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scanagatti“Da che parte si trova l’opposizione?” Questa la domanda che Diana Cariani si è posta sull’ultimo numero del Giornale di Monza. Potrei cavarmela rispondendo semplicemente: proprio nei banchi davanti a lei. Siamo nella fila immediatamente sotto a quella che la corrispondente del “Giornale di Monza” occupa accanto ai suoi colleghi dell’informazione.

Ma siccome l’accusa che mi rivolge (e per tramite all’intero gruppo del Pd) non è lieve (a parole dite di voler tutelare le aree libere, poi accettate di comprometterle, come nel caso dell’Accordo di Programma (sul Cantalupo) ho la necessità di occupare un po’ di più spazio.

L’Accordo di Programma prevede che una parte dei nuovi alloggi da destinare in affitto a canone moderato e concordato ( quindi in primis a giovani coppie) vengano realizzati su un’area che il Pgt vigente classifica come agricola.

Poco oltre, a sud, si trova un altro appezzamento di terreno, libero come il precedente, ma sul quale l’attuale Pgt consente una consistente edificazione.

La nostra proposta, accolta all’unanimità con la sola astensione di Fli, è molto semplice: soltanto una delle due aree potrà essere occupata da edifici. Quindi, dal punto di vista del peso insediativo e del consumo di territorio il risultato sarà esattamente quello che l’attuale Pgt prevede. Dov’è la contraddizione ?

Abbiamo ribadito – così come correttamente riportato in altra parte del Giornale - che se fossimo stati noi al governo della città, avremmo impostato e gestito in modo totalmente diverso il progetto.

Noi però siamo all’opposizione e quindi ci misuriamo con le scelte altrui.

Ciò non significa agire a scapito degli interessi dei cittadini, soprattutto quando si tratta di abitanti che vivono in un quartiere letteralmente abbandonato a se stesso da decenni di incuria.

Io non entro nel merito delle ragioni che hanno indotto altri ad astenersi sulla delibera nel suo complesso.

Per quanto riguarda il Pd abbiamo ritenuto che il valore sociale complessivo dell’intervento fosse prevalente rispetto le criticità residue, comprese quelle di natura urbanistica.

In ogni caso confermo a lei, gentile Diana, e ai lettori del “Giornale di Monza” che il nostro gruppo

consiliare non è e non sarà mai per la logica del “tanto peggio, tanto meglio”. Noi la pensiamo e agiamo in maniera diversa. E quando dico “noi” mi riferisco a tutto il Partito, non soltanto al gruppo consiliare, perché una cultura politica fondata sulla “responsabilità” è parte integrante della natura stessa del Pd.

Rifuggire da facili estremismi è una scelta obbligata per una forza che si candida al governo della città come del Paese.

Per questo, dal mio punto di vista, è un’acrobazia politica - oltre che logica – estrapolare un episodio per raffigurare gli scenari futuri del dibattito sul Pgt.

Consiglierei anche in questo caso di stare ai fatti: capisco che il termine “ostruzionismo” per qualcuno è sinonimo di “opposizione”, ma segnalo che nella precedente tornata amministrativa non si tennero ventotto riunioni della Commissione urbanistica e dei ventimila emendamenti presentati dall’allora minoranza, meno di un migliaio furono considerati ammissibili. Con il risultato che dopo appena una quarantina di votazioni, l’opposizione abbandonò l’aula e il Pgt venne adottato.

Non svelerò certo quale strategia adotterà il Pd nel prosieguo del confronto, ma se qualcuno dei lettori ha avuto modo di seguire le cronache del Consiglio puntualmente riportate dal nostro Blog

(www.gruppopdmonza.it) sa quanto il gruppo del Pd sia costantemente presente ed intervenga nel merito di ogni singolo argomento.

Noi lavoriamo così, è il nostro metodo.

Tutto il resto, per usare un termine in voga, è gossip.

Quindi le confermo che la vera opposizione siede in Consiglio comunale proprio davanti a lei, gentile Diana, come è giusto che sia e non si trova certo al suo fianco.

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