Scritto da Andrea Campora
Una cosa è certa. Coloro che hanno partecipato al dibattito pubblico "La variante al PGT: le mani sulla città?" tenutosi nei locali della circoscrizione 5 lunedì 22 novembre scorso, hanno ben compreso, usando le parole di Roberto Scanagatti, che "le scelte che si faranno nei prossimi mesi in consiglio comunale incideranno sui destini nostri e dei nostri figli".
Non è una frase ad effetto. Il Piano di Governo del Territorio (PGT) è lo strumento che una giunta comunale ha per progettare il suo modello di città. E il PGT non incide solo sull'aspetto esteriore della città (l'edilizia), ma impatta tutti gli aspetti che caratterizzano un territorio: il lavoro, la salute, la mobilità, l'ambiente, la sicurezza, la casa, i servizi, il tempo libero. Nel suo realizzarsi condiziona e rimodula la qualità della vita dei cittadini, spesso in modo irreversibile. Ecco perché è necessaria questa opera di sensibilizzazione e di informazione su quanto sta per accadere nella nostra città.
Come hanno sottolineato i relatori della serata, Roberto Scanagatti (capogruppo del PD in consiglio comunale), Giorgio Majoli (Urbanista) e Marco Sala (Segretario del PD di Monza), ciò che la giunta Mariani si appresta ad approvare e qualcosa di più di una semplice variante, perchè distrugge le fondamenta dell'PGT del centrosinistra. Il PGT vigente, adottato dalla giunta Faglia nel 2007, si basa sul mantenimento del cosidetto "parco di cintura urbana" (così definito nel Piano Regolatore dall'Architetto Benevolo che, pensate un po', era stato realizzato nell'1993 dalla precedente amministrazione del Sindaco Mariani). Il parco di cintura non ha solo la funzione di riduzione della CO2, ma anche di barriera rispetto all'indistinto metropolitano dovuto allo sviluppo urbano dell'hinterland milanese verso la città di Monza. Al contrario la variante in approvazione realizza su queste aree verdi i cosiddetti "poli della città rinnovata" cancellando nei fatti gran parte di queste aree verdi. Ecco perchè secondo Scanagatti "Innestare sul piano vigente una variante di questo tipo, è come rifare il PGT da capo. La variante è, nella pratica, un nuovo PGT".
Il problema principale è che si tratta di una variante senza limiti di edificabilità definti e sembra essere stata scritta per rendere difficile capirne le dimensioni complessive, come ha sottolineato Giorgio Majoli che da membro del gruppo tecnico del PD la ha studiata a fondo. "Le volumetrie totali sono praticamente indefinite perché tutto è lasciato alla negoziazione tra il privato e il pubblico". Infatti, mentre il PGT del 2007 preservava le aree verdi e definiva per ciascun ambito i volumi destinati all'uso residenziale e per i servizi e le aree utilizzabili per i parcheggi o da destinare a verde pubblico, nella variante del centrodestra queste informazioni sono limitate a un generico indice di edificabilità che il privato potrà comunque ricontrattare con il comune in cambio della partecipazione adalcuni progetti strategici, come ad esempio la monorotaia che dovrebbe correre sopra il canale Villoresi (sul quale per altro esistono dei vincoli paesaggistici...).
Ma nonostante la complessità, il gruppo tecnico è riuscito fare una stima di massima delle volumetrie in gioco e il risultato è a dir poco sconvolgente: la variante proposta dalla giunta Mariani prevede di riversare sulla città e su gran parte delle aree verdi, 4 milioni di metri cubi di cemento, l’equivalente di 2 quarteri grandi come S.Rocco o di 400 palazzi di 8 piani.
La ragione di tutto questo non è chiara e la variante, nella parte di valutazione strategica (VAS), non la riporta. Per giustificare una tale cementificazione, si dovrebbe immaginare che la popolazione passi dagli attuali 120'000 a più di 160'000 abitanti. Ma i dati demografici dicono esattamente il contrario: l'andamento della popolazione Monzese è il leggera diminuzione negli ultimi 20 anni, come confermato dai dati pubblicati dallo stesso comune sull'ultimo numero di tuaMonza e dall'andamento demografico di tutti i grandi capoluoghi del nord Italia. Allora perché prevedere 40'000 abitanti in più? Si pensi cosa significherebbe questo in termini di traffico soprattutto visto che, da un punto di vista viabilistico, la variante ricalca esattamente il PGT vigente che però è basato su una popolazione (e su un numero di veicoli circolanti) inferiore del 25%.
Occorre tenere conto anche degli effetti negativi dal punto di vista idrogeologico. Le aree verdi oggetto della variante filtrano le acque piovane e fungono da vaso di espansione per l'esondazione del Lambro. Con la cementificazione questa funzione verrebbe meno e il rischio di allagamenti sarebbe maggiore. Uno dei cittadini presenti all'incontro è intervenuto spiegando inoltre che la cementificazione avrà delle ripercussioni anche di carattere climatico: è un dato di fatto che le zone fortemente urbanizzate hanno una temperatura media superiore a quelle lasciate a verde. Questo implica che nei mesi estivi aumenterà l'utilizzo di energia per il condizionamento, che aggiunta a quella necessaria al riscaldamento invernale, porrà alla città il problema del reperimento dell'energia necessaria e dell'inquinamento conseguente alla necessità di produrla.
Giorgio Majoli ha ricordato ai presenti che, anche se solo una minima parte della variante fosse realizzata nei prossimi anni (come sostiene la giunta da qualche settimana per buttare acqua sul fuoco), una volta che un'area fosse dichiarata edificabile diventerebbe molto oneroso per il comune riportarla ad area verde. Quindi, a lungo termine, è molto probabile che queste aree finiranno con l'essere edificate: ecco perché le decisioni che prenderà il consiglio nelle prossime settimane potranno avere ricadute pesanti sui nostri figli. Ancora oggi sentiamo gli effetti positivi e negativi del piano regolatore Piccinato della fine degli anni 60'.
Secondo Scanagatti, i tre anni persi dall'ex Assessore all'urbanistica Paolo Romani (oggi Assessore all'Expo e Ministro dello sviluppo economico, unico caso in tutta Italia) per realizzare la variante potevano essere impiegati per dare alla città le risposte di cui ha bisogno, realizzando il piano della mobilità e riqualificando le aree dismesse, senza cioè ulteriore consumo di suolo, accompagnando queste iniziative con un piano di edilizia pubblica residenziale a favore dei giovani e delle famiglie.
La vicenda della variante al PGT è parallela alle vicende nazionali: per risolvere il problema di uno si manda tutto a rotoli. La vicenda della Cascinazza e della sua cessione sembra essere all'origine di tutto e Scanagatti mette in guardia i cittadini dai pericoli di una operazione come questa: "In una situazione di crisi economica come quella che stiamo vivendo in questi mesi (ci sono 290 tavoli di crisi aperti), coloro che entreranno in possesso dei terreni resi edificabili, come quelli che sono oggetto della variante, sono probabilmente coloro che non possono giustificare la provenienza del denaro necessario all’acquisto. Se questa è la situazione il consiglio comunale e i cittadini dovranno vigilare attentamente su quello che accadrà nei prossimi mesi".
La domanda più ricorrente da parte dei presenti è stata: cosa è possibile fare per fermare la variante? Marco Sala ha sottolineato che l'assemblea cittadina del PD ha chiaramente espresso il suo "NO" alla variante, ma i numeri in consiglio sono ancora a favore della giunta e quindi una pensare a agire con il solo ostruzionismo d’aula porterebbe solo a ritardare di qualche settimana l'approvazione. La strategia del gruppo consigliare, ha aggiunto Scanagatti, sarà quella di avanzare proposte alternative in consiglio per obbligare la maggioranza a esprimere il suo parere negativo e contemporaneamente proseguire il lavoro di sensibilizzazione e informazione dei cittadini su quanto il centrodestra si accinge a fare. Se i monzesi faranno sentire la propria voce le cose potranno cambiare perché ha ricordato che "un consigliere vive in un quartiere e ci mette la sua faccia. Voltarla ai cittadini che lo hanno votato è sempre difficile".
Il Piano di Coordinamento Provinciale (PCP) potrà bloccare la variante al PGT? Majoli ha spiegato che la provincia ha avviato la procedura per fare il PCP, ma la sua approvazione è ancora lontana. Attualmente è in vigore quello della provincia di Milano che impedisce a un comune di predisporre una variante se non ha ancora consumato il 75% del suolo previsto dal PGT. Il PCP vigente potrebbe quindi diventare un ostacolo per la giunta Mariani, ma, in ogni caso, l'amministrazione provinciale si limiterà ad esprimere solo un "parere" che il consiglio comunale potrà non tenere in considerazione. Ciò non toglie che una associazione o un comitato di cittadini possano fare ricorso appellandosi al parere espresso dalla provincia.
La conclusione della serata è stata affidata a Marco Sala che ha ribadito l'importanza di fare in modo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità davanti alla cittadinanza. Sensibilizzare e informare i cittadini, oltre che essere garanzia di democrazia, obbligherà coloro che stanno compromettendo il futuro della città di venire allo scoperto. Fermare la variante è ancora possibile e il PD di Monza ci proverà fino all'ultimo.