Ognuno è libero di scegliere di lottare come vuole.
Si può lottare facendo azioni inutili, si può lottare facendo un lavoro continuo di condivisione e di sensibilizzazione.
Come attivista LGBTQIA+ ho scelto la strada del lavoro continuo di condivisone delle lotte e di sensibilizzazione ai diritti delle minoranze.
La mozione proposta dal consigliere Piffer in sostanza non aggiunge nulla ad una lotta importantissima per i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali. È stato inutile presentarla in Consiglio per chiedere un impegno al Sindaco, impegno che poi viene regolarmente annullato dalle autorità superiori.
Mi sembra l’ennesimo tentativo di appuntarsi sul petto la coccarda arcobaleno per dare un sostegno di facciata, l’ennesimo tentativo di cavalcare la lotta per i diritti della comunità LGBTQIA+ per fini propagandistici, magari per cercare consensi alle prossime elezioni.
Dobbiamo essere pragmatici: finché non convinceremo il legislatore a promulgare una legge che tuteli i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, non ci sarà parità di diritti e ci sarà sempre discriminazione.
Avere una legge è un percorso lungo, questo percorso inizia quando il legislatore comprende che la cittadinanza ha richieste che prima non erano espresse, quando il Parlamento comprende che la società è più avanti di quanto si crede.
Creare momenti di confronto e di discussione per recepire le richieste delle famiglie arcobaleno è un impegno politico che va oltre una semplice mozione, con buona pace di chi ci accusa di essere “progressisti solo a parole”.
A livello locale L’Amministrazione Comunale monzese in questo anno e mezzo di governo ha portato al tavolo Pari Opportunità Brianza Oltre l’Arcobaleno, associazione LGBTQIA+ del territorio, ha stilato il Regolamento per le carriere ALIAS all’interno del Comune, ha sostenuto il Brianza Pride, ha approvato l’adesione alla Rete READY.
A livello nazionale, il PD a novembre alla manifestazione nazionale ha dato voce e spazio alle famiglie arcobaleno per raccontare quali sono i diritti negati a queste famiglie e le richieste per eliminare la discriminazione.
Le mozioni di facciata non servono a cambiare la vita delle persone, soprattutto quando si parla di diritti; i diritti negati si conquistano con il confronto, con il dialogo, con lo studio, l’approfondimento e l’azione politica fino ad ottenere le leggi che eliminano la discriminazione.
Ecco perché l’impegno a sostenere le famiglie arcobaleno nella lotta per il diritto alla trascrizione di entrambi i genitori (genitore biologico e genitore intenzionale) ha, sia a livello locale, sia a livello nazionale, un respiro più ampio di una mozione che sembra uno spot elettorale.
Andreina Fumagalli
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