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download 2 copy"Ci ha dato una lezione di democrazia”, così uno dei presenti ha commentato ad un amico l’intervento dell’on. Cesare Damiano venerdì 20 febbraio all’Auditorium “M. Gandhi” di Besana Brianza. In effetti Damiano ha commentato la nuova legge del Jobs Act, sottolineando sia i punti positivi, che quelli che lo vedono in dissenso.

Il tutto però accettando il gioco delle parti, ed il suo essere in minoranza attualmente nel PD, con l’impegno di lavorare dall’interno per migliorare o modificare le leggi che vengono elaborate.

Non sono mancati però momenti di critica anche aspra, anche se occorre prendere atto che i tempi sono cambiati ed è inutile avere nostalgia del passato. Torna ad essere importante fare strategia e non solo tattica.

Oggi si dice che le ideologie sono passate, ma i valori sono nelle ideologie. I nostri valori di riferimento non possono essere quelli delle destre. Stiamonavigando nella tempesta e ci occorre una bussola. Occorre ritrovare quella visione che antepone il capitale umano a quello finanziario.

Abbiamo avuto in Italia capitani d’industria, Adriano Olivetti e Vittorio Valletta che, sia pure partendo da impostazioni diverse, avevano però un obiettivo che li accomunava: i lavoratori dovevano avere uno stipendio che consentisse loro una esistenza dignitosa (e magari comprare la 600 !).

Oggi il capitale finanziario non ci pensa più. Sposta le produzioni da un capo all’altro del mondo, e non si cura della sorte dei lavoratori che perdono la fonte di reddito. La Fiat ha acquistato la Olivetti e l’ha svenduta negli USA ( Olivetti aveva prodotto il primo PC !) Oggi gli stranieri vengono in Italia a fare shopping di aziende e marchi, depauperando il nostro capitale umano.

In quest’ottica occorre contrastare la bolla finanziaria ed informatica che sta crescendo.

Sbaglia chi non vuole restare nel PD, sia pure in modo critico. Oggi l’art. 18 non c’è più. Già era stato affievolito dalla Fornero. Ma non tutto è negativo. E’ positiva l’intenzione di eliminare il lavoro precario, che oltretutto costava meno di quello fisso, e avrebbe dovuto invece essere il contrario

Con la politica di Renzi non c’è più la protezione del posto di lavoro, ma maggior protezione per il lavoratore quando perde il posto. Inoltre con il contratto a tutele crescenti finalmente si sancisce la fine dei co.co.co

Fin qui tutto bene.. Però è più facile per le aziende licenziare, sia pure pagando maggiori indennità ai licenziati; Il contratto a tutele crescenti prevede agevolazioni consistenti per le aziende che assumono secondo questa normativa. Il punto critico di questa legge è che fino ad ora è previsto il finanziamento per il 2015. Nulla per il 2016.

Altro aspetto rilevante è che occorre un disboscamento fra le tipologie contrattuali, separando nettamente il lavoro dipendente da quello autonomo. In particolare i contributi per le partite IVA devono scendere al 24%. Oggi sono al 27%

C’è molto da studiare, approfondire. Buona la riforma dell’apprendistato. L’alternanza scuola – lavoro è è una scelta valida.

Un rammarico in particolare: Le Commissioni lavoro della Camera e del Senato si erano espresse in modo negativo sulla normativa dei licenziamenti collettivi. Proponevano un aumento dell’indennità di licenziamento. Il governo non ne ha tenuto conto.

Ma, al di là della normativa occorre sviluppare buone politiche industriali, perché, se non ci sarà una ripresa della produzione anche la normativa non avrà effetti.

Per quanto riguarda l’Europa Renzi ha iniziato una giusta battaglia contro l’eccessivo rigore.

In apertura Ambrogio Cazzaniga, segretario del PD di Besana aveva fatto gli onori di casa.

Pietro Virtuani, segretario provinciale , aveva ricordato come il PD provinciale stia portando all’attenzione di iscritti e simpatizzanti l’attività del governo nei vari campi, presentando interventi anche con visuali diverse, per favorire la partecipazione e il dibattito.

Roberto Rampi, aveva ricordato la campagna di tesseramento, che inizia dal 1° marzo. Quanto alla normativa sul lavoro aveva affermato che, di per sé, non crea nuovi posti. Però crea le premesse perché la produzione si sviluppi, e con essa l’aumento dell’occupazione.

In conclusione, il parere di chi scrive è che l’on Damiano abbia dato un esempio positivo di come si sta in un grande partito, nel quale convivono diverse sensibilità, pur facendo la stessa scelta di parte. Di come, non appartenendo a quella linea che al momento ha la maggioranza, si possa svolgere onestamente e con impegno un lavoro per modificare, migliorare i testi dei provvedimenti, senza per questo minacciare rotture o proclamare dissensi eclatanti.

Sono però mancate due sottolineature: anzitutto che occorre prendere atto che, quando si è al governo, in una coalizione di partiti, occorre rivolgersi a tutte le forze economiche del Paese, quindi non solo ai lavoratori dipendenti, ma anche agli imprenditori, ai commercianti, ecc.

Il secondo rilievo è che l’azione del partito deve distinguersi da quella dei sindacati. Per i motivi appena accennati, i sindacati svolgono il loro ruolo in difesa dei lavoratori. Il partito invece deve sviluppare linee politiche utili per il Paese nel suo insieme.

Molti degli interventi dal pubblico invece erano fatti da persone del sindacato, o vicine ad esso, con evidente difficoltà ad approvare la politica del governo.

Venerdì prossimo, 27/2 ascolteremo un’altra voce, quella del senatore Ichino, a Desio. Sarà interessante fare i confronti.

 

   

 

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