Chissà se qualcuno riusciva ad immaginarselo, solo pochi anni fa. Monza, 2019. Entra in vigore un nuovo regolamento di polizia che valica il confine tra realtà e fantasia e che limita le libertà individuali dei cittadini.
Già. Perché ce n'è per tutti i gusti. Daspo urbani (finti). Divieto di stendere panni che affaccino sulla strada. Divieto di camminare sui tetti e sui cornicioni (sic). Divieto di bere alcolici in strada. Una serie di divieti in perfetto stile Arena-Allevi, per i quali, evidentemente, il concetto di ordine è legato a quello di costrizione. E non importa quanto la polizia locale sia sottorganico, irraggiungibile telefonicamente (provare per credere) e che le direttive siano inapplicabili, in sostanza. Prendiamo il daspo urbano. Per legge può essere emesso solo dal questore e solo quando il soggetto viola più ordini di allontanamento in una stessa zona. L'esempio della vicina Sesto San Giovanni è lampante: a metà 2018 ne aveva chiesti 200, quelli accordati sono stati solo 2.
Monza ha smesso di essere una città per giovani, magliette pulite e supereroi (o gatti). Restano un sacco di divieti, in compenso.
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