Ringraziamo la rivista Vorrei che pubblica questo editoriale di Sergio Civati che riportiamo integralmente. Qui il pezzo su Vorrei.
Cosa votare al Referendum? Forse ha ragione Beppe Severgnini, quando sostiene che saranno al massimo qualche migliaia di elettori che si esprimeranno sul quesito referendario, conoscendo il merito della riforma. Tutti gli altri si esprimeranno in base ai “rumori” percepiti in questa chiassosa campagna referendaria.
Sembra (è quasi certo) che nella costruzione del consenso , conti e determini di più: la “verità percepita” rispetto alla “verità fatuale”. L’ultimo esempio ci viene proprio dalle Elezioni americane. In un bel commento su La Repubblica, di A. Stille ci ricorda che, malgrado Obama abbia in realtà abbassato la disoccupazione di 7 punti – triplicato il Pil statunitense – aumentato il reddito medio e dato una prima copertura sanitaria a 20 milioni di persone…il messaggio vincente è stato quello fatto percepire (con falsità) da Donald Trump.
Il candidato vincente, ha infatti impostato la sua campagna sostenendo che la disoccupazione era aumentata al 15%, che gli Usa sono dentro una grave crisi economica, che si era alla vigilia di una massiccia invasione islamica e che a pagarne il prezzo sarebbero state le classi meno abbienti…che infatti l’hanno votato.
L’analogia con la nostrana campagna referendaria, non è casuale.
I diversi Comitati del No, stanno soprattutto costruendo il consenso, non nel merito dei contenuti dellaRiforma ma su una propaganda che per essere vincenti parla alla “pancia degli elettori” che devono percepire ben altro, “a prescindere”
Ad esercitarsi in questa operazione mediatica ci sono due orientamenti:
- (di Jannacci memoria ) “quelli che” “noi sì che difendiamo la Costituzione!” e quelli che “i problemi sono altri”.
La prima tesi sostenuta, è quella per cui la Riforma proposta metterebbe “in pericolo la democrazia, stravolgendo la Costituzione
In prima fila nel sostenere “la difesa della Costituzione” ci sono ,in buona compagnia, gli “apparenti due opposti”: Grillo e Berlusconi
Bene infatti ricordare che Beppe Grillo e i 5 stelle, nel gennaio 2012 organizzarono un bel Vaffa day contro la Costituzione: «Da piazzale Loreto sono cambiate solo le forme del Potere, la sostanza è rimasta la stessa. La Costituzione è disegnata per garantire l'egemonia dei partiti e l'esclusione dei cittadini dalla cosapubblica», così tuono il leader 5stelle.
Tra le proposte dei 5 stelle di questi anni, vanno ricordate le richieste di modifica costituzionale per: l'abolizione delle Province, riduzione del numero dei deputati e dei senatori, riduzione dei costi e finanziamenti della politica, l'introduzione del referendum propositivo e consultivo senza quorum, l'eliminazione di ogni quorum per il referendum abrogativo.
Che buona parte di queste proposte siano state accolte dalla Riforma… poco importa…l’ importante è fare “percepire che non è così…”
Bisogna invece dare atto al “Cavalier Berlusconi”, di una sua coerenza ventennale: da sempre (anche in questa campagna referendaria”) sostenitore di una Riforma Costituzionale che preveda il presidenzialismo e un Presidente del Consiglio, che abbia il potere di sciogliere Governo e Camere. Poco importa che anche una parte della sinistra stia con chi ha in testa una riforma, che davvero metterebbe in discussione l’impianto costituzionale…l’importante “è far percepire che non è così…”
In realtà la proposta di Riforma sulla quale saremo chiamati ad esprimerci con il voto, non modifica nessunarticolo della prima parte della Costituzione e non c’è traccia nel testo proposto, che aumenti i poteri del Presidente del Consiglio e del Governo.
In realtà, “il cuore” della Riforma riguarda una scelta a suo tempo condivisa da tutti: il superamento del bicameralismo paritario, che attualmente prevede due Camere impegnate nelle stesse materie, senza alcuna differenza di ruolo e di poteri, mettendo così fine ai ripetuti passaggi e ai rimbalzi continui tra Camera e Senato, il che comporta attualmente leggi approvate con mesi e anni di ritardo o che addirittura rimangono bloccate e dimenticate.
In realtà, la Riforma aumenta la partecipazione diretta dei Cittadini introducendo per la prima volta ireferendum propositivi, viene reso obbligatorio l’esame delle leggi d’iniziativa popolare. I referendum abrogativi necessiteranno di un quorum più basso dell’attuale per la convalida.
C’è poi in campo, anche l’altro orientamento (caro a una certa sinistra): di fronte a un quesito preciso e complesso (non sapendo cosa rispondere) ci si ripara dentro il classico e comodo “ma i problemi sono altri”.
C’è una proposta di Riforma Costituzionale?
… ma i l problemi sono altri! I problemi sono Renzi, il Governo, la legge elettorale, la disoccupazione, l’invasione degli immigrati, le tasse, le pensioni, l’Europa, l’Euro…
Anche in questo caso, pur di vincere, scatta l’operazione “far percepire” alla pancia degli elettori che il referendum è per un no a tutto e tutti a casa.
Poco importa (al di là del giudizio che ognuno di noi ha del Governo), che sia ripreso l’aumento dell’ occupazione, ridotte le tasse e aumentato il rientro dall’evasione, fatte nuove leggi per contrastare illegalità e caporalato, accolto i migranti, promosse nuove riforme per terzo settore, “il dopo di noi”, le Unioni civili… poco importa… l’importante è far percepire il contrario.
Poco importa porsi la domanda del cosa potrà succedere dopo il 4 dicembre, in un mondo nel quale dalle Americhe, in Europa, in Italia, soffia vincente il vento delle destre e dei populismi.
Infine la politica e quello che rimane dei partiti sembrano da tempo stare dentro un frullatore impazzito che sforna una maionese immangiabile. Altro che rischi per la democrazia…ci siamo già da tempo dentro questi rischi.
Anche il percorso che ha portato al referendum costituzionale sta lì a dimostrarlo.
Si era detto: “una riforma costituzionale” va fatta con il maggior consenso istituzionale e politico possibile!
E invece… si fece il famoso “Patto del Nazareno” con un accordo Renzi-Berlusconi, patto mal digerito e molto criticato dalla “sinistra”del Pd….salvo poi…Berluscon, dopo averla votata più volte… oplà… viene eletto Mattarella Presidente del Consiglio e la riforma diventa per Forza Italia dalla mattina alla sera, una brutta e antidemocratica riforma…e oplà….scatta anche la critica della “sinistra del Pd” che accusa la maggioranza di aver fatto una riforma, senza una larga convergenza nel parlamento.
Si era detto: ma c’è un problema di democrazia nel Partito Democratico…
Direttivo e Gruppi parlamentari, in coerenza anche con le vecchie tesi dell’Ulivo e della sinistra, votano in aula per il Sì alla riforma ma poi… oplà… una parte va nelle piazze e fa campagna per il No.
Ammesso e non concesso che ci sia una qualche relazione tra Riforma costituzionale e legge elettorale.
Si era detto: “mai più Porcellum”, basta con più di 50 governi in sessant’anni, vogliamo stabilità e poter scegliere noi elettori chi ci governerà!
E invece? Berlusconi e Grillo (quelli che…” siamo contro la partitocrazia”) sono per una legge “proporzionale” da prima repubblica, che rimanda al dopo le elezion formazione, trattative e accordi (eventuali) per fare i governi, non bastasse l’esempio spagnolo a farci da monito.
L’Italia è oggi un paese tripolare che vede una tripartizione tra centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle. E se combiniamo questo dato consolidato con l’eventuale (ma non certo auspicabile) prevalenza dei No al referendum, si può dedurre quanto l’approvazione di una nuova riforma sarebbe rimandata per decenni e anche un nuovo testo condiviso della legge elettorale, scivolerebbe a chissà quanto in là nel tempo.
Riassumendo: il centrodestra ha sempre issato la bandiera del presidenzialismo e ripropone il proporzionalismo; il M5S insegue un modello di “web democrazia” diretta, dalle caratteristiche indefinite, salvo poi anch’esso propone il proporzionale,
Il Pd infine ha nella sue fondamenta “la vocazione maggioritaria”, che si collega all’idea che la sera delle elezioni vi sia un chiaro vincitore, bilanciando in modo appropriato governabilità e rappresentatività.
Dopo 30 anni di fallimenti (1983-2017, ci hanno provato in ordine cronologico: gli Onorevoli Bozzi, Andreotti, De Mita, Speroni, D’Alema), questa proposta è certamente imperfetta e frutto di un necessario compromesso, ma gli elettori sono chiamati ad esprimersi su questa proposta e non tra diverse proposte. Anche perché si scoprirebbe, che le “altre proposte” che stanno dentro i comitati del No, sono diverse e contrapposte tra di loro.
Il 4 di dicembre, è secondo me una occasione importante: se non si vuole aspettare altri 30 anni e soprattutto se si vuole riportare la politica a una delle sue funzioni principali: la realizzazione di un “cambiamento possibile”, assumendo la realtà e non la percezione come punto di riferimento di valori e democrazia.
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