Serata di “grandi emozioni e molti significati” quella di “Culture in Musica” al Teatro Manzoni organizzata dalla Casa delle Culture.
La Musica è andata in scena come rappresentazione visiva e plastica di una multiculturalità possibile (L’Orchestra di Via Padova) e del protagonismo delle nuove generazioni monzesi (L’Orchestra Giovanile Monzese).
Viviamo in tempi dove violenza e terrore attaccano i luoghi della cultura, dove si ergono nuovi muri e soffiano venti di guerra, dove si propaganda paura dell’altro e del diverso come soluzione alla complessità dei problemi. Iniziative come quella promossa da Laura Morasso (delega consigliare per la Casa delle Culture del Comune di Monza), sono a dimostrare che la cultura e i suoi luoghi continuano ad essere i principale e più importante antidoto positivo e preventivo a questi tristi fenomeni.
L’Orchestra Giovanile Monzese: giovani e giovanissimi erano presenti sul palco del Manzoni con tre Scuole ad indirizzo musicale con chitarre, violini, viole. A dimostrare con il loro progetto, di sapere lavorare insieme e coniugare i valori della tradizione musicale locale con quelle dei diversi paesi.
Non solo quindi un evento ma un vero e proprio progetto e investimento formativo e culturale su una parte delle generazioni monzesi.
L’Orchestra di Via Padova: una band nata quasi 10 anni fa da una idea del chitarrista Massimo Latronico abitante in un quartiere “multietnico” e problematico di Milano.
Una Orchestra di professionisti, rappresentativa di più continenti: africani, europei, medio orientali, sudamericani, che con la loro “world music” hanno saputo esprimere: contaminazioni musicali tra diverse esperienze e linguaggi con una grande qualità e vivacità ritmica che ha saputo coinvolgere in maniera entusiasta e partecipata il folto pubblico presente.
Il senso proprio e più bello della serata, si è realizzato con l’ultimo brano eseguito. Le due Orchestre (adulti professionisti e giovani per il futuro) che hanno affollato il palco eseguendo “Meron Nigun” una musica di tradizione yiddish ma volutamente arrangiata e cantata in arabo.
Questo a voler rappresentare e dimostrare, che anche due culture e stati spesso separati e in conflitto come quelli di Israele e Palestina, possono trovare nella “contaminazione musicale” il loro punto di incontro e di riconoscimento reciproco.
Emozioni e significati, che ci piace pensare non durino il tempo di una sera ma che possano rappresentare una tappa di un impegno e un progetto che l’Amministrazione è chiamata a sostenere ancora di più, per essere capace di migliorare la convivenza tra culture diverse nella nostra città.
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