Era arrivato per riportare l'ordine e la sicurezza a Monza. Era il volto della “nuova legalità” targata Allevi, l'uomo forte dell'assessore Arena, l'eroe buono di una storia che i menestrelli azzurro-verdi si sforzano di tramandare e imporre, era “la persona gusta al momento giusto” per citare le parole (profetiche) del sindaco durante la presentazione di Vergante (novembre 2017). Ma la storia finisce ancora prima di cominciare.
Il comandante della legalità della giunta Allevi, Pietro Vergante, è stato sospeso dal servizio per 45 giorni senza retribuzione e a seguire non riprenderà il servizio. È questo l’esito dell’istruttoria avviata nel mese di luglio. Il caso è il noto concorso per l’assunzione di 6 agenti di Polizia Locale, vinto dal figlio della compagna di Vergante.
La Monza dell'ordine e della sicurezza che raccontano Allevi e soci continua a scontrarsi con una realtà dei fatti profondamente diversa. Il comandante nominato per realizzare il programma in materia di sicurezza della giunta Allevi (ovvero il cavallo di battaglia dei loro slogan elettorali, grazie ai quali hanno vinto le elezioni) è stato allontanato dopo pochi mesi per violazione del codice disciplinare e per un classico caso di clientelismo.
L’Ufficio ha ritenuto il Comandante responsabile sotto il profilo disciplinare della violazione combinata dei commi 1,3 e 4 dell’art. 6 del Codice di Comportamento del Comune riferito al Codice disciplinare dei dipendenti pubblici, che sancisce l’obbligo di “comunicare immediatamente e per iscritto, al proprio superiore gerarchico di riferimento l’insorgenza di una causa di incompatibilità che determini l’impossibilità a partecipare all’adozione della decisione o allo svolgimento dell’attività, corredata della motivazione che ne richiede l’astensione”.
Un'altra brutta pagina di questa amministrazione di centrodestra che si conferma non solo deludente, ma anche un po' inquietante.
Report