Nella seduta di Consiglio Comunale di Giovedi 5 Maggio, l'aula ha approvato all'unanimità una mozione presentata dal gruppo del Pd, relatore il consigliere Franco Monteri, dal titolo: Riconoscimento Lingua Italiana dei Segni LIS.
In aula erano presenti diversi cittadini, soci dell'ENS, che hanno potuto seguire le fasi del dibattito grazie alla presenza di un interprete della lingua dei segni, messo a disposizione dal gruppo del PD.
La mozione illustra il percorso e le azioni messe in atto dall'Ente Nazionale Sordi ENS, per chiedere il riconoscimento della LIS quale lingua propria della comunità dei sordi.
A tale proposito l'ENS, ente riconosciuto con L.12 del maggio 1942 e nr.698 del 21 agosto 1950, ha presentato in parlamento il disegno di legge nr.1151, in data 11 ottobre 2013, col titolo:
"Disposizioni per la rimozione delle barriere di comunicazione, per il riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni (LIS) e della LIS tattile, nonche per la promozione delle persone sorde, sordo-cieche e con disabilità uditiva in genere" e che tale disegno di legge non viene nemmeno posto in discussione nelle commissioni competenti.
La mozione si conclude con una parte dove si impegna la Presidenza del Consiglio, del Sindaco e della Giunta a sollecitare il Parlamento Italiano affinchè promulghi questa legge, a compiere lo stesso atto con Regione Lombardia affinchè riconosca con un proprio disegno di legge, la LIS a livello Regionale e a sostenere le persone sorde, presenti sul nostro territorio comunale attraverso la messa a disposizione di un servizio di interpretariato LIS.
A tale proposito il relatore a presentato una formale richiesta di prevedere, nell'ambito dei corsi di formazione del personale, un corso base per interprete della LIS da far seguire a 2/3 operatori comunali scelti nei settori che sono maggiormente a contatto con il pubblico.
L'Assessore Bertola, nel suo intervento, a sottolineato come sia già forte il legame e la collaborazione con l'ENS, legame che si rinforzerà a breve con la stesura di una convenzione, a livello di ambito (Monza, Brugherio e Villasanta), che permetterà ai molti soci di avere a disposizione un servizio di accompagnamento e di supporto per lo svolgimento di particolari azioni di vita.
Oggi la Lis è utilizzata non solo da gran parte della popolazione sorda ma anche da un numero crescente di persone udenti, in primis dai familiari, ed'è già prevista in alcune fonti normative italiane. Il riconoscerla non solo sarà garanzia di servizi uguali e qualificati per tutti ma permetterà di standardizzare, migliorare e controllare i criteri formativi degli operatori che già lavorano a diverso titolo nelle scuole, nei tribunali, nelle università e questo senza trascurare il fatto che verrà facilitato l'accesso ai servizi per molti cittadini come ad esempio quelli di tipo sanitario.
Abbiamo parlato molto in quest'aula di barriere architettoniche, noi pensiamo che il vero problema siano le barriere culturali che spesso impediscono a molte persone non solo di godere pienamente dei servizi presenti sul territorio ma di vivere e respirare appieno il significato di partecipazione attiva alla vita e alla crescita della comunità.
Che cosa dobbiamo o possiamo fare.
Innanzitutto cambiare il modo di pensare.
Personalmente ritengo non serva continuare a fare progetti dedicati, e nemmeno parlare di inclusione sociale, un termine questo che a mio parere andrebbe cancellato non solo dal linguaggio degli operatori ma sopratutto da quello della politica. Includere significa far entrare qualcuno in un gruppo, e questo significa che c'è qualcuno che sta fuori ed'è necessario promuovere azioni o interventi che lo rendano parte di un tutto.
Ma chi siamo noi per decidere chi sta dentro e chi sta fuori?
Se per definizione non fosse considerato fuori l'azione da promuovere sarebbe finalizzata a mantenerlo all'interno, dove ha un suo posto e una sua funzione ben chiara e stabilita.
Noi dobbiamo partire dal presupposto che tutti stanno dentro e se per qualcuno cosi com'è è difficile a noi spetta il compito di intervenire per trovare le giuste strategie e mettere in campo gli strumenti per renderlo possibile.
Ed è proprio questo l'obiettivo si questa mozione.
Non dobbiamo pensare di rendere uguali tutti i diversi ma permettere a tutti gli uguali di essere diversi.
Se questo sarà il nostro pensiero futuro allora possiamo credere ad un progetto di città dove la Coesione Sociale sarà un fattore determinante per lo sviluppo della nostra comunità.
Una comunità dove la cultura del diritto avrà finalmente avuto il sopravvento sul pietismo e la compassione.
Report