Secondo la Caritas dai centri di ascolto e dal Progetto incontro, iniziative avviate nell'ambito degli Osservatori per il lavoro, emerge che la crisi sta producendo un aumento di richieste di aiuto economico, anche da parte di italiani, e un passaggio da richieste di lavoro a richieste di aiuto economico, soprattutto da parte di chi (italiano o straniero) non ha reti di riferimento ad esempio familiari o amicali. Questo sta determinando un alto costo sociale.
Tra i fenomeni osservati tra chi è colpito dalla crisi si registrano perdita di fiducia in se stessi, di ruolo, di capacità di assunzione di responsabilità nei confronti dei figli e della famiglia, con conseguenti conflitti all'interno delle mura domestiche. Si registra anche un preoccupante fenomeno, secondo cui per la sopravvivenza si è disposti a rinunciare ai diritti.
Tra i costi sociali connessi abbiamo un aumento dell'emarginazione grave, un aumento delle depressione e dell'incidenza delle dipendenze (alcool, sostanze, scommesse,etc.), un aumento dell'isolamento e un rifugio nella dipendenza assistenziale.
L'ente locale risponde con un sistema a "giungla", molto complesso, di difficile decifrazione e utilizzo soprattutto da parte di chi ha meno strumenti culturali e sociali. Si delega troppo al privato, a volte ipocriticamente chiamato a svolgere una funzione assistenziale verso categorie spesso non riconosciute, come gli irregolari o i senza fissa dimora.
Riguardo al rapporto con il privato sociale, a Monza, soprattutto, si assiste ad una drastica riduzione dei luoghi e degli strumenti: ciò esprime nei fatti la definitiva rinuncia alla conservazione e allo sviluppo delle reti sulla base del pretesto del ridimensionamento dei costi e in nome di una presunta e male intesa sussidiarietà, come dimostra il nuovo Piano di Zona. Ciò produce l'effetto paradosso dell'aumento dei costi sociali sopra descritti e il rischio di sovrapposizioni di interventi.
A fronte di tutto ciò, la Chiesa risponde con una sollecitazione alle comunità cristiane a stare nella crisi a fianco a chi ne è più colpito. Essa propone una lettura che tocca tutti, non solo chi perde il lavoro, attraverso la necessità di rivedere le scale di valori, gli stili di vita, i criteri di priorità nell'uso del denaro. In questo senso è utile l'esperienza della Ufficio di Curia sugli stili di vita della Diocesi di Venezia, di cui si è parlato a Monza il 18 aprile scorso nell'ambito della Fiera sull'Economia Solidale.
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