino
L’assetto del nostro mercato del lavoro era insostenibile.
Era spendere più di quanto si poteva, e spostare il debito al futuro.
Il prepensionamento era in questa linea. Emblematica la soluzione del caso Alitalia.
Un accompagnamento alla pensione lungo 7 anni!!!.
Difficile sostenere questa linea in Europa. Per questo è stato necessario rivedere le norme sulle pensioni, per allinearle alla media europea.
Con il nostro debito pubblico di oltre il 120% del PIL, avevamo bisogno di soldi per non pagare i tassi altissimi del mercato. Da qui la necessità di chiedere aiuti all’Europa. Ma il 40% sarebbe stato a carico della Germania. La Merkel ci ha detto chiaro e tondo che in queste condizioni, con i lavoratori tedeschi che andavano in pensione a 64 anni, non era pensabile ottenere prestiti. La nostra reputazione era crollata.
Il caso Alitalia occupava le prime pagine dei maggiori quotidiani tedeschi.
Intanto i mercati ci massacravano con tassi altissimi ( il 40% del ns. debito è in mano ad investitori stranieri). Sarebbe stata la bancarotta; non ci sarebbero stati i soldi per pagare le pensioni o gli stipendi agli statali, ecc. Le critiche di Damiano alla Fornero devono tener conto di questo.
Va apprezzata l’azione di Draghi e della BCE col fondo Salva Stati che non sarebbe riuscita senza la politica del governo Monti.
Abbiamo comunque un vincolo esterno fortissimo. Certamente l’IMU va ricalibrata, così come si può ripensare alla patrimoniale, ma occorre tempo ed un parlamento più favorevole.
Monti e Fornero sono stati forse brutali, ma hanno dovuto fare in fretta ciò che non si era fatto negli anni precedenti. Ora tutti sono contro, anche la Confindustria. Ma ognuno dovrebbe pensare a cosa non ha fatto prima.
Adesso si deve guardare avanti e non indietro. Ad es. studiare impieghi ad hoc per quegli ultrasessantenni che si la sentono di mettere a disposizione la loro esperienza per lavori utili.
Le Regioni hanno il compito della formazione professionale.
Occorre monitorare il tasso di coerenza tra la professione per la quale l’allievo è stato formato, ed il tipo di lavoro che poi andrà a fare
Le politiche di ricollocazione vanno incrementate e migliorate. Più queste sono attive e meno ci sarà bisogno di CIG.
Sostanzialmente positivi i sindacalisti presenti:
In sintonia Roberto Benaglia della CISL lombardia
Occorre spostare il baricentro dalla Cassa Integrazione in deroga alla ricollocazione, applicandola a:
- disoccupati che hanno perso la mobilità
- lavoratori in Cassa Integrazione straordinaria
Il sindacato poi dovrebbe occuparsi delle varie situazioni di lavoro prima che scoppino le singole crisi.
Puntare sulle attività di ricollocazione. E’ una rivoluzione copernicana. Non più solo CIG ma politiche attive.
Ma non solo con risorse pubbliche
Fulvia Colombini della CGIL Lombardia ammette che occorreva muoversi prima della .
legge Fornero. Si sarebbe potuto farla meglio, e ridurre il carico pubblico. Ora risulta incompiuta, ad es.per le aziende con meno di 15 dip.
Bene le politiche attive, ma con i piedi per terra e monitorandole. Se dopo un anno si ricolloca meno del 30%, rivedere le posizioni.
Anche Claudio Negro (UIL Lombardia) concorda con la necessità di monitorare l’efficacia degli interventi. Va inoltre rivista la flessibilità in uscita, ponendo a carico parziale dell’impresa che licenzia il costo della ricollocazione