Qualche giorno fa un giornalista ha chiesto all’assessore Sassoli a che punto fosse il contenzioso tra il Comune e la ditta Sangalli che la precedente Amministrazione ha provato a chiudere.
La risposta è stata: “Non è così, quello è stato un bluff elettorale dell'ex sindaco Scanagatti: non è stato stracciato l'accordo del 2015, ma si è solo dato incarico a un avvocato di valutare la rescissione di quel contratto. Cosa che non è stata fatta altrimenti Monza avrebbe subito dovuto ridare alla Sangalli 4,8 milioni già ricevuti, oltre ai soldi per i periodi successivi: circa 9 milioni e sarebbe stato insostenibile per il Comune. (…) L'appalto c'è e va rispettato fino alla fine, ma stiamo già pensando al bando del 2019. Vogliamo arrivare a un nuovo servizio che restituisca una città pulita, più vivibile e con un'innovativa gestione dei rifiuti.”
Dichiarazioni che, oltre a non corrispondere alla realtà, ci fanno scoprire alcuni dettagli interessanti.
Cominciamo dai fatti. Con la delibera del 30 maggio 2017 la giunta Scanagatti decide di “procedere alla risoluzione della scrittura privata sottoscritta in data 20.1.2015 e che al tal fine deve essere instaurato apposito giudizio avanti la magistratura competente.”
Funziona così: i contratti non si “stracciano”, ma si revocano secondo le regole. Al legale non è stato richiesto quindi un parere, ma di procedere con la causa (leggi qui).
All’assessore questo non basta? Forse non sa – o finge di non sapere – che nel frattempo il Comune aveva provveduto a trattenere gli importi ritenuti indebitamente fatturati dalla Sangalli (all’epoca della delibera erano € 1.007.984,84 per somme versate in eccedenza a titolo di indicizzazione dei canoni, oltre ad € 192.390,51 per extrachilometraggio per il trasporto dei rifiuti fino all’impianto di Montello).
Il carteggio è voluminoso e può darsi che la Sassoli non abbia avuto il tempo di leggerselo tutto, altrimenti avrebbe evitato di incorrere in almeno due altre inesattezze, queste sì molto preoccupanti.
La prima, nel prendere le parti della Sangalli (sic!), si spinge ad affermare che il Comune dovrebbe restituire le somme già trattenute. E perché mai, se le inadempienze sono dell’impresa? Quindi significa che il Comune ha deciso di revocare l’incarico al legale e di soprassedere, dichiarandosi sconfitto prima ancora di giocare la partita?
La seconda è ancora più inquietante: se la scadenza del contratto è fissata al 30 settembre 2018, perché l’assessore fissa la data del bando al 2019? Domande alle quali la Sassoli potrebbe non rispondere perché sulla stampa ci va lei ma, abbiamo scoperto, a occuparsi della faccenda è l’assessore Di Oreste. Almeno questo è quello che risulta dalla lettera che abbiamo acquisito dopo aver richiesto un accesso agli atti (leggi qui). Si tratta tutto sommato di una scelta che, seppur tardiva, mette una pezza ad una situazione altrimenti imbarazzante, considerato che all’epoca dell’affidamento dell’appalto alla Sangalli, Sassoli sedeva insieme a Maffè e Allevi in Giunta.
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