I dati Istat aiutano sempre meglio a capire come questo governo sia “il governo del cambiamento”, però in peggio. Gli ultimi dati forniti, lunedì mattina, riguardano il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi 2019 dell’ISTAT e indicano che nel 2018 è rallentata la crescita dell’economia italiana, passata a +0,9%, mentre era a +1,6% nel 2017.
Ma va ancora peggio, appena contestualizziamo. Il divario nei confronti dell’area euro – cresciuta in media dell’1,8% – torni ad ampliarsi, dopo essersi ridotto nel biennio precedente grazie alle politiche economiche dei governi a guida Pd. La dinamica del Pil è stata frenata dalla significativa decelerazione delle componenti interne di domanda: insomma, meno disponibilità economica dei cittadini, e anche meno fiducia, e meno crescita.
“Se andassimo a leggere i dati – rivela il sito Democratica – scopriremmo che il contributo alla crescita dei consumi finali in Italia si è addirittura dimezzato (da 0,9 a 0,4 punti percentuali tra il 2017 e il 2018).
La crescita degli investimenti fissi lordi italiani (+3,4%), seppure in decelerazione, è stata più ampia di quella registrata in Germania (+2,6%) e Francia (+2,9%) ma inferiore alla dinamica della Spagna (+5,2%). La debolezza della crescita dell’Italia rispetto a quella delle altre grandi economie dell’area euro non sembra originarsi dal lato del costo del lavoro che, nel terzo trimestre 2018, e’ aumentato del 2,4% su base tendenziale, compensando parzialmente la dinamica molto moderata registrata dal 2014.
Nel 2017 e nel 2018 i prezzi alla produzione sono tornati a crescere ma l’aumento è stato meno ampio che in Germania e a ritmi simili a quelli spagnoli. La quota di profitti sul valore aggiunto si è ridotta negli ultimi tre anni (2016-2018) mentre è aumentata quella degli investimenti”.
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