Intervista a Pier Luigi Bersani di Benedetta Ravizza - L'Eco di Bergamo. «Ricordo che sono stato io, negli ultimi mesi, a sollevare il tema di una Lega che dice Roma ladrona e poi vota le leggi per i quattro ladroni di Roma; io ho fatto votare contro un decreto sulla fiscalità comunale che mette patrimoniali sulle piccole imprese e non c`entra niente col federalismo; io ho detto che il 17 marzo si festeggia»
Nessuna tattica o «appeasament», pacificazione. L`intervista alla «Padania» è piuttosto «una linea». Tradotto dal gergo bersaniano «una sfida alla Lega, di fronte al tramonto dei berlusconismo». È lo stesso segretario nazionale del Pd a spiegarlo, dopo aver letto su «L`Eco» di giovedì il commento dei vicedirettore Franco Cattaneo. «Noi non vogliamo l`alleanza con la Lega, né tanto meno rincorrerla - dice Pier Luigi Bersani -. Però se stacca la spina al governo Berlusconi, garantiamo di essere pronti a portare fino in fondo il federalismo. La nostra è la posizione combattiva di un partito autonomista che su questi temi non si accoda a nessuno».
L`intervista al giornale del Carroccio, però, sembrava più un occhiolino che una frustata.
«In realtà è una sfida, l`annuncio di una battaglia. Siamo partiti alternativi, con piattaforme diverse. Non intendiamo fare sconti alla Lega».
Ma ultimamente siete sembrati più soft.
«Ricordo che sono stato io, negli ultimi mesi, a sollevare il tema di una Lega che dice Roma ladrona e poi vota le leggi per i quattro ladroni di Roma; io ho fatto scrivere i manifesti "Slegati"; io ho fatto votare contro un decreto sulla fiscalità comunale che mette patrimoniali sulle piccole imprese e non c`entra niente col federalismo; io ho detto che il 17 marzo si festeggia».
Quindi qual è il messaggio lanciato alla Lega?
«Che se tiene attaccata la spina al governo Berlusconi in nome del federalismo, non accettiamo questo alibi. Non vengano a raccontare che per fare il federalismo bisogna tenere su il miliardario».
L`alleanza Lega-Berlusconi è al capolinea?
«La Lega, che sa che i tempi di Berlusconi si accorciano, vuol portare a casa una bandiera purchessia, ma in quella bandiera, fin qui, non c`è il federalismo. Berlusconi, disinteressato ai federalismo, vuole tenere agganciata la Lega per fare approvare il processo breve e passare la nottata».
Quindi mettete il dito tra moglie e marito.
«Noi denunciamo questa cosa e diciamo: non c`è ragione di nascondersi dietro il federalismo se si vuole tenere in vita Berlusconi».
E tendete la mano sul federalismo.
«Il Partito democratico, a profonde radici autonomistiche, garantisce che, anche senza Berlusconi, la discussione per portare a esito il federalismo ci sarà, naturalmente nel confronto tra piattaforme diverse, ma tra partiti, pur alternativi, che hanno a cuore un assetto autonomistico».
Qual è la vostra idea di federalismo?
«Siamo federalisti prima di loro: noi abbiamo fatto l`articolo 119 della Costituzione, noi siamo per un`Italia delle autonomie, e per noi l`autonomia è il modo più efficiente di tenere insieme il Paese e arrivare a comuni standard di servizi. Le culture che sono alla base dei Pd hanno inventato tutto ciò che c`è delle politiche locali. La Lega, invece, ha inventato solo le ronde che si sono perse nel bosco. È nell`essenza del Pd una battaglia per un federalismo che unisce. Noi siamo pronti a discutere».
L`obiettivo è quindi mandare a casa Berlusconi?
«Il Paese ha bisogno di un passo indietro di Berlusconi, è un`esigenza. Basta guardare i giornali dei mondo, l`impossibilità ad affrontare un qualsiasi problema reale di questo Paese, che è in una drammatica emergenza. Chi tiene su Berlusconi si prende una responsabilità enorme».
Siete alle elezioni
«Le chiedo anche subito».
Alleati con la Lega?
«Non sto chiedendo alleanze alla Lega. L`alleanza la chiedo a tutte le forze che oggi sono all`opposizione, su una base programmatica, per costruire una nuova Repubblica. Alla Lega dico che sul federalismo noi ci siamo. Non sono mai stato d`accordo con chi aveva la puzza sotto il naso nei suoi confronti, la riconosco come forza popolare e autonomista, però deve tornare al punto di partenza, uscire dalle sue ambiguità».
Questi discorsi non rischiano di disorientare l`elettorato del Pd?
«Sono convinto che il mio elettorato, soprattutto al Nord dove c`è la Lega, capisce quello che sto dicendo, che è una posizione combattiva di un partito autonomista».
Sull`immigrazione, però, è sembrato un po` troppo buonista nei confronti della Lega.
«Non direi mai che decine di migliaia di eiettori della Lega, a Bergamo come a Treviso, sono razzisti, né lo direi del ministro Maroni. Metto in guardia però da un certo "localismo difensivo" e dall`idea "ciascuno a casa sua" seminati dalla Lega, perché possono incoraggiare pulsioni anche razziste. Siamo critici sui- le politiche dell`immigrazione e per noi un bambino figlio di immigrati che nasce in Italia è italiano». E nel Pd la sua posizione sulla Lega come è stata presa?
«In prima battuta c`è stato qualche fraintendimento, e su Face- book si sono scatenate le reazioni. Però devo dire che a cominciare dai nostri amministratori del Nord ho avuto solo convinta adesione». Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, sulla «Stampa», non sembrava così convinto.
«Renzi lo dò per saputo. Se dico A, lui dice B».
Ce la dà la ricetta dello «spiedino padano»?
«Quella è una metafora nata a una Festa della Lega, dove a 50 metri dal dibattito c`eralagriglia. Il messaggio di fondo è: la Lega, che nasce negli anni `80 come partito autonomista, antiburocratico e anticorruzione, come si è ridotto? A sostenere Palazzo Grazioli a Roma e una persona che mette in mano a una minorenne 187 mila euro in due mesi, al netto di regali e gioielli?».