Al Binario 7 in occasione delle “Giornata della lotta alle povertà” l’incontro tra due storie molto diverse tra di loro…l’incontro tra un Don Camillo e un Peppone degli anni 2000. L’uno: Don Virginio Colmegna Direttore della casa della Carità, “prete di strada” e da sempre vicino al cardinal Martini; l’altro: Roberto Scanagatti uomo di sinistra da sempre, nonché Sindaco della nostra città.
Una occasione che non ha tradito le attese di fronte ad un pubblico numeroso e qualificato.
Ad introdurre il confronto l’Assessore Cherubina Bertola, che ha descritto la povertà di oggi non solo e non tanto come povertà economica ma soprattutto come “povertà di relazioni” fatta di solitudini e abbandoni.
Nella società anche politica, c’è secondo la Bertola, un malinteso concetto di esaltazione dell’autonomia come se l’individuo debba sempre “farcela da solo”. Non è così, non lo è stato nemmeno per il mito Robinson Crosuè, che ha avuto bisogno di Venerdì per farcela.
Rispetto alle proposte, che in questi mesi vengono fatte, per un “reddito di autonomia” Bertola preferirebbe chiamarlo “reddito della responsabilità”, con il quale l’individuo e la società che gli sta attorno debbano assumere la propria responsabilità nel far la propria parte. Una parte, che l’Assessore individua prioritariamente nelle politiche sociali di cambiamento, perché i problemi non si risolvono con una assistenza migliore ma operando per prevenire e superare povertà sociale e la fragilità delle persone.
Roberto Scanagatti ,nel suo breve ma intenso intervento, ha ricordato che fare il Sindaco a Monza, significa “stare in mezzo” alle contraddizioni tra effetti della crisi e la ricchezza della Brianza, tra le attese solutive dei cittadini e la carenza di risorse per intervenire. Scanagatti ha spiegato, come l’esperienza di amministratore, gli ha confermato che “da soli” non ce la si fa e per questo è diventata importante e fondamentale la relazione di collaborazione con il volontariato. Così come il ruolo della politica, debba sempre mettere al centro la persona e la sua dignità e che per fare questo sia fondamentale avere e proporre fiducia positiva nel cambiamento possibile.
Don Virginio Colmegna, non ha tradito le attese e con la sua solita passione e lucidità, ha nel suo intervento messo in ordine tre condizioni-valori importanti per operare sulle “povertà”: cambiamento – positività – sentimenti.
Don Colmegna ha utilizzato e citato più volte la recente Enciclica di Papa Francesco, per sottolineare la stretta relazione esistente tra sostenibilità ambientale e sostenibilità delle persone. Nella società dello “scarto”, rischiano di finirci anche le persone che non ce la fanno, le scarichiamo, le scartiamo.
La lotta alla povertà passa da un necessario e profondo cambiamento sociale…”lotta alle povertà non guerra ai poveri”. La sofferenza e l’assistenza, la solidarietà non devono essere fini a se stessi ma condizione per un motore di cambiamento. Una politica di cambiamento, che passa attraverso il recupero “dei diritti” intesi come “assunzione di responsabilità” delle persone interessate e di chi vi opera.
Va però cambiata la condizione e il linguaggio: “assistiamo a una vertenzialità” che si limita al lamento, nel trovare sempre negli altri le responsabilità. E’ tempo invece di fare emergere “le buone notizie” che non fanno notizia. Non fa notizia ad esempio che nella Casa della carità convivono anziani, rom, profughi, minori e bambini…né fa notizia che il cambiamento passa anche l’iscrizione alla Biblioteca della casa di 1700 persone che leggono, crescono, fanno cultura.
Infine Don Colmegna, ha richiamato come sia necessario investire anche sui sentimenti: quelli personali che ci permettono di ridere e di piangere, dell’amicizia anche in politica e nel volontariato, del valore del bello che deve attraversare anche i luoghi delle povertà, attraverso il gioco, il teatro, la musica. La cultura non è altra cosa rispetto al sociale.
Non è stato un incontro per “celebrare” ritualmente la “giornata contro la povertà” ma una buona occasione per fermarsi a riflettere ed acquisire nuove motivazioni ed energie per continuare a farlo.
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