Il 29 gennaio si è conclusa la prima fase del Bilancio Partecipativo, quella in cui era possibile presentare i progetti ed ottenere il primo supporto dei cittadini.
Ora inizia la fase di vaglio tecnico da parte degli uffici comunali dove verrà valutata l’effettiva realizzabilità dei progetti più supportati, a cui seguirà la votazione finale di nuovo in capo ai cittadini (monzesi).
Alcuni fra coloro che hanno presentato dei progetti polemizzano riguardo alla partecipazione al Bilancio Partecipativo da parte degli istituti monzesi, che, a parere dei proponenti, distorcerebbero le possibilità di partecipazione.
È sicuramente vero che le scuole possono ottenere un numero di supporti che non è raggiungibile dagli altri progetti e che nei fatti le iniziative scolastiche hanno ottenuto un numero di consensi che in molti quartieri è un multiplo di quanto hanno ottenuto gli altri progetti più supportati.
Questo perché un cittadino proponente per far supportare un proprio progetto deve impiegare un ammontare di tempo enorme per riuscire a convincere un gran numero di persone, che prevalentemente sono amici e conoscenti (dotandosi di infinita pazienza nello spiegare la procedura di voto in tutte le sue fasi); mentre la prassi più comune per una scuola è imporre il voto agli alunni stessi oppure consegnare una fotocopia del modulo cartaceo per il supporto al progetto a ciascun genitore chiedendone la restituzione firmata, consegnando poi il tutto al Centro Civico.
Un altro punto su cui battono i cosiddetti cittadini attivi riguarda l’aggiramento della norma secondo la quale “Non possono presentare proposte i cittadini che ricoprono cariche politiche (interne a partiti o istituzionali) o posizioni dirigenziali presso alcun ente pubblico”.
Si ritiene infatti che i cittadini proponenti i progetti a beneficio delle scuole (molto spesso sono i rappresentanti del comitato genitori) costituiscano dei prestanome degli effettivi dirigenti scolastici, qualora non siano essi stessi assimilabili a delle figure dirigenziali in virtù dei poteri a loro conferiti dai regolamenti d’istituto.
Seguendo queste argomentazioni i polemizzanti sostengono che debba essere riconosciuta l’inammissibilità tecnica di quei progetti da parte degli uffici comunali.
In difesa della partecipazione al Bilancio Partecipativo da parte delle scuole si possono invece fare tre considerazioni.
La prima riguarda il fatto che fra le sei differenti aree tematiche entro le quali devono rientrare i progetti è presente il tema denominato “educazione e sport”, che potrebbe essere interpretato come una espressa volontà da parte del Comune di far partecipare le scuole; peraltro gli istituti hanno già partecipato anche alla prima edizione del Bilancio Partecipativo assorbendo circa il 10% del budget cittadino senza che fossero messe al bando.
La seconda considerazione attiene al fatto che nessuna delle regole del Bilancio Partecipativo è stata formalmente violata; pur riconoscendo alcune delle ragioni della polemica questa pare attenersi più al regolamento, ancora piuttosto acerbo (siamo soltanto alla seconda edizione), piuttosto che a giudizi di ammissibilità tecnica.
Infine non si può dubitare che le iniziative scolastiche non siano fra quelle che più rispondono ai criteri di utilità pubblica per i cittadini del quartiere, usufruendone tutti i giovani alunni e talvolta anche i genitori (spesso risparmiando contributi che sono più necessari che volontari).
La questione, qualsiasi sarà la decisione dell’amministrazione, farà discutere molto perché entrambe le parti hanno interessi rappresentati da progetti per diverse decine di migliaia di euro.
Oltre le polemiche è però da applaudire la partecipazione dei monzesi a questa seconda edizione. Sono stati presentati 187 progetti e i supporti sono stati circa 14000 di cui 11487 online, il doppio rispetto alla scorsa edizione.
Ciò dimostra che l’iniziativa del Bilancio Partecipativo è davvero entrata nel cuore di moltissimi monzesi.
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