Il filosofo Massimo Cacciari, intervenendo alla convention milanese di SEL "Human Factor", ha disegnato la sua mappa dell'Europa, nella quale sono sottolineate le città protagoniste della cronaca di questi giorni: Parigi, Francoforte ed Atene.
Anche Roma è stata citata velocemente, più che altro per esprimere un sincero auspicio!
"Dopo i fatti di Parigi non si può non parlare di guerra" ha esordito Cacciari, ricordando che in tutti i trattati di strategia si indica la conoscenza approfondita del nemico come il punto di partenza fondamentale per organizzare un'azione intelligente finalizzata ad una pace duratura.
"E sarebbe stupido non dire che il nemico ha a che fare con il mondo islamico, e ne è la frangia estremista rafforzatasi dopo l'11 settembre e le varie "primavere" arabe". Per reagire in modo adeguato a questa situazione, è necessario quindi impegnarsi in uno sforzo di conoscenza dell'Islam, senza cadere in facili generalizzazioni e in vecchi pregiudizi.
Questa "politica di traduzione" - così la definisce lo studioso veneziano - è nelle corde dell'Europa, che in tutta la sua storia è sempre stata intellettualmente curiosa verso l'altro. "Oggi però rischia di prevalere l'ignoranza, secondo la logica del fare di tutta l'erba un fascio": così commenta amaramente Cacciari, che mette in guardia dalla tendenza ad affrontare le sfide del futuro con questo atteggiamento.
Sulla nostra pelle abbiamo sperimentato quanto il nemico si sia radicato profondamente nel nostro territorio, con un obiettivo che si va delineando con inquietante evidenza: distruggere l'Europa.
Un obiettivo a portata di mano, in un momento nel quale ottengono crescente consenso movimenti nazionalistici, come quello della Le Pen e di Salvini. Per rispondere all'attacco, diventa quindi essenziale rilanciare l'Europa e i suoi principi fondanti.
Una partita difficile si è giocata qualche giorno fa a Francoforte, sede di quella BCE dove Mario Draghi ha lottato per far digerire l'ormai celeberrimo "quantitative easing". Cacciari lo legge come uno sforzo per rendere possibile la permanenza in Europa ai paesi in difficoltà: "eventualmente, un domani, anche all'Italia".
Si tratta però di "una scialuppa di salvataggio e non certo di un transatlantico"ammonisce il filosofo, "ma è sicuramente utile per ridare fiducia alla promessa di benessere e crescita sociale che è alla base della costruzione dell'Europa e anche dell'idea stessa di democrazia. Quando questa promessa viene meno, non soltanto crolla il sostegno del popolo al sistema Europa, ma viene messa in pericolo la sopravvivenza della democrazia".
Il Quantitative Easing, da solo, non è sufficiente, in quanto l'unica vera risposta risolutiva alla crisi, secondo l'analisi di Cacciari, è la costruzione di un'Europa della solidarietà.
Proprio la parola solidarietà è stata una delle più pronunciate sulle piazze di Atene, nei comizi elettorali di Alexis Tsipras, leader di quella Syriza che non propone l'uscita dall'euro, ma politiche ecomomiche e sociali in totale discontinuità con quelle attuali.
Si sente invece molto raramente parlare di solidarietà nei palazzi di vetro della UE, dove si privilegiano parametri rigidi con i quali potenti apparati burocratici dettano la linea. "Senza solidarietà non ci può essere unità politica in Europa"tuona Massimo Cacciari, che sottolinea il conseguente fallimento della Costituzione Europea.
E a Roma? Cacciari segnala le difficoltà della costruzione del grande centro che monopolizza l'attenzione della politica italiana. Una presenza ingombrante, ma che pure sta liberando ampi spazi a destra e a sinistra. A destra sgomita Salvini, mentre a sinistra cercano faticosamente di emergere movimenti e progetti di aggregazione alternativi.
Ed ecco il commento conclusivo di Massimo Cacciari: "Che Dio ce la mandi buona!".
Report