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UEBrevi domande e brevi risposte in tema di Europa per sfatare i luoghi comuni più ricorrenti: ovvero, facendo il verso a un famoso film di Woody Allen, tutto quello dovreste sapere sull'Europa ma pochi hanno il coraggio di dirvi    

Economia

Come far ripartire subito l'economia? L'Europa è davvero così impotente?

La crescita europea è stata inferiore negli ultimi anni rispetto ad altre aree del mondo anche perché la Banca Centrale Europea (BCE), a differenza delle    altre banche centrali, non è una banca prestatrice di ultima istanza ed ha come unico obiettivo quello di tenere i prezzi bassi. Eppure anche senza cambiare i Trattati Europei la BCE può fare di più. Può ad esempio immettere miliardi di euro nell’economia reale comprando azioni e titoli di Stato in borsa (gli esperti lo chiamano “allentamento quantitativo”). Ma la BCE è prudente: aspetta prima il sostegno politico dell’Europa. Se il nuovo Parlamento si schierasse con forza a favore di queste misure, questo consentirebbe alla BCE di lanciare una grande operazione di immissione di denaro fresco per investimenti e crescita.

Dopo sei anni di crisi economica dobbiamo ancora avere fiducia nell'euro?

L'ingresso dell'Italia nell'euro ha portato stabilità e più vantaggi per le famiglie, abbassando i rendimenti sui titoli di Stato e riducendo i costi nelle  transazioni internazionali. Fin dai primi anni della sua nascita l'euro si è imposto come una delle principali monete mondiali, arrivando persino ad insidiare il primato del dollaro. Tuttavia l'euro doveva essere solo il primo passo verso un'integrazione maggiore degli Stati europei in senso federale. Gli economisti della Commissione europea al tempo della creazione dell'euro avevano messo in guardia sui rischi di una moneta unica non supportata da un bilancio federale e da una Banca Centrale attiva per ridurre gli squilibri economici. La crisi ha fatto emergere con forza questi elementi di debolezza. Oggi è compito della politica completare le istituzioni e i meccanismo che faranno funzionare meglio l'euro e l'economia europea: questa è la posta in    palio con il voto del 25 maggio.

Perché l'Europa ci chiede di rispettare vincoli di bilancio sempre più stringenti, come il Fiscal Compact, mentre i cittadini chiedono lavoro e        prospettive per il futuro?   

Bisogna innanzitutto chiarire che l'Unione Europea non ci chiede nulla che non sia stato concordato in precedenza tra gli Stati Membri, come il Fiscal Compact firmato anche dal governo italiano. I vincoli di bilancio, quando si fa parte di un sistema economico integrato come quello europeo, sono importanti poiché garantiscono una forma di coordinamento e, per un Paese come l'Italia, sono un'assicurazione sul futuro, riducendo il peso del debito pubblico sulla nostra economia. Tuttavia questi vincoli, se astratti dal contesto dell'economia reale e se utilizzati come unico strumento di politica economica sono inadeguati a far fronte ai momenti di crisi. Accanto alle regole sul debito dobbiamo introdurre indicatori sociali di qualità della spesa (priorità a occupazione e investimenti), per adattare le risposte della politica economica europea alle esigenze della società. Gli indicatori di sviluppo e coesione sociale devono avere lo stesso peso di quelli sul deficit pubblico!

In Italia i cittadini hanno sempre più l'impressione che sia la sola Germania a dettare le regole della politica economica in Europa, è davvero così?   

Lo scoppio della crisi finanziaria ha scoperchiato un panorama economico di profondi squilibri tra i Paesi europei. La risposta dell'Europa è stata scoordinata, ovvero "ognun per sé", senza strumenti comuni di solidarietà e riequilibrio. La Germania, il principale Paese creditore, si è trovata agiocare un ruolo di forza relativa rispetto ai Paesi debitori ed ha potuto avvantaggiarsi della debolezza e timidezza degli altri governi.   

Proprio nel momento in cui vi sarebbe stato maggiore bisogno di un intervento "federale" e coordinato per tamponare gli effetti della crisi, infatti, i governi e la Commissione continuavano a rifiutare di attuare le politiche necessarie a sostenere l'economia nei momenti di difficoltà.

Le questioni economiche europee sono complesse e distanti dalla vita dei cittadini, come possiamo rendere tutto più semplice e diretto?

Spesso continuiamo a ragionare come se il governo nazionale avesse a disposizione tutti gli strumenti di politica economica. In realtà non è più così. Avendo messo in comune la politica monetaria e quindi anche la politica dei tassi di cambio e avendo sottoscritto accordi sui vincoli di bilancio, i  principali "attrezzi" della macroeconomia sono ora gestiti a livello comunitario e non più nazionale. Per questo motivo, l'Unione europea dovrebbe essere vissuta come una vera e propria arena politica, dove portare precise rivendicazioni e condurre specifiche battaglie. Votare per il Parlamento europeo non è un optional ma un passaggio cruciale: dalla crisi ne usciremo solo se sarà l'Europa tutta a farlo, attraverso l'adozione di un più forte coordinamento, maggiore solidarietà, nuovi strumenti per gli investimenti.

   

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