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piano_casa_lombardpLa Commissione V Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia ha approvato il progetto di legge regionale denominato “Norme per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente” che recepisce le indicazioni del Piano Casa nazionale varato dal precedente governo e modifica la legge urbanistica regionale 12/2005.

Nell’intento della maggioranza che l’ha approvato il piano vuole rilanciare il settore edile, incentivare il recupero edilizio per evitare ulteriore consumo di suolo e l’housing sociale ma per il Partito Democratico invece, che ha votato contro, questa una legge è utile per pochi. Nemmeno la maggioranza di centro-destra si è però dimostrata in realtà molto convinta nel portare il loro stesso provvedimento, visto che dopo quattro mesi di discussione il testo ha subito fino all’ultimo importanti modifiche proprio da parte di chi lo ha steso.

L’articolo che permetteva di rendere abitabili sottotetti costruiti in deroga alle norme regionali, uno dei più contestati dal Partito Democratico, è stato ad esempio modificato la mattina stessa in cui il piano è stato approvato,ritornando alla formulazione (pur già generosa) presente nella legge urbanistica vigente, con la differenza che sarà consentito costruire immobili fino a un metro e mezzo più alti di quanto previsto dalle norme comunali, esautorando così i comuni da ogni tipo di controllo sulla crescita del tessuto urbano.

Alto punto dolente è la questione inerente i parcheggi interrati, dove ci troviamo davanti ad una vera e propria deregulation con pericolose conseguenze sul sistema di smaltimento delle acque piovane dei comuni: infatti l’articolo 9 permette di derogare alle norme che limitano l’impermeabilizzazione del suolo per la realizzazione di autorimesse interrate negli stabili realizzati prima del 7 aprile 1989. Fortile critiche del PD sul rischio idrogeologico che si andrebbe così a creare, in quanto il provvedimento porterà ad una situazione di aumento delle probabilità di esondazione di fiumi come il Seveso.

Altro articolo molto discusso è quello che prevede che nei comuni sopra i 15.000 abitanti siano le giunte comunali ad approvare e adottare i piani attuativi conformi agli strumenti urbanistici vigenti e non più i consigli comunali, che sono così di fatto esclusi dalla pianificazione urbana. Se il problema è il rispetto dei tempi di attuazione non si risolverà sicuramente estromettendo i consigli comunali dall’approvazione dei piani attuativi.

Gli elementi positivi sono contenuti nell’articolo che riconosce un premio volumetrico a chi, recuperando immobili esistenti, realizza alloggi per l’affitto a canone moderato convenzionato o residenze universitarie: principio in parte vanificato dagli emendamenti della maggioranza che prevedono un premio volumetrico superiore (35%) a chi realizza immobili di pregio rispetto a chi realizza alloggi a canone moderato e sociale (20%) e che premia in maniera differenziata l’operatore privato rispetto al pubblico.

“Siamo riusciti comunque a far apportare modifiche importanti al testo - dice il consigliere regionale del Partito Democratico Franco Mirabelli- Abbiamo messo a segno due punti importanti: innanzitutto con un nostro emendamento abbiamo corretto che consentiva di poter demolire e ricostruire gli edifici senza rispettare il vincolo di sagoma, compromettendo l’equilibrio urbanistico delle zone interessate:con la nuova formulazione si limita la modifica alla sagoma solo se necessaria per armonizzare l’edificio con il contesto. Inoltre abbiamo fatto sì che gli immobili di terziario in disuso possano essere trasformati in residenziale destinando il 20% ad edilizia residenziale sociale: in questo modo si aumenta l’offerta abitativa, senza ulteriore consumo di suolo