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Da Palazzo Chigi un decreto "ad listas" per Lazio e Lombardia: firme valide anche senza timbri, 24 ore di tempo per correggere gli errori e il Quirinale firma. Bersani attacca: "Usano il decreto interpretativo per aggiustare il loro pasticcio; ma il trucco c'è e si vede, è ridicolo"

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"Ad un trucco vergognoso come il decreto salva-liste rispondiamo con 4 parole: lavoro, onestà, serietà e regole. In poche parole un'altra Italia. Mettiamole sulle nostre bandiere e alle regionali tireremo su la bandiera dell’alternativa”.

Pier Luigi Bersani nell'affollatissimo Vaillant Palace di Fiumara, a Genova, ha ufficialmente aperto la campagna elettorale da queste quattro parole: i punti cardinali delle imminenti elezioni regionali e della linea del Partito Democratico. Con lui sul palco il presidente e candidato alla regione Liguria, Claudio Burlando, e il segretario regionale Lorenzo Basso.

Bersani non tralascia il gravissimo episodio consumatosi ieri al Consiglio dei ministri convocato in fretta e furia.
Contro il decreto le forze di centrosinistra promuovono una manifestazione nazionale, che si svolgerà sabato 13 marzo a Roma”. Il decreto salva liste non è altro che “un trucco vergognoso. Arroganti come nessuno hanno fatto quello che hanno voluto e hanno detto che gli asini volano e che la colpa di quello che è successo è nostra. ARoma il problema era se mettere il prosciutto il formaggio nel panino, a Milano non sono riusciti a mettersi d’accordo su mettere a posto questo quel candidato. Altre volte sono rimasti fuori altri partiti per ragioni burocratiche: pochi mesi fa è successo all’Udc in Trentino e nel 2001 fu annullata la vittoria del centrosinistra in Molise a causa in un numero mancante in un modulo. Mai nessuno si è sognato di fare leggi ad hoc”. Poi Bersani ha voluto mettere in chiaro un punto molto discusso in questa vicenda: “Il presidente della Repubblica non c’entra nulla, conosciamo la Costituzione. Non si nascondano, loro sono unici responsabili di questo trucco vergognoso. Queste norme sono uno schiaffo che è stato percepito da tutta l’opinione pubblica, quella che ogni giorno vive il fatto che uno studente che non risponde all’appello per l’esame va a casa. E chi non si presenta entro l’orario stabilito ad un concorso è fuori. Schifani distingue fra Costituzione formale e reale. Il consenso per loro viene prima delle regole”.



Al presidente del Senato, Bersani replica scandendo le parole dell’articolo 2 della Carta: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nei modi e limiti della costituzione e delle leggi. Tu puoi avere il 99,9% del consenso ma la Costituzione la devi rispettare e le regole valgono anche per te. Lavoreremo perché il giudizio su queste norme si faccia sentire. Vogliamo che la valutazione su queste norme venga dalle urne. Io non sono per fare Aventini, andiamo a votare chiediamo ai cittadini di dire la loro anche su questa cosa”.


Perché partire dalla Liguria? Bersani e Burlando non hanno dubbi, questa regione è il termometro del paese, “quando si vince in Liguria si vince in Italia”. E Bersani non fa mistero delle sue previsioni riguardo al voto del 28-29 marzo: “Qui si vince! Non chiedetelo a Burlando che è sempre cauto. Chiedetelo a me e io vi dirò che qui si vince”. Una convinzione non motivata da inutile vanagloria, ma basata su cinque anni di buon governo e di concretezza. Cinque anni in cui la Liguria, non è riuscita sanare tutti i debiti in materia di sanità, ma ha dato cita un programma di welfare che ha raddoppiato gli asili, garantito lo stipendio ai lavoratori cui non veniva corrisposto dalla propria azienda, ha incentivato le assunzioni, in una parola, si è sostuita al governo nazionale.

“Partiamo forti e fiduciosi verso questo appuntamento con gli elettori – ha detto Bersani - e soprattutto partiamo bene. Veniamo da una fase politica avversa a noi. Il centro destra poteva illudersi che questa fosse l’occasione per chiuderci nella riserva indiana. Il giorno dopo loro avrebbero calvalcato nella prateria facendo quello che vogliono. Hanno fatto i conti senza l’oste. La gente comincia a capirci, perché decidiamo all’aria aperta, con tutti i nostri problemi. Ci impegniamo a fare un partito. Un partito non lo fai da un predellino. Loro alla prima curva si sono ribaltati, noi siamo in piedi. Alla luce dell’esperienza dovremo migliorare ma sapendo che comunque il nostro partito nuovo è quello che discute all’aria aperta e poi si ritrova al punto di partenza. Noi siamo una famiglia così e per l’Italia saremo l’unica risorsa. Questi sono nervosi perché hanno capito che non possono metterci nella riserva”.


PD: alternativa per il futuro. Su Berlusconi, sempre lo stesso da 15 anni, Bersani ironizza: “Ormai potremmo scrivere noi per lui la campagna elettorale: la sinistra, i magistrati, noi che secondo lui vogliamo aumentare uno sfrombolo di tasse… è sempre uguale. Alla questione “Berlusconi si Berlusconi no”, noi diciamo Berlusconi basta. Noi abbiamo un sacco di problemi, basta parlare degli affari suoi. Noi lo combattiamo ma non possiamo essere specular. Lui non è il futuro, noi si. Pensate la storia che scherzi fa, lui ha governato più di De Gasperi. Ma De Gasperi lo saprebbe fare il riassunto dei suoi anni. Tu che hai governato 7 anni che mi dici? Cosa è migliorato? Non puoi dire che la colpa è sempre degli altri. Te per cosa ti paghiamo a fare? Possibile che con questi geni che hai in casa, Brunetta, Gelmini, Tremonti, ci siano ancora dei problemi. Dopo due nano secondi dai fatti di Via Padova, la colpa era mia. Avete Milano, Formigoni, la Bossi-Fini e te la prendi con me? Campano sui problemi o vogliono soluzioni? Sembra che gli altri governino e loro siano li per il dopolavoro”.

Crisi economica? Apicella non gli ha dato l’accordo. “La differenza fra noi e loro – spiega Bersani - è che loro hanno l’attitudine a usare il governo per fare consenso e noi il consenso per fare governo, e noi in molti casi ci siamo andati a cercare delle pesche non da poco. A L’Aquila hanno salutato il sindaco e la presidente della provincia e se ne sono andati via. Sono 18 mila nelle case,30000 sparsi. Ci sono 4 mln e mezzo tonnellate di macerie, e per loro ci deve pensare il sindaco. E dove le mette? Ad Arcore? Il miracolo è finito e ora con le sue ruote va da un’altra parte. Ce n’è uno ogni mese. Questo modo di favoleggiare inizia a incrinarsi. Sulla crisi economica e sociale , Berlusconi non ha potuto dire: italiani abbiamo un problema facciamo uno sforzo. Apicella questo accordo non gliel’ha dato. Ora il morivo: Noi stiamo meglio di altri. Io sono sicuro che gli italiani ce la fanno ma non stando con le mani in mano. Stiamo meglio di altri non è vero, abbiamo perso 6 punti di pil. La media dei paesi euro ne ha persi tre. Si traduce in disoccupazione, va in crisi anche la finanza pubblica".

Investire di più, tagliare di meno. “Noi dobbiamo mettere con forza nell’agenda il tema economico e sociale. Nel momento di più grave recessione, vuoi almeno evitare di ridurre gli investimenti? Metti un po’ di soldi in tasca a chi deve spenderli, ti assicuro che ne trovi un sacco. Aiuta le imprese, rischiamo su quelle buone che hanno investito e innovato. Bisogna che non li lasciamo, noi non abbiamo imprese con grande fiato. E poi cerca di fare un po’ di politica industriale. Dicono che bisogna tenere in ordine i conti pubblici A noi lo dici che abbiamo fatto euro e infrazione. Che fa quel genio di brunetta se non si è accorto che abbiamo speso 12 miliardi in più nella pubblica amministrazione? Prima si dica cosa fare e poi si trovino i soldi. Oltre a non fare hanno buttato su dei carichi da 90. Con la scuola siamo davanti a una fase in cui si corre verso la distruzione. Grembiule e 7 in condotta erano il loro problema, quando una canna te la puoi fare anche sul grembiulino. Tremonti ha tagliato 10 mld e la Gelmini ha eseguito. Le famose ore che non ci sono più sono state fatte fuori per star dentro a quella cifra. Siamo arrivati ai genitori che portano la carta igienica a scuola”.

Il discorso integrale

Il condono fiscale. “Sul fisco, il condono è stata una delle cose più vergognose. Hanno abbonato alla gente che doveva pagare il 40%. Un insulto agli onesti ma anche ai piccoli evasori. Non sono riusciti a concentrarsi sul problema. Guardate di cosa si discute negli altri paesi: lavoro, crisi, fisco, green economy. Da noi si parla di legittimo impedimento, privatizzazione e ora di liste. Non si riesce a mettersi sulla questione”.

Legge anti corruzione? Bastava dormire per 8 mesi. “Abbiamo un governo che nell’ultimo anno ha fatto il condono, ha fatto la sanatoria del processo breve, fa il legittimo impedimento, fanno il ddl intercettazioni, fanno la protezione civile spa. Se si riposavano e dormivano 8 mesi ce l’avremmo alla grande la norma anti corruzione, senza bisogno di farne una che tra l’altro non ha letto nessuno. Le uniche risposte alla crisi le hanno date le regioni. Burlando non aveva grasso che colava, ha dovuto fare i conti con la sanità. Persino nei posti dove non abbiamo fatto miracoli abbiamo fatto meglio di loro, che hanno creato voragini. Noi non dobbiamo stare sulla difensiva. Cosa ci possono insegnare? Cosa hanno fatto meglio di noi? Che faccia tosta hanno?

E la Lega? Aiuta il miliardario. Anche la Lega al netto delle ronde che ha fatto? Le nostre culture hanno inventato l’urbanistica, gli asili nido. Adesso ce le cantiamo chiare, dicono che sono col popolo ma sono loro che tengono su il miliardario. Hanno votato leggi ad personam, hanno levato 300 milioni alla piccola e media impresa e li hanno dirottati su Alitalia, hanno votato una legge vergognosa, hanno usato e strumentalizzato il territorio. Rispettino i colori del gonfaloni, che non è verde. Il Fondo sociale è dimezzato, patto di stabilità di una crudezza spaventosa, hanno portato via ai comuni l’unica risorsa che avevano.

Per governare con la gente. “Noi non siamo per i governatori ma per i presidenti, per la partecipazione. Le regioni sono la porta del locale verso nazionale e globale. Noi dobbiamo andare fra la gente. Non dobbiamo dire mandiamo a casa,ma almeno con le regionali mandiamo una bella letterina al governo. Perché in Liguria ad esempio non dovrebbero tenersi un’esperienza che ha fatto concretamente qualcosa per i cittadini, che non si addormenta sui problemi. Sanità universalistica e pubblica, scuola universalistica e pubblica e lavoro. Perché non dovremmo aver fiducia in queste parole? Noi avremo il diritto di dire vai a casa quando avremo una proposta per l’alternativa. Non facciamo politicismi. Con il nostro slogan: In poche parole, un’altra Italia, vogliamo dire che sappiamo dove andare e andiamo dritto al sodo.

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No al condono elettorale. Si al rispetto delle regole. Come siamo arrivati a questo punto


Il consiglio dei ministri ha approvato venerdì notte il decreto interpretativo per risolvere il pasticciaccio delle liste a sostegno di Renata Polverini e Roberto Formigoni rimaste escluse in vista delle prossime elezioni regionali. Per Palazzo Chigi basta arrivare nell'edificio dove hanno sede gli uffici dove presentare le liste entro l'ora di consegna e non all'ufficio elettorale! Un principio pe ril quale qualsiasi cittadino escluso d aun concorso o multato ora potrebbe chiedere la decretazione d'urgenza tanto che il segretario del PD Pier Luigi Bersani attacca: "C'è una parola in questo paese che bisogna affermare e ripristinare: si chiama regole. Se vogliono governare bene, altrimenti si riposino e vadano a casa perchè chi governa risponde per Paese e non per le regole di una lista. E' evidente che si vuole arrivare comunque al risultato che gli serve per aggiustare il loro pasticcio, ma il trucco c'è e si vede, in alcuni casi fino al ridicolo. Non si deve entrare nell'ufficio competente, ma basta entrare nel palazzo grosso per far valere le firme.... Se decidono così potranno aspettarsi solo una nostra ferma opposizione".

L'aiutino al TAR! - La nota di Palazzo Chigi (Berlusconi manda in sala stampa solo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni) afferma che il decreto "mira a consentire lo svolgimento regolare delle consultazioni elettorali regionali e a garantire coesione sociale". Maroni, ha spiegato che non è stata effettuata alcuna modifica alla legge elettorale e che "non c'è stata alcuna riapertura dei termini: abbiamo dato un'interpretazione per consentire al Tar di dare applicazione alla legge in modo corretto". Insomma hannos cambiato il tribunale amministrativo regionale per un telequiz, con la telefonata a casa.

Bersani prima che fosse noto il testo della vera e propria sanatoria per le numerose irregolarità commesse dal Pdl in sede di presentazione delle candidature, già nel pomeriggio attaccava: "Il centrodestra non si azzardi a parlare di complotti e a scaricare il problema, abbia l'umiltà di riconoscere che questo pasticcio non gli deriva da incuria ma da loro divisioni. Non raccontiamoci che gli asini volano: diciamoci che il partito del predellino alla prima curva si è ribaltato. Per loro fare un partito è un dopolavoro mentre noi facciamo dibattiti, riunioni, stiamo lì le nottate a discutere".



E lapidario scriveva sulla sua pagina facebook: il governo si occupi di cose serie o se ne vada a casa.

Gli faceva eco il presidente della provincia di Roma, Zingaretti: "Esprimo la mia solidarietà a chi rispetta le regole, a chi paga le multe, a chi versa correttamente le tasse, a chi si ferma al rosso. Insomma esprimo la mia solidarietà alle persone perbene".

Sull’impossibilità di un accordo sulla questione si è espresso anche Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, affermando che “Le parole del segretario sono le parole di tutto il partito: le leggi e le regole vanno rispettate da tutti".

Rosy Bindi, presidente dell’Assemblea nazionale del PD prima ancora della pubblicazione del testo avvisava: "
Quando si contrappone la forma alla sostanza, soprattutto in materia di regole elettorali, si minano le fondamenta della vita democratica. Se il testo del decreto legge sulle elezioni regionali è quello anticipato dalle agenzie di stampa siamo di fronte a norme non interpretative ma modificative e con profili di incostituzionalità. La Corte Costituzionale potrebbe quindi dichiarare l’incostituzionalità del provvedimento e tra un
anno si tornerebbe a votare. Questo accade perché in Italia ci sono un governo e una maggioranza che continuano a umiliare le regole, la Costituzione e la sovranità popolare".

"Ci ritroviamo adesso con un 'decreto lista' incredibile che è chiaramente incostituzionale e pone rimedio, si fa per dire, ai due casi di Lazio e Lombardia". Lo ha detto la candidata per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio Emma Bonino, intervistata da Radio Radicale. "Ieri - ha aggiunto - abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio non solo per rappresentargli la situazione complessiva ma per presentare una proposta erga omnes che fosse accettabile e che riguardasse l'intero territorio nazionale, ma niente".

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