Tac. L'appalto rifiuti finisce di nuovo nelle mani della Sangalli, 111 milioni di euro alla società che negli ultimi anni era incaricata di svolgere il servizio e che la città ha imparato a conoscere per alcuni fatti di cronaca giudiziaria.
In una nota del Comune si legge che: “A seguito dell’esclusione dalla gara d’appalto per la raccolta dei rifiuti urbani della società prima classificata, Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha comunicato la “cristallizzazione” della graduatoria stilata dalla Commissione Giudicatrice lo scorso mese di luglio”.
In parole povere: la società De Vizia, che era arrivata prima, è stata esclusa dalla gara e tutto finisce ancora nelle mani della Sangalli, giunta seconda in graduatoria.
I fatti, insomma, dicono che l'appalto più importante di questa amministrazione finisce nelle mani della Sangalli, già agli onori delle cronache agli inizi del 2014. L'inchiesta Clean City portò all’esecuzione di 26 misure di custodia cautelare, di cui 14 in carcere e 12 ai domiciliari. Le accuse andavano dalla corruzione alla turbativa d’asta, dalla truffa aggravata ai danni di ente pubblico, all'emissione di fatture false. Nell'inchiesta oltre alla famiglia Sangalli finirono anche l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Monza Giovanni Antonicelli e l’ex assessore provinciale Daniele Petrucci.
All'epoca dei fatti al governo della città c'erano, a vario titolo, Dario Allevi, Pierfranco Maffè, Simone Villa e Martina Sassoli.
Ovviamente un caso, nulla di più, che gli stessi oggi siedano nell'attuale giunta.
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