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piccola_impresadi Thomas Pettinato

Un convegno nazionale per parlare alla piccola e micro impresa, ma soprattutto per ascoltare il cuore dell'economia italiana.

Il segretario Pierluigi Bersani ha scelto Monza e la Brianza per rilanciare il confronto con il mondo del lavoro autonomo e per ribadire il carattere territoriale del Partito Democratico, in alternativa a quello populista e demagogico della Lega Nord, non attenta ai veri bisogni degli imprenditori, che proprio sul territorio creano lavoro e sviluppo.

Il discorso di Bersani comincia con un'ammissione, che è anche una piccola autocritica, di una freddezza consolidatasi nel tempo tra il centrosinistra italiano e questa grande forza economica che attraversa il paese. Per il segretario questo convegno e la crisi economica internazionale portata dalle speculazioni finanziarie avallate dai partiti conservatori è una grande chance per il Partito Democratico di dimostrarsi cresciuto, pronto a sostenere quella che Bersani chiama “l’economia reale dell’Italia” e dare voce ai piccoli e medi imprenditori che sono stati traditi dalla mancata rivoluzione liberale, annunciata nel lontano 1994 e mai realizzata da Silvio Berlusconi e dalla destra. Per Bersani non si tratta di fare uno scambio politico, ma è la volontà di fare il bene dell’Italia, è la scelta del Partito Democratico per lo sviluppo del lavoro autonomo e della visione che ha il campo riformista di questo settore strategico dell’economia nazionale.

Secondo il leader democratico proprio l’eccezionalità della situazione italiana, unico paese ad avere avuto un governo che ha irresponsabilmente negato la crisi che già si scorgeva 3 anni fa e che ora si ritrova con il Pil dimezzato e una crescita lentissima, ha reso necessaria la scelta del governo tecnico, poiché il paese non era e non è in grado di affrontare una campagna elettorale.
Si deve fare presto, qui e in Europa. Non basta la revisione dei trattati, secondo il segretario del PD servono eurobond e una forte BCE, poiché è stata la miopia delle classi dirigenti europee che ha permesso alla finanza di esercitare quel suo strapotere causa della crisi, accentuando gli squilibri, senza alcun elemento di garanzia collettiva. E' qui che per Bersani si inserirà l’azione del Partito Democratico e del centrosinistra europeo.

E' fondamentale aver fiducia nelle nostre istituzioni democratiche. Bisogna restare uniti, in Italia e in Europa e anche se non ci si può aspettare che Monti governi come se fosse un membro del PD, noi lo sosterremo perché è necessario per il Paese, è per il bene collettivo.

Poi si farà linea comune contro il populismo, dando spazio alla società civile, rifiutando la demagogia. Una rassicurazione agli elettori: non ci interessa il 5% di voti che porta qualche sbruffone demagogo. Il loro tempo è finito. Ora il PD è il primo partito del paese ed è pronto a governare nell’interesse esclusivo degli italiani, secondo una nuova etica che possa portare quello sviluppo economico e quel rinnovamento culturale che l'Italia aspetta da tempo e di cui ha tanto bisogno per uscire, più forti, dalla crisi economica internazionale.


Il PD ha le sue proposte, rassicura il segretario, tra cui anche la tanto discussa patrimoniale, strumento necessario per applicare finalmente il principio di equità e non lasciare il peso della crisi a carico solamente di lavoratori, famiglie e imprese. L’uguaglianza, la democrazia, l’equità creeranno condizioni favorevoli allo sviluppo e all’uscita dalla crisi attuale.