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I fallimenti del governo Sarkozy provocano il crollo dell'Ump. Preoccupanti i dati dell'affluenza (53.65%). Fassino: Un risultato che deve sollecitare le forze progressiste europee a mettere in campo proposte per uscire dalla crisi e una strategia di governante democratica della globalizzazione

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Il primo turno delle elezioni regionali francesi ha decretato la vittoria del partito socialista di Martine Aubry. La sinistra francese ha raggiunto un risultato estremamente favorevole, il 29.5% delle preferenze. Mentre il partito di Nicolas Sarkozy, l’Ump, è andato abbondantemente al di sotto delle aspettative raggiungendo solamente il 27%.

Il risultato della sinistra è confortato dal terzo posto della lista verde di Europe Ecologie (12.5%) che sembra intenzionata a stringere alleanza con il Ps in vista del secondo turno di domenica prossima. Un altro dato che emerge è la bassa affluenza: solamente il 53.65% degli elettori si è recato alle urne. Un dato del genere probabilmente è la conseguenza del disamore crescente dei francesi nei confronti della politica: molte delle promesse fatte dal governo Sarkozy non sono state mantenute. E poi c’è la crisi economica che si fa sentire e che continua a provocare una forte disoccupazione. Tutte condizioni , inoltre, che hanno aiutato la destra xenofoba di Le Pen ha raggiungere la sbalorditivo risultato del 12% dei voti.

Il Ps è finito al primo posto in 13 delle 22 regioni della Francia metropolitana e il grande slam sembra possibile grazie alle ampie riserve di voto. L’unica regione problematica rimane l’Alsazia.

Piero Fassino a nome del Pd ha dichiarato che la vittoria dei socialisti è un’ “affermazione elettorale netta. Un successo diffuso su tutto il territorio nazionale che dimostra in modo evidente come la destra non sia la soluzione e non abbia proposte in grado di riscuotere la fiducia di una società resa inquieta dalla crisi. Un risultato che deve sollecitare le forze progressiste europee a mettere in campo proposte per uscire dalla crisi e una strategia di governante democratica della globalizzazione”.

"L’affermazione di dimensione storiche dei socialisti in Francia, dopo che alle ultime elezioni europee si era dato sbrigativamente per esaurito il ciclo delle grandi socialdemocrazie e dei progressisti al governo, ha mostrato tutta l’incapacita’ di questa destra presidenziale, trionfante e decisionista di affrontare i problemi veri della gente". Lo ha sottolineato in una nota Gianni Pittella, della direzione nazionale del Pd e coordinatore del gruppo ‘’Lisbona’’.

"Davanti alla prima, importante prova sul campo, chiamati ad arginare e superare gli effetti della crisi dei mercati finanziari su imprese e lavoratori – ha rilevato Pittella – i governi di centrodestra hanno cercato solo di difendere alcuni grandi interessi nazionali chiudendo le porte all’Europa e lasciando il ceto medio e le fasce piu’ deboli della
popolazione in balia dei contraccolpi dei mercati che continuano a essere senza regole e senza governo".

"E’ venuto il momento per tutte le forze progressiste europee di elaborare linee politiche e risposte convincenti ai problemi lasciati irrisolti e aggravati da un malinteso liberismo – ha concluso Pittella – ben consapevoli che la crisi della destra non si traduce automaticamente in consensi per il fronte progressista, come dimostra l’astensionismo record dalle urne in Francia".

Il vice presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda ha affermato che il risultato del primo turno delle elezioni regionali in Francia contiene indicazioni molto rilevanti che vanno al di là della politica francese. Il primo segnale che se ne può trarre è che larga parte dell’elettorato conservatore europeo si è stancata di dar credito al populismo e alla demagogia, si è stancata dei leader che non mantengono le promesse elettorali e si è stancata della politica dell’uomo solo al comando. Una parte consistente degli elettori francesi che tre anni fa aveva scelto Sarkozy non è andata a votare e addirittura qualcuno di loro ha scelto nuovamente la destra xenofoba di Le Pen. Anche l’Italia, che ha molto da imparare dal voto francese, sta finalmente prendendo le distanze dal berlusconismo, che la sa lunga in fatto di promesse pirotecniche non mantenute e di voglia irrefrenabile di comando assoluto".

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