Partecipazione e società civile, etica della politica, dei politici e del nostro paese in generale, un nuovo concetto di tutela del suolo, basta precariato selvaggio.
Questi i principali slogan che ho sentito nel corso della tappa bolognese di “Prossima Fermata Italia”. Tra i tanti volti che si sono avvicendati nelle giornate di sabato 22 e domenica 23 novembre, in un format che prevedeva un confronto a due su temi specifici (democrazia, scuola, cultura e informazione, economia e fisco, lavoro, consumo di suolo e ambiente), non ho invece mai sentito la parola “rottamare”. E come ho sentito anche dire dalla Presidente del nostro partito Rosy Bindi il lunedì successivo a Otto e mezzo su La 7, tutto si è parlato tranne che di divisione.
Le due giornate sono state condotte dal “nostro” Pippo Civati e Deborah Serracchiani, sul palco a dirigere l’alternarsi degli ospiti e a commentare le idee che uscivano al termine di ogni confronto.
Tutto quanto è emerso nel corso della kermesse si può leggere (e i materiali prodotti, compresi i video, sono numerosi) sul sito http://www.prossimaitalia.it/, dove sono tra l’altro postati in pdf Risposte, oltre che proposte, ai problemi degli italiani e all’emergenza che viviamo, infilate scherzosamente in dei cartoni per la pizza per essere consegnati a domicilio al Partito Democratico, certo, ma soprattutto ai militanti, agli attivisti, a quella società civilissima che può dare, se coinvolta, un contributo decisivo, e attraverso tutti loro a tutti quei cittadini che vorranno ascoltarci. Nella speranza che siano tanti, così come tanti erano in piazza durante il nostro weekend (in corsivo le citazioni direttamente dal sito della manifestazione).
Da parte mia, esco da questa esperienza convinto sempre più che non di antipolitica abbiamo bisogno oggi in Italia, ma di innovare la politica, secondo le idee (ma non solo) che hanno costituito le parole chiave attorno a cui si sono mosse queste giornate.
Innovare ad esempio le modalità di partecipazione, dando maggiore spazio alla società civile soprattutto per quanto riguarda la fase di ascolto, senza “pretendere” di incorporarla nei partiti.
Nei partiti invece controllare che ai vari livelli (soprattutto quelli locali) la nomina dei “dirigenti” tenga conto non dei “bilancini” che definiscono quote di “correnti” o “fazioni”, ma guardare di più alle competenze.
Innovare vuol dire avere un’etica del fare politico anche nel momento della ricerca delle alleanze, dove non bisogna far contare solo la chimica delle percentuali di voto dei partiti ma anche la biologia delle idee che li accomunano (e qui rubo la metafora ad una compagna siciliana che, intervenuta prima del sindaco di Napoli De Magistris, con questo sue splendide parole gli ha quasi rubato la scena).
I temi trattati sono stati davvero tanti e qui davvero non ho la possibilità di illustrarli tutti; per questo nuovamente rimando al sito della manifestazione, dove è possibile trovare tantissimo materiale prodotto durante questi due giorni.
Ora però è il momento di agire e battersi per attuare queste (o altre) proposte di rinnovamento della politica, oppure aumenterà sempre di più la sfiducia nei partiti e l’antipolitica, che farà probabilmente solo comodo a qualcuno ma male a un partito come il nostro.