Oggi al Bosco della Memoria di Monza per ricordare c’erano tante persone, le istituzioni, questore, sindaco, rappresentante della provincia, ANED e ANPI, le forze dell’ordine e alcune scuole.
Ognuno ha portato le sue riflessioni su quello che è accaduto.
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell'Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
È stato scelto questo giorno per commemorare ogni anno la Shoah e lo sterminio di oltre 6 milioni di ebrei.
Nel Bosco della Memoria ci sono i nomi dei 92 nostri concittadini, uomini e donne, che vennero deportati nei lager nazi-fascisti: 3 deportati perché ebrei e 89 antifascisti operai coinvolti nei grandi scioperi del Marzo 1944 deportati perché oppositori politici.
Si fa ancora fatica a pensare che tutto questo sia realmente successo perché questa è la peggior forma di violenza che l’uomo può attuare sui suoi simili.
Avere Memoria non deve essere partecipare ad una ricorrenza o ad un rituale, vuol dire fare esperienza di civiltà e di cultura della convivenza.
E’ un ricordo che non deve mai venire a mancare perché altrimenti rischiamo di perdere i valori alla base della nostra umanità.
Bellissima la metafora usata oggi da Milena Bracesco dell’ANED, nel ricordare tutte le vittime della Shoah e i nostri concittadini in particolare: “in questo Bosco siamo attorniati da testimoni”.
Così come bellissime le parole di Primo Levi, poste all’ingresso del Memoriale Italiano di Auschwitz, citate oggi dal sindaco Paolo Pilotto in chiusura del suo discorso: “Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai”.
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