Un welfare partecipato sotto la regia del comune di Monza e dell'assessorato alle Politiche sociali. È l'evoluzione intrapresa dall'amministrazione nell'individuazione delle necessità delle fasce meno abbienti, nell'organizzazione, nella logistica e nell'erogazione dei servizi. Un percorso che affonda le sue radici, innanzitutto, nell'interlocuzione con il territorio.
“In questi anni abbiamo lavorato per riprendere un dialogo disciolto o reso formale durante la precedente legislatura. – commenta Cherubina Bertola, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali – Una scelta essenziale e fondamentale per realizzare quel welfare di comunità di cui sentiamo spesso parlare. Il comune ha ripreso la titolarità delle politiche sociali, una regia e una governance che si declina, all'atto pratico, nell'individuazione, nel sostegno e nella successiva coordinazione delle attività, condivisa con le realtà territoriali del terzo settore”.
Una questione di metodo. “Esattamente. – continua Bertola – Per esempio nelle tematiche relative agli anziani. Ha fatto discutere la sospensione dell'appalto dei custodi sociali. Ma la decisione è una diretta conseguenza del lavoro intrapreso soprattutto negli ultimi 12 mesi dall'ufficio competente e da alcune associazioni del territorio come Auser, Banca del Tempo, Monza 2000 e Spazio Giovani perché potessero, dopo una valutazione precisa dei bisogni, farsi partecipi delle necessità. Per i casi più gravi la presa in carico è oggi direttamente in seno all'ufficio anziani, mentre per esigenze di prossimità e di aggregazione vengono garantite le medesime prestazioni, erogate da una comunità nuovamente sensibilizzata e non da un soggetto esterno, non da un soggetto appaltante, dunque, pagato dal comune”.
“Anche il lavoro effettuato con Rete Artemide contro la violenza sulle donne mette a frutto sinergie, attività di rete e la formazione agli operatori sociali, alla polizia locale, alle forze dell'ordine e ai medici di pronto soccorso. Azioni che a loro volta hanno dato corpo ad accordi e collegamenti tra servizi e operatori. Un lavoro metodologico anche in relazione agli stranieri, con Monza capofila del progetto Sprar e forte di una rete di gestori formata da associazioni, parrocchie e volontariato in generale. Scelte che indicano un cambio di passo, un cambio di approccio in cui è la comunità che torna a farsi carico dei propri bisogni”.
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