Donne in piazza contro Berlusconi. Quasi diecimila in piazza Scala per chiedere le dimissioni del premier e una svolta. Alla manifestazione hanno aderito personaggi della cultura, associazioni e la Cgil
Lulù, tre anni, la sciarpa bianca allacciata sul collo, è la mascotte della piazza; è un setter con il pelo fulvo e Liliana, la sua padrona, ha messo addosso anche a lei la fotocopia di una carta di identità. Mario, idraulico, di un´associazione di Baggio, tiene il filo di un palloncino speciale: gonfiati, mossi dall´aria, ballano in alto un maiale - che di nome fa Papi - e tre galline di plastica. Maria, maestra elementare, tiene un cartello: è la fotocopia ingrandita di un tema della sua classe, una seconda, e dice "Berlusconi si vuole fidanzare con una giovane di 17 anni". C´è chi ha scritto, beffardo, "Meno male che Ilda Boccassini c´è".
Donne e uomini, con la sciarpa bianca in segno di lutto. Operai, impiegate, avvocate, architetti, giornaliste, ricercatori, commessi; insomma l´altra Italia, quella che si alza presto al mattino, ha cominciato da Milano la lunga marcia contro il governo. Come manda a dire Susanna Camusso: "Questo è solo l´inizio di una mobilitazione più generale ed è il segno che le donne sono sempre in prima fila nell´impegno a sostegno della libertà e della dignità di tutte e tutti". E come in piazza ritmano a una sola voce: "Di-mi-ssioni, di-mi-ssioni".
C´è un gelo pungente e dunque ancora di più le organizzatrici del presidio, nato sul passa parola, allargato a molte associazioni femminili, ai sindacati, ai partiti, la raccontano come una grande vittoria: siamo diecimila, dicono, e, anche se esagerano, piazza della Scala è davvero un gran colpo d´occhio. Soprattutto è davvero la piazza della gente "normale". Su un piccolo palco che dà le spalle a Palazzo Marino, sede del comune amministrato da Letizia Moratti, un sindaco che non ha ritenuto di spendere una sola parola di critica per i "comportamenti privati" del suo leader politico, si alternano attori che leggono i messaggi recapitati.
Quello di Rosy Bindi, "non siamo donne nella sua disponibilità", è salutato da un applauso infinito. Quello di Giuliano Pisapia, candidato sindaco per il centrosinistra, accende una forte speranza. Quello di Franca Rame strappa amare risate: "Silvio ama le donne, soprattutto a seno scoperto e senza slip". Intanto per le strade del centro di Firenze è sfilato un altro corteo con pentole e mestoli al grido di "l´Italia non è un bordello", e a Udine le donne sono scese in piazza con le sveglie per dire che "è arrivata l´ora di svegliarsi e reagire".
Nelle piazze e sul web. Con le vecchie bandiere ma anche solo con la fantasia di chi reagisce "perché non se ne può più". Fino a domenica 13 febbraio è un overbooking di presidi, cortei, raccolte di firme, manifestazioni. Venerdì e sabato il Pd raccoglierà nei gazebo "dieci milioni di firme" per le dimissioni del premier. Sabato 5, di nuovo a Milano, è Libertà e Giustizia, forte delle 80mila firme già raccolte, a invitare tutti a reagire: ospiti saranno Umberto Eco, Gustavo Zagrebelsky, Roberto Saviano, Paul Ginsburg. Domenica 6 il popolo viola invita ad Arcore: non a una festa, ma a una sfilata vicino a casa del premier, per invitarlo ad andare in procura "a discolparsi dei gravi reati di cui è accusato".
E ancora: il 12 sit-in anche a New York, Barcellona, Londra, sull´onda dello slogan "L´Italia non è una Repubblica fondata sulla prostituzione". Mentre domenica 13 c´è in programma di tutto: da Articolo 21, che vuole così pareggiare l´eventuale chiamata alla piazza di Berlusconi, alla mobilitazione che le donne hanno intitolato "se non ora, quando?", fino al presidio davanti al Palazzo di giustizia di Milano invocato da Michele Santoro, Barbara Spinelli e Marco Travaglio.
da milano.repubblica.it - di Cinzia Sasso