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arre-dismesse-3Dopo tre sedute di dibattito in Consiglio Comunale è stato finalmente approvato il Documento di Inquadramento. Cosa significa questa strana espressione per addetti ai lavori?

Sostanzialmente è il via libera alla potenziale riqualificazione di 21 aree dismesse presenti nella città di Monza.

Perché solo aree dismesse?

Perché, come da nostro programma presentato durante la campagna elettorale, si vuole dare uno stop al consumo del suolo e si elimina il degrado urbano, rendendo alla città nuovi spazi attualmente occupati da ruderi o da fabbriche vuote o inagibili da parecchi anni.

Cosa nascerà in questi spazi?

Il Piano prevede diverse funzioni proprio per poter soddisfare la molteplicità di richieste da parte della città e degli operatori:

·         Edilizia Residenziale privata, ma anche sociale

·         Commercio

·         Terziario e Produttivo

·         Strutture ad uso Pubblico.

Tutte le nuove edificazioni dovranno rispettare criteri di efficienza energetica di classe A o superiore.

In ognuna delle 21 aree verranno ceduti spazi al Comune da riservare alla cittadinanza in modo da avere complessivamente più luoghi vivibili e di aggregazione:

·         spazi verdi

·         nuove piazze

·         parcheggi

·         parco pubblico

·         impianti sportivi

·         ciclostazione

·         casa della musica

·         spazi museali

·         auditorium

·         area dedicata a nuove imprese e start up

Il tutto sarà legato da un filo conduttore: la predisposizione di piste ciclabili per collegare i nuovi spazi con il resto della città anche con la mobilità lenta.

Si è cercato di tutelare alcuni edifici con valenza di archeologia industriale, chiedendo a chi interverrà, di recuperare parzialmente tali strutture a memoria della vocazione produttiva della nostra città.

Il Documento ha anche la funzione di dare certezze agli operatori in modo da fare da volano per nuova occupazione locale nel settore dell’edilizia e nel suo indotto.

Intervento del Cons. Guarnaccia (PD)

Prima di tutto vorrei richiamare l’attenzione al fatto che in questi giorni il consiglio provinciale si accinge a votare il PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale). Il documento adottato circa un anno fa è stato modificato grazie anche ai nostri consiglieri in Provinciai quali hanno saputo dare suggerimenti in linea con le indicazioni fornite dalla Regione. Esse vanno principalmente verso due direzioni:

1.      Ampliamento e definizione accurata degli strumenti di compensazione.

2.      Intervenire con più decisione sulle aree dismesse.

Credo che nonostante le parole di critica venute dai banchi dell’opposizione, soprattutto lega e Pdl, ciò può servire per trovare un punto comune d’intesa, infatti il documento la cui approvazione è in discussione oggi, contiene già le indicazioni della Regione. Non stiamo parlando di schieramenti opposti, ma di semplice buon senso.

Il documento di inquadramento prosegue nel sentiero tracciato dal PGT del 2007, ma necessariamente ridefinisce le esigenze contestualizzandole ai bisogni odierni della città. Proietta inoltre la città verso un modello di sviluppo che non prevede più uno smisurato consumo di suolo libero.

L’ultimo censimento della popolazione, in linea con i precedenti, vede in calo il numero dei residenti di Monza. Non c’è da rallegrarsi! Possono essere tante infatti le ragioni, ma, di certo, la principale è che la qualità della vita percepita si è progressivamente abbassata.

Noi vogliamo invertire questo processo di decadimento della qualità della vita, anche attraverso gli strumenti urbanistici come quello che stiamo discutendo oggi. Vogliamo rendere ATTRAENTE la città a chi la vive, siano essi residenti, lavoratori provenienti da fuori città, aziende, al mondo del terzo settore (patrimonio prezioso e storica della città).

Migliorare la qualità della vita, significa migliorare i servizi offerti a tutti questi protagonisti, creare le condizioni perché possano trovare il più facilmente possibile il modo di esprimersi. Questo documento rappresenta la volontà dell’Amministrazione di essere innovativa, chiedendo ESPLICITAMENTE agli operatori immobiliari di esserlo altrettanto. Vogliamo attrarre dunque chi sa interpretare la volontà di investire innovando. Solo chi saprà agire in questa direzione, introducendo i concetti di riutilizzo e riciclo (termine entrato ormai anche nel settore urbanistico) potrà pensare ad un futuro, non solo qui a Monza ma dappertutto.

Il documento rappresenta dunque una sfida che cogliamo insieme ai cittadini ed a tutti gli operatori (imprese ed associazioni).

Un altro elemento (oltre l’innovazione) presente in questa delibera è quello della tutela del territorio, il che significa salvaguardarlo in ottica di SOSTENIBILITA’. Occorre trovare un EQUILIBRIO STABILE tra sviluppo urbanistico, agricoltura e natura per garantire alle future generazioni migliori o almeno medesime condizioni di vita.

Nel documento, la salvaguardia del territorio si declina in :

-          Preservare le ultime aree libere

-          Riutilizzare aree già urbanizzate

Cioè mettere a frutto tutto quel patrimonio urbanistico, di infrastrutture e di servizi già realizzato e sotto-utilizzato.

In linea con quanto detto, il documento traccia un disegno urbano in cui possono trovare spazio parchi di interesse sovracomunale (alcune zone della Brianza l’urbanizzazione supera l’80%), ma anche importanti riqualificazioni di aree industriali dismesse, le quali, attraverso criteri di COMPENSAZIONE sostenibili, daranno vita ad ulteriori nuove aree libere e pubbliche.

Intervento del Cons. Monteri (PD)

Tenterò di fare alcune riflessioni sull'oggetto in discussione cercando, per quel che le competenze mi permettono, di essere il più semplicemente comprensibile.

Oggi si discute del Documento di Inquadramento e, se ho studiato bene, questo viene redatto allo scopo di definire gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa nell’ambito della programmazione integrata di intervento così come previsto dall'art

25, comma 7 della L.R. 12/2005, che, per chi non la conoscesse è  diventata famosa in quel di Monza per la sua continua evoluzione rispetto alla questione cascinazza. (ma questa è tutta un'altra storia). E più semplicemente, se vogliamo/pensiamo/crediamo utile consentire interventi di riqualifica delle aree dismesse, in assenza di un nuovo strumento Urbanistico, è necessario redigere e approvare questo documento attraverso il quale l’Amministrazione Comunale definisce il quadro di riferimento per le trasformazioni urbanistico – territoriali, da promuoversi attraverso la concertazione e la cooperazione con soggetti pubblici e privati al fine di consentire la realizzazione di infrastrutture, la dove questa attività non'è più realizzabile con iniziative e capitali unicamente pubblici.

Questo passaggio mi permette di infilarmi nella riflessione sulla natura sociale di questo documento, in termini di riqualificazione del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, nonché sul coinvolgimento

attivo dei cittadini.

Insieme al Documento di piano abbiamo assistito alla presentazione  di 21 ambiti, sui quali ci sono concrete ipotesi di un intervento trasformativo, e sui quali auspico che si inneschi un processo virtuoso di condivisione circa il futuro di questa porzione di territorio e del suo patrimonio storico culturale, attraverso un percorso partecipativo esteso alle realtà sociali, culturali, associative del territorio che dovrà coinvolgere i rappresentanti delle varie categorie di cittadini interessati: “gli stakeholders”, cioè ogni soggetto o categoria di soggetti portatori di un interesse di qualsiasi natura (economico, politico, ideologico) nei confronti della realizzazione del progetto; in pratica tutti coloro che

hanno parte in causa con la fruizione del luogo e con le attività che in esso si svolgono.

La progettazione dei nuovi edifici e il recupero di parte degli esistenti dovrà volgersi il più possibile verso la sostenibilità ambientale grazie a soluzioni che mirino all’efficienza e al risparmio energetico, all’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, alla riduzione delle emissioni inquinanti, all’utilizzo di tecniche e materiali costruttivi a ridotto impatto ambientale.

Dovrà essere posta estrema attenzione alla compatibilità paesaggistica dei nuovi profili urbani.

Gli edifici dovranno essere connotati da elementi di forte

qualità architettonica e da un linguaggio formale che sappia

confrontarsi con le preesistenze storiche.

Un doveroso sguardo al futuro senza però dimenticare il passato attraverso, la dove è possibile, la conservazione della memoria storica. (esempio Ambito riqualifica ex stabilimento Pagnoni)

Questa riflessione urbanistico/sociale non può non avere un breve sconfinamento che riguarda i rapporti con il sistema delle relazioni e dei servizi. In questo è necessario verificare che vi sia un sostanziale rapporto tra gli ambiti di trasformazione e la politica comunale dei servizi. E qui si interagisce con il piano dei servizi.

Un rapporto che non dovrà avere tra le caratterische più importanti quella prettamente numerica bensì quella maggiormente qualitativa, legata all’accessibilità dei servizi, alla loro concreta fruibilità, all’identità degli spazi pubblici di connessione e di relazione, alla qualità dell’abitare la città. Ciò anche in considerazione che ciascun ambito di trasformazione possiede caratteristiche che lo rendono originale, diverso dagli

altri.

Vado a chiudere con due riflessione in chiave politico sociale pura, da membro della commissione servizi alla persona

E in relazione a quanto stiamo discutendo mi interrogo e interrogo questa amministrazione sulla necessaria opportunità di pensare alla realizzazione di alcuni obiettivi sociali che vanno dalla creazione di una residenzialità comunale per anziani ad una residenzialità attiva per soggetti disabili adulti sfruttando i Progetti Integrati di Intervento.

Rispetto agli ambiti di intervento cosidetti di periferia (termine questo che vorrei sparisse dal vocabolario cittadino) per i quali, se non ricordo male, tutte le proposte di riqualifica mirano all'espansione del quartiere verso l'esterno, quasi ad accompagnarne l'estensione verso la circonvallazione, vorrei veramente che si facesse una riflessione sulla necessità di riconnettere queste aree al centro. Oggi le connessioni viarie verso il centro sono identificate da un sottopasso, un cavalcavia vecchio e obsoleto e due passaggi a livello dei quali uno è drammaticamente chiuso.  Auspico si possa andare in controtendenza e che si pensi alle diverse riqualifiche come ad una estensione del centro inteso come il complesso dei luoghi e delle costruzioni che maggiormente connotano l’identità del tessuto urbano cercando, attraverso percorsi che non dovranno avere solo un valore strettamente funzionale, di riattivare il tessuto di relazioni umane che sono il motore per lo sviluppo di una comunità.

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