Ci riceve nel suo ufficio, al secondo piano del palazzo comunale di piazza Trento e Trieste. Competente e determinata, gentile e premurosa, Cherubina Bertola copre il doppio ruolo di vicesindaco e assessore alle Politiche sociali, con deleghe alle pari opportunità, alle politiche migratorie, ai piani di zona, al volontariato e alle politiche abitative.
Compiti tanto importanti quanto impegnativi, i cui risvolti, spesso complicati, finiscono purtroppo per essere sbattuti nelle prime pagine dei giornali locali senza il dovuto approfondimento o la dovuta sensibilità.
Cherubina, quali sono le principali questioni al centro del tuo operato?
Di sicuro ad ora il focus principale è quello che riguarda le politiche abitative. È lì che stiamo concentrando i nostri sforzi. Nel corso di questi due anni abbiamo lavorato coinvolgendo tutti i soggetti interessati alla questione per creare strumenti operativi condivisi. L’adeguamento dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica è stato imposto dallo stato. Noi, a livello comunale, ci siamo battuti per riuscire a dilazionare l’aumento in cinque anni, al posto dei tre canonici. Inoltre abbiamo revisionato uno per uno tutti i 1492 alloggi di edilizia comunale presenti in città: i sopralluoghi ci hanno permesso di ricomporre i canoni e di abbassare di 2 euro al metro quadro le spese condominiali relative al riscaldamento per le fasce più basse, A1 e A2.
Quali altre attività avete realizzato?
Nel corso dell’ultimo anno e mezzo abbiamo partecipato a tutte le assemblee dei condomìni che riuniscono diverse tipologie di alloggi: prima questo non succedeva. Ora la nostra voce si sente in modo molto più forte. E poi abbiamo attivato due volte i bandi di assegnazione ordinaria e altre due volte i bandi di assegnazione in deroga: in questo modo sono state create quattro finestre che hanno permesso agli uffici di rivedere la situazione e garantire un’assegnazione coerente a quanti si trovano in situazioni di grave difficoltà.
Alcuni degli alloggi avevano però il problema di non essere più a norma.
Esatto. Dei circa 90 alloggi da assegnare, 40 saranno risistemati entro il 2014. Gli altri 50 saranno pronti nel 2015.
Si tratta di un’operazione che ha richiesto la sinergia di più uffici, vero?
Esattamente. E l’aver inserito l’ufficio alloggi nell’ambito di competenza dei servizi sociali ha è stata di sicuro una scelta vincente, oltre che lungimirante. In questo modo abbiamo avvicinato, e quasi unito, le richieste di chi ha bisogno alle risposte degli uffici competenti. 23 dei 40 alloggi saranno ristrutturati grazie a un progetto di Regione Lombardia a cui hanno partecipato, lavorando in sinergia, l’ufficio alloggi e l’ufficio manutenzione.
Sulla questione delle politiche abitative si lavora poi da più versanti.
Sì, è così. Del resto non si trovano in situazioni difficili solo gli inquilini delle case comunali: anche molti privati fanno fatica. Così, in sinergia con la Prefettura e i cinque ambiti territoriali brianzoli, la Caritas, la Fondazione Monza e Brianza e le banche, stiamo cercando di stendere un protocollo condiviso sia per attuare eventuali interventi in emergenza, sia per riuscire ad intervenire all’insorgenza delle prime difficoltà economiche. Abbiamo poi partecipato al progetto regionale “Agenzia per la casa”: siamo in attesa di conoscerne la valutazione. Si tratta, in poche parole, di interrompere un circolo vizioso e attivarne uno virtuoso. Da un lato abbiamo la difficoltà, da parte di un inquilino, di sostenere il peso di un affitto; dall’altro abbiamo tantissimi alloggi sfitti. Il comune si inserisce in questa situazione nelle vesti di garante. Protegge l’affittuario, garantendo per lui, a patto che il proprietario riduca l’affitto. Nel corso del 2013 gli interventi attuati in situazioni di emergenza hanno richiesto un budget di circa 400mila euro; nel 2014 la spesa sostenuta dal comune per dare un tetto a chi è stato sfrattato è salita a 600mila euro: prima gli interventi erano sporadici, ora sono sistematici.
Quali sono le famiglie che si trovano più in difficoltà?
Sicuramente quelle straniere. Abbiamo lavorato molto sul versante stranieri, magari da poco in città, e su quello dei cittadini che vivano in situazioni di grave emarginazione. Stiamo cercando di rendere i servizi offerti dal comune sempre più efficienti: ora, ad esempio, lo Spazio Anna ha un’apertura diurna. Abbiamo migliorato la qualità il piano attuato per combattere il freddo e non abbiamo mai interrotto il servizio docce.
Si sentono dire molte, troppe cose scorrette sul sostegno dato ai profughi. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono quelli che arrivano dalla Siria.
Già. Il comune per questa nuova ondata di profughi ha riattivato la possibilità di usufruire della struttura presente in via Spallanzani: gli unici soldi che spende sono quelli relativi alla luce e al riscaldamento. Per il resto, i 30 euro al giorno a profugo a disposizione di chi gestisce le accoglienze, provengono dal Ministero degli Interni, che li recupera da fondi comunitari predisposti ad hoc. Funziona così da quando è stato attivato lo SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati circa otto anni fa. Il Ministero gira le quote alle Prefetture e le Prefetture le distribuiscono ai soggetti del terzo settore disponibili alla gestione dell’emergenza.
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