Pier Luigi Bersani a Lisbona ha incontrato il nuovo leader socialista Antonio Josè Seguro, esponente del Parlamento portoghese e il governatore del Banco de Portugal, Carlos Costa, per parlare di politica economica europea a chiedere correzioni alla linea intrapresa dalla Ue.
“Dai colloqui avuti qui a Lisbona ricavo un metodo per l'Europa: o ci salviamo insieme o non si salva nessuno perché rischiamo, se non facciamo correzioni di cadere in un meccanismo di avvitamento tra risanamento e recessione. A Parigi abbiamo fissato la piattaforma dei progressisti europei e oggi a Lisbona abbiamo firmato un protocollo di intesa con il partito socialista. Un'altra politica europea è possibile, invocare la crescita senza provvedimenti coerenti è una perdita di tempo”.
Situazione italiana. “O politici e tecnici convincono insieme il paese o sotto la pelle del paese ce ne è abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici”. È con una metafora che Bersani ha ribadito a Lisbona quanto già detto due giorni fa in Direzione e venerdì scorso durante l'Assemblea nazionale degli amministratori locali del PD. Non c'è nessuna differenza tra il compito dei tecnici e quello dei politici in questo momento d'emergenza: ognuno deve fare la sua parte ed entrambi devono andare nella stessa direzione per evitare che dalle divergenze possa nascere un nuovo populismo che abbagli il Paese senza risolvere i suoi problemi.
“Quando sento la parola partiti – ha continuato Bersani - non mi trovo. Io ho un nome e un cognome e mi chiamo PD e sto cercando, correndo rischi seri, di collegare il sostegno al governo con la sensibilità verso un paese ammaccato e profondamente segnato dalla crisi e dagli effetti delle politiche di risanamento”. La gente “viene da noi, io sono fermato per strada e mi si chiede conto dell'azione di governo”. Il PD sostiene con forza e senso di responsabilità il governo Monti e collabora lealmente per il bene dell'Italia.
Riforma elettorale. “Girano stravaganze sull'esito del vertice di ieri. E' infondato dire che i partiti con la riforma avranno mani libere, abbiamo fissato vincoli perché gli elettori scelgano i parlamentari e gli indirizzi del governo”. Così Pier Luigi Bersani ha negato gli esiti della nuova riforma.
“Nessuno mette in discussione il bipolarismo, il problema è come farlo: con le ammucchiate per un voto in più del porcellum una volta si è interrotta la legislatura e ora siamo in una situazione singolare che non può essere messa a regime”.
La linea del PD sull'Articolo 18. “Cerchiamo di essere ragionevoli, ora sull'articolo 18 abbiamo norme che ci differenziano da paesi europei come la Germania e la Danimarca che vengono ritenuti i migliori nel mercato del lavoro. Andiamo verso questi paesi e non facciamo come gli Stati Uniti. Su questa posizione ragionevole intendiamo discutere in Parlamento”.