Del contratto firmato da Lega e Cinque Stelle, quel contratto che riscriverà la Storia della nostra Repubblica secondo Di Maio, se ne è parlato molto in questi giorni, “scandagliando” ogni singolo articolo: si è parlato di coperture, di occupazione, di Europa, immigrazione ma non si è realizzata una sua lettura al femminile, secondo una analisi di genere.
Quale visione ha delle donne, del loro ruolo sociale e della famiglia questa nuova coalizione del cambiamento? Una visione tradizionale o fuori dagli stereotipi di genere?
Nel contratto la parola DONNA appare solo una volta in mezza paginetta su 58 pagine del documento e sotto la voce : “ Politiche per la famiglia e la natalità”.
La risposta dunque è facile: la cura della famiglia è della donna, è un problema solo femminile.
Infatti nel Contratto si parla di politiche sociali per “ consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia e del lavoro” rimarcando dunque il fatto che debba essere la donna ad occuparsi della cura e della gestione familiare escludendo così del tutto una visione moderna della famiglia in cui il lavoro domestico, la cura dei figli e delle persone anziane è suddivisa equamente tra uomini e donne.
Nel contratto appare chiaro che la conciliazione è considerata un problema solo femminile e le politiche di cui si parla sono riferite solo ad asili nidi gratuiti per le famiglie italiane, senza specificare inoltre se verranno realizzati nuovi asili pubblici o no ( spesso il problema è proprio nella mancanza di strutture e di posti liberi).
Vorremmo spiegare a Salvini e Di Maio che il lavoro di cura non si esaurisce nell’affidamento dei bambini piccoli a strutture pubbliche considerate più come parcheggi che come luoghi e strumenti di formazione. Vorremmo spiegare ai due “statisti” che la gratuità avvantaggerebbe solo le fasce ad alto reddito visto che attualmente le rette sono commisurate proprio al reddito.
Ma in fondo sappiamo che è appena nato un governo di Destra ( Cinque stelle compresi) e queste misure ricalcano tutta la politica fiscale di destra di questo governo. Sgravi fiscali solo per le donne che tornano al lavoro dopo la maternità, nessun accenno agli incentivi ai permessi di paternità, nessuna menzione di incentivi e di obblighi relativi ai permessi di paternità, che in altri paesi sono stati un vero e proprio grimaldello per accrescere la presenza delle donne nel mondo del lavoro..
Inoltre anche la scelta di escludere dalla gratuità i bambini di famiglie straniere è un controsenso politico e culturale perché l’esclusione significa non integrazione e spesso le famiglie con bambini piccoli sono famiglie che si fermeranno a lungo in Italia dove magari questi stessi bambini sono nati.
Se leggiamo il contratto poi ci rendiamo conto che le strade che il futuro governo intende percorrere per la conciliazione sono essenzialmente due : una legata alle detrazioni fiscali e quindi dedicata a donne che già lavorano, isolando quel mondo femminile che ancora è fuori dal mercato lavorativo, l’altra invece è legata ad una scelta sociale: l’uso delle nonne!!
Viene infatti agevolato con opzione donna il pensionamento anticipato riservato dunque solo alle donne e non a chiunque abbia problemi ed impegni gravosi di cura (un figlio single).
Che cosa è questa misura di governo se non un modo di ribadire il fatto che la funzione primaria delle donne è la cura della famiglia ed addossando a esse il problema cronico della mancanza di servizi soprattutto per gli anziani??
“Di tutti gli altri problemi riguardanti la parità di genere il contratto non parla , se si esclude un breve accenno alla violenza che si pensa di combattere attraverso un uso più intenso di poliziotti (!!!) e con l’inasprimento delle pene” . Di formazione, cultura, educazione di genere ai giovani, lavoro ( siamo alla soglia del 50% di disoccupazione femminile) nessun riscontro.
Niente su parità salariale, su progressioni di carriere, partecipazione alle decisioni e lotta agli stereotipi.
Il contratto sembra voler parlare solo di aiutare le donne a conciliare ( termine ormai desueto ) lavoro e famiglia non di redistribuire le cure domestiche.
D’altra parte basta vedere la composizione del Governo e la scelta dei ministri : cinque ministre su 19 di cui tre senza portafoglio. Poche donne e senza un Ministero delle Pari Opportunità.
Inoltre in questo Governo gialloverde è nato il Ministero della famiglia e della disabilità ( accostamento curioso) a capo del quale è stato messo un politico leghista Lorenzo Fontana, antiabortista dichiarato, anti eutanasia e favorevole alla riapertura delle case chiuse!
Per tutto questo invitiamo tutte le donne, quelle che non si ritrovano negli stereotipi del “Governo del Non-Cambiamento” e non solo quelle appartenenti al centro sinistra , di condividere questo documento con altre donne, di diffonderlo nei luoghi di lavoro, tra le amiche e le colleghe, i partiti, firmandolo e sottoscrivendolo personalmente per far sentire forte la nostra voce.
Forte e decisa. Perché il cambiamento possa nascere davvero da noi. Perché anni di lotte e conquiste non vengano vanificati, e perché il cammino verso una reale parità di genere possa ripartire davvero da noi.
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