Comincia con l'intervista a Francesca Dell'Aquila, assessore alle Politiche culturali e di sostenibilità del comune di Monza, un percorso editoriale con la giunta Scanagatti che si chiuderà con una chiacchierata con il primo cittadino. Buona lettura.
Assessore, circa 5 anni fa iniziava il suo lavoro nell’esecutivo monzese. Cosa ricorda di quei primi giorni? Che situazione ha trovato?
Ricordo grande fermento perché erano i giorni di San Giovanni. E ricordo anche il contatto diretto e immediato con le realtà culturali della città. Sono stata da subito coinvolta nel contesto e ho passato una prima estate molto intensa, volta a pianificare il lavoro. Ho trovato dal punto di vista culturale una città che esprimeva una buona vitalità attraverso un'agenda ricca di eventi. I primi mesi di questa avventura, in sintesi, sono stati molto importanti.
Quali erano le priorità del suo assessorato allora e quali sono oggi?
La priorità di allora, dal punto di vista culturale, era mantenere quello che già funzionava e implementarlo, puntando forte sulla qualità delle proposte. L'obiettivo manifesto era riaprire i Musei Civici, cosa che abbiamo fatto nel giugno 2014, e valorizzare alcuni luoghi della città. Diverso il discorso sulle politiche di sostenibilità, dove tutto era da imbastire e le priorità molteplici. Penso per esempio al piano di azione per l'energia sostenibile, adottato all'unanimità dal consiglio comunale e approdato agli uffici della commissione europea. Ma anche agli eventi di riforestazione urbana, agli orti urbani e alla tutela della biodiversità. Ai lavori con le scuole, all'apertura dello sportello energia, ai progetti mensili di formazione interna e ai convegni. La priorità oggi è mantenere un forte connubio tra le politiche culturali e di sostenibilità, dove la cultura diventi strumento di diffusione e di sensibilizzazione, cito 3 esempi su tutti: Monza Eco Fest, Table e Tenga il Resto, la campagna contro lo spreco alimentare avviata nel 2013, citata dalla Fao, che ha vinto il premio dei comuni “ricicloni” e che è stata esportata, mantenendo lo stesso nome, in altre città d'Italia come Arezzo e Pordenone.
Quali sono i risultati raggiunti che la soddisfano maggiormente?
L'avere avviato dei percorsi di partecipazione sentita e papabile sui temi della sostenibilità ambientale e una progettualità congiunta che spero abbia portato un contributo qualitativo alle proposte culturali di una città bella e importante come la nostra. Altro aspetto che mi soddisfa molto è il percorso di Brianza Biblioteche, che in questi anni ha raggiunto una serie di risultati notevoli come la centralizzazione degli acquisti, la nuova sede e un percorso di solidità economica. Mi soddisfa anche il generale fermento culturale che sta vivendo la nostra città negli ultimi anni come somma di una serie di fattori, tra cui la forza attrattiva e culturale della Villa Reale e del Parco e la riapertura della Cappella di Teodolinda, oltre che dei Musei Civici.
Cosa, invece, non è andato come avrebbe voluto? E perché?
Sul fronte della programmazione culturale non sempre è stato facile, in relazione alle risorse disponibili, trovare l'equilibrio tra la riproposta di format già avviati negli anni passati e la realizzazione di eventi culturali nuovi. Su questi ultimi, si è puntato quindi in maniera precisa seguendo una programmazione ben specifica, mantenendo allo stesso tempo (e a volte ampliando) gli appuntamenti già sperimentati e radicati. Sul fronte delle politiche di sostenibilità, tutto quanto attiene agli stili di vita ha come elemento determinante il tempo. I risultati non si raccolgono dall'oggi al domani, proprio perché il fattore culturale è un fattore chiave. E in ciò risiede la sfida, nel momento in cui si adottano piani con tempistiche previste (come il piano per la prevenzione dei rifiuti e il piano d'azione per l'energia sostenibile). Se devo pensare a un progetto che mi è dispiaciuto non sia stato realizzato, penso alla candidatura che abbiamo presentato per un progetto internazionale chiamato 100 Resilient Cities. Abbiamo lavorato al meglio e al massimo delle nostre forze per candidarci, sapendo che come noi stavano partecipando centinaia di città nel mondo, a fronte di una trentina di candidature ammissibili (sono poi passate città come Johannesburg e altre metropoli). Ecco, quel progetto mi sarebbe piaciuto realizzarlo. Ma a fronte di ciò l'aver adottato il Paes (che attraverso l'abbattimento della CO2 inciderà sulla qualità dell'aria), ha aperto altre prospettive e possibilità di partnership per Monza che prima non esistevano.
Chiudiamo con 3 aggettivi per descrivere il lavoro di questo esecutivo.
Coeso. Determinato. Responsabile.
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